Il processo per la strage di 130 persone al Bataclan, allo stadio di Francia e nelle strade di Parigi del 13 novembre 2015 è, per i francesi, il processo del secolo.

In Italia l’interesse è stato suscitato dall’omicidio, in quella discoteca, di Valeria Solesin, una giovane ricercatrice veneta, e dalla testimonianza della madre che nell’ottobre scorso ha affrontato coraggiosamente in aula gli imputati. Di quel processo abbiamo anche un resoconto settimanale pubblicato in Francia da L’Obs, grazie all’abilità narrativa di Emmanuel Carrère.

Conosciamo meno, invece, dettagli importanti dell’organizzazione processuale e, in particolare, il fondamentale lavoro di assistenza in favore delle vittime.

In occasione del Convegno nazionale di Rete Dafne Italia del 25 e 26 novembre, Pauline Okroglic, responsabile per gli affari europei di France Victimes, ha spiegato – con dovizia di dati – il duro lavoro affrontato dalla sua associazione in questi anni e nel corso delle udienze per garantire alle vittime sopravvissute e ai loro cari un adeguato sostegno.

Questo impegno, ci ha spiegato, non sarebbe stato possibile senza una struttura come France Victimes, una rete di 130 associazioni fondata nel 1985, capace di seguire e aiutare 320.000 vittime l’anno (comprese le vittime di terrorismo).

La procura nazionale antiterrorismo

In Francia è stata creata una Procura nazionale per l’antiterrorismo ed è stata istituita una Corte d’Assise a composizione speciale con sede a Parigi: di conseguenza nella capitale francese si è anche concentrata l’attività di assistenza alle vittime di terrorismo, soprattutto nella fase processuale. Bisogna sapere che, oltre ai morti, gli attentati hanno causato centinaia di feriti e migliaia di persone sono state psicologicamente traumatizzate: ben 2200 vittime, di conseguenza, si sono costituite parte civile.

Il dibattimento in questo processo è, pertanto, una enorme macchina pulsante seguita con attenzione non solo dall’opinione pubblica, curata nei particolari e dotata di meccanismi innovativi che hanno consigliato la videoregistrazione integrale anche per finalità di ricostruzione storica dello svolgimento processuale.

Non diversamente da quanto accaduto in Italia in occasione di processi con numerose parti civili (e negli anni passati con numerosi imputati) è stata allestita un’aula capace di ospitare 600 persone tra parti civili e legali oltre a dodici aule “ordinarie” con un sistema di ritrasmissione delle riprese.

Prima dell’inizio del processo le parti civili hanno ricevuto un questionario per offrire agli operatori incaricati della loro assistenza una prima visione generale delle loro aspettative: il questionario è stato proposto in due occasioni in modo da avere il maggior numero di risposte possibili.

L’assistenza alle vittime

Il servizio parigino di assistenza alle vittime (P.A.V. = Paris Aide aux Victimes) ha creato una linea telefonica e una email dedicata per offrire alle vittime le informazioni e le risposte alle loro domande prima, durante e anche dopo il processo. In previsione della loro partecipazione processuale sono stati fatti degli incontri e, grazie alla collaborazione di alcune associazioni, è stata condotta una visita guidata nelle aule d’udienza. È stato redatto un “vademecum” per le parti civili contenente anche informazioni sui vari servizi della Corte d’Assise.

Lo staff di P.A.V. è costituito da psicologi, giuristi oltre a un coordinatore e un direttore. I turni del personale di assistenza sono flessibili in modo da adattarsi al programma d’udienza, alle esigenze delle parti civili coinvolte e da poter raggiungere le diverse aule. Gli operatori sono tutti facilmente identificabili perché sono dotati di un badge, indossano una caratteristica casacca e sono raggiungibili attraverso il cellulare o l’email.

All’interno del palazzo di giustizia sono state ricavate delle stanze accessibili solo dalle parti civili e a P.A.V. anche in funzione di una semplice pausa o per discussioni informali tra vittime oppure con operatori. All’esterno del palazzo sono state sistemate delle cabine per un eventuale supporto psicologico.

La gestione della stampa

Una delle novità più interessanti di questo straordinario processo è stata, tuttavia, la creazione di una web-radio con ritrasmissione audio non interattiva dei lavori dibattimentali, riservata alle parti civili impossibilitate – per le ragioni più diverse – a garantire la loro presenza fisica in aula.

Questo sistema ha agevolato soprattutto le persone residenti in località lontane, così da assicurare la partecipazione alla vita del processo senza alterare troppo la loro quotidianità. Alle parti civili richiedenti la connessione è stato attribuito un codice di accesso riservato ed esclusivo. L’intero sistema è sottoposto al controllo del Presidente del collegio giudicante e non va trascurata l’accortezza di aver previsto uno slittamento di alcuni minuti nella trasmissione del flusso dati in modo da interrompere le comunicazioni per le situazioni di emergenza che si dovessero presentare in aula. L’unico limite di questo sistema è che non permette la traduzione in altre lingue e non è accessibile all’estero. Inoltre la connessione a distanza lascia la persona sola e senza immagini. Per questo sono state attivate anche le sedi locali dell’associazionismo di France Victimes.

Gli interpreti sono invece presenti in fondo all’aula d’udienza e le vittime straniere sono dotate di cuffie per sentire la traduzione simultanea.

Ai giornalisti è stata permessa la presenza in aula ma alle vittime è stato fornito un badge di colore rosso per coloro che non intendono avere rapporti con la stampa e uno di colore verde per esprimere disponibilità al colloquio.

Le spese legali

Per la partecipazione delle parti civili al processo è prevista la copertura delle spese legali, indipendentemente dalla loro nazionalità, comprensiva di un gettone di presenza, di una indennità giornaliera (per vitto e alloggio), per il mancato guadagno e per i costi di trasporto. Ovviamente, dato il numero dei richiedenti, è prevedibile che i tempi per il rimborso e il pagamento delle indennità non saranno brevi.

Dall’inizio del processo, l’8 settembre, a tutto novembre 2021 P.A.V. aveva incontrato 111 vittime all’interno del palazzo di giustizia con 751 colloqui. Il contatto con l’associazione per le vittime è stato determinante anche perché sono state chiamate a rendere testimonianza – in modo del tutto inusuale – fin dalle prime battute del processo. Questa strategia ha permesso alle vittime di attenuare il peso dell’attesa nella rievocazione dei fatti.

Certo: il processo non è chiamato a svolgere una funzione curativa del trauma subito. Ma questa attenzione verso le vittime restituisce fiducia al rapporto tra cittadini e istituzioni, costituisce garanzia democratica quanto il rispetto delle regole del giusto processo nei confronti degli imputati: a differenza di altre esperienze in cui il terrorismo è stato affrontato con modalità extra ordinem.   

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