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Nelle motivazioni del ministero, si legge che l’anarchico ha usato «il corpo come arma» e che la sua protesta ha provocato gli attacchi dei giorni scorsi. Per questo deve rimanere al carcere duro.
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Seguendo questo argomento, però, l’unico modo per far sì che Cospito interrompa ogni istigazione delle azioni violente all’esterno sarebbe appunto quello di revocargli il regime speciale. L’altra opzione, confermandogli il 41 bis, è quella che lui muoia.
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Secondo l’avvocato Flavio Rossi Albertini, l’esito della vicenda è «quasi scontato», ovvero la morte di Cospito, arrivato a 113 giorni di digiuno e con 47 chili persi, il cui tracollo sarebbe «imminente».
Dopo il rigetto dell’istanza di revoca del 41 bis all’anarchico Alfredo Cospito da parte del ministero della Giustizia, è il tempo dell’attesa. L’avvocato del detenuto, Flavio Rossi Albertini, ha annunciato l’impugnazione ma è il primo a non credere che possa essere efficace: «I tempi non sono compatibili con la salute di Cospito», ha detto, specificando che lo stesso vale per l’udienza della Cassazione del 24 febbraio, su cui avrà un’influenza anche il rigetto ministeriale. Cospito era il



