L’associazione di avvocati Anf ha ritenuto condivisibile la necessità di separare le carriere dei magistrati, poco invece la scelta relativa al metodo di individuazione dei componenti del Cnf attraverso il sorteggio, ancorché lo stesso dovrebbe avvenire tra magistrati, e dunque esperti di diritto
L’Associazione Nazionale Forense, dopo una lunga e appassionata discussione nel corso del Consiglio Nazionale, svoltosi a Padova il 29 e 30 novembre, ha confermato la propria posizione relativamente al tema della separazione delle carriere già da tempo assunta.
In particolare, l’Associazione ha ritenuto condivisibile la necessità di separare le carriere dei magistrati in linea con quanto previsto dall’insieme di norme costituzionali in tema di giusto processo e difesa.
Si sottolinea come la separazione costituisca il necessario corollario alla adozione nel nostro ordinamento del processo di tipo accusatorio, con il Codice di Procedura Penale del 1988, che esige una distinzione netta tra accusa e difesa da una parte e il giudicante terzo rispetto alle parti dall’altra.
Tale distinzione, per quanto attiene alla magistratura, non può che tradursi in una separazione delle carriere che da sempre rappresenta un obiettivo di tutta l’avvocatura che rivendica una pari dignità all’interno del processo, non solo penale naturalmente, chiedendo proprio per questo di arrivare alla separazione come elemento di garanzia per il cittadino, oltre che di perequazione rispetto al ruolo della difesa.
le critiche
L’Associazione Nazionale Forense evidenzia altresì che appare, invece, poco condivisibile la scelta relativa al metodo di individuazione dei componenti del Consiglio Superiore della Magistratura attraverso il sorteggio, ancorché lo stesso dovrebbe avvenire tra magistrati, e dunque esperti di diritto.
Non convince tale ipotesi sia con riferimento al sistema adottato che appare troppo aleatorio e dal risultato imprevedibile, sia rispetto al ruolo del Presidente della Repubblica che si troverebbe nella difficoltà di presiedere entrambi i rami del Consiglio Superiore tra loro potenzialmente in conflitto.
Questa posizione delicata del Presidente della Repubblica deve invitare alla riflessione per evitare di creare situazioni non previste ne auspicate dalla Costituzione e che sono, al contrario, da evitare per una carica che rappresenta l’unità del Paese e la sua massima garanzia.
Tali criticità da tempo evidenziate dalla associazione anche nel corso delle audizioni parlamentari sul tema, non inficiano il favore per la separazione delle carriere ma vogliono essere di stimolo e aiuto per una riflessione intorno al modo nel quale occorrerà regolamentare le funzioni del Consiglio Superiore che verosimilmente dovranno essere successivamente regolamentate.
La scelta della Associazione di promuovere un confronto dalla prospettiva del sì, vuole essere un momento di ulteriore riflessione e, nei limiti di quanto possibile, di rasserenamento rispetto ai toni troppo accesi della discussione che vedono troppo spesso una contrapposizione tra avvocatura e magistratura su questo tema che non è utile a nessuno.
Vero è invece che la questione della separazione deve essere affrontata per ciò che è: il completamento di una riforma costituzionale attesa da tempo e non deve essere rivestita di valenze politiche o di contrapposizioni che, lungi dall’essere d’aiuto, rendono il clima intorno al referendum poco incline ad un dialogo costruttivo come l’Associazione auspica.
*presidente di Anf
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