La sostituzione del gip nel caso del crollo della funivia del Mottarone non è stata corretta. A scriverlo è stato il consiglio giudiziario di Torino (l’organo territoriale di autogoverno della magistratura, una sorta di mini Csm), che ha esaminato la decisione del presidente del Tribunale di Verbania Luigi Montefusco di sostituire la gip Donatella Banci Buonamici con la gip Elena Ceriotti per ragioni “tabellari”.

Il ragionamento del consiglio giudiziario è più articolato, però: la gip non avrebbe seguito la procedura corretta nell’auto-assegnarsi quel fascicolo, tuttavia una volta assegnato non avrebbe potuto venirle tolto per le ragioni addotte dal presidente del tribunale.

Sarebbe infatti, stato violato il cosiddetto principio di concentrazione, ovvero quello che prevede che – una volta che l’assegnazione di un fascicolo è avvenuta e un gip ha preso una decisione – quel fascicolo resti nelle mani dello stesso giudice per tutto l’iter giudiziario, in questo caso delle indagini preliminari.

Il parere ora verrà inviato al Consiglio superiore della magistratura, dove è già aperta una pratica sulla questione per valutare sia la liceità della scelta del presidente del tribunale che eventuali profili disciplinari.

Davanti al consiglio giudiziario, che aveva ricevuto memorie scritte sia dalla gip che dal presidente del tribunale di Verbania, entrambe le parti in causa sono state ascoltate di persona.

La posizione della gip

Il consiglio giudiziario ha valutato la condotta di entrambi e ha valutato anche che la gip Banci Bonamici avrebbe sbagliato nell’auto-assegnarsi il fascicolo.

Una valutazione che non è stata condivisa dalla diretta interessata, che ha rilasciato diverse dichiarazioni sul punto, dando la sua versione dei fatti e specificando che quel fascicolo lei lo ha gestito in accordo proprio con il presidente del tribunale che poi glielo ha tolto.

«Mi sono assegnata procedimento d’accordo con presidente, come già centinaia di volte», ha dichiarato, aggiungendo che «La cosa chiara è che il fascicolo non mi poteva essere tolto. Che mi si dica che non potevo fare il gip è un'accusa falsa, infamante, lesiva della mia dignità».

La gip ha infatti spiegato che in un piccolo tribunale come Verbania, dove i togati sono pochi, tutti esercitano sia le funzioni di giudice per le indagini preliminari che di giudici per il dibattimento. Inoltre Banci Bonamici ha esercitato funzioni esclusivamente di gip per 13 anni al tribunale di Milano occupandosi di mafia e terrorismo, «dunque sono assolutamente qualificata per esercitare quel ruolo».

Ha aggiunto che il fascicolo con la richiesta di convalida del fermo con custodia cautelare in carcere dei tre indagati per i fatti della funivia «è arrivato alle 6 di sera, ho autorizzato l'apertura della cancelleria perché era chiusa, non c'era nessuno. Mi sono consultata con il presidente che non c'era, avevo i termini che scadevano sabato alle 18 e d'accordo con il presidente, come ho fatto in altri centinaia di casi, ed è documentato, mi sono, nelle mie facoltà presidenziali, assegnata il procedimento e ho provveduto nei termini su una convalida con due, tre persone che erano da 96 ore in stato di custodia cautelare».

In sostanza, dice Banci Bonamici, lei era sola in tribunale, i termini stavano per scadere e due persone erano in carcere da quattro giorni: bisognava decidere in tempi rapidi e lei ha provveduto, decidendo per la scarcerazione.

La posizione del pg Saluzzo

Al pasticcio al tribunale di Verbania si aggiungerebbe un ulteriore dato che riguarda il procuratore generale di Torino, Francesco Saluzzo (che è parte del consiglio giudiziario che ha preso la decisione).

Secondo una ricostruzione del Riformista, infatti, esisterebbe una mail che Saluzzo avrebbe inviato al presidente del tribunale di Verbania per esercitare pressioni contro la gip Banci Buonamici.

Della mail esisterebbero conferme che provengono da fonti vicine al Consiglio superiore della magistratura, tuttavia Saluzzo nega categoricamente qualsiasi tipo di coinvolgimento nella questione e aggiunge: «Eserciterò le azioni giudiziarie nei confronti di chiunque abbia fatto queste affermazioni».

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