Anche il tribunale civile di Roma ha dato torto a Piercamillo Davigo, che aveva presentato ricorso contro la sua decadenza da consigliere togato, deliberata dal Consiglio superiore della magistratura dopo il suo pensionamento.

Davigo sosteneva di avere diritto a rimanere consigliere del Csm e concludere il suo mandato di quattro anni anche dopo il pensionamento per sopraggiunti limiti di età, perchè il regolamento non prevede come causa esplicita di decadenza il fatto di non appartenere più all’ordine giudiziario.

Prima dell’azione civile, Davigo aveva presentato ricorso anche al Tar per ottenere l’annullamento della delibera. I giudici amministrativi, tuttavia, si erano dichiarati carenti di giurisdizione e dunque non titolati a decidere sul caso, e la valutazione di incompetenza era stata confermata anche dal Consiglio di Stato.

Le motivazioni

Con un’ordinanza di 12 pagine, il tribunale ha sostanzialmente confermato le ragioni della decadenza di Davigo sostenute dal plenum del Csm: «Per il componente togato l’appartenenza all’ordine giudiziario costituisce un presupposto intrinseco e indefettibile della costituzione e del funzionamento dell’organismo consiliare, che ne caratterizza la funzione di garanzia. Perciò quel presupposto non solo deve sussistere al momento in cui l’organo si forma, ma deve permanere anche per tutta la durata della carica del consigliere togato».

Tradotto: per far parte del Csm è necessario che i consiglieri togati siano appartenenti all’ordine giudiziario, quindi siano magistrati a tutti gli effetti, per tutta la durata del mandato.

L’ordinanza spiega anche il fondamento normativo della decisione: «Nel disegno costituzionale i componenti togati sono magistrati ordinari “appartenenti alle varie categorie”» e la legge del 1958 riconosce il diritto di elettorato passivo al magistrato «che eserciti funzioni giudiziarie». Quindi è necessario che «si tratti di soggetto appartenente all’ordine giudiziario, cioè magistrato in servizio attivo» e che i requisiti richiesti per l’eleggibilità debbano logicamente permanere per tutto il tempo di carica. 

Ora cosa succede

Dopo la bocciatura in primo grado, Davigo può proporre appello contro l’ordinanza. Tuttavia, le chances di poter rientrare al Csm si riducono al lumicino anche per ragioni temporali: se anche la Corte d’Appello gli desse ragione, il tempo del suo mandato sta comunque per finire naturalmente.

Davigo, infatti, è stato parte del Consiglio nel quadriennio 2018-2022, quindi se anche riuscisse a vincere il ricorso la materia del contendere potrebbe cessare perchè la sua consiliatura ha terminato il ciclo.

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