Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Per circa un mese pubblichiamo ampi stralci del resoconto dei lavori della Commissione parlamentare d'inchiesta della X Legislatura che per prima provò a ricostruire l'operazione Gladio. Nelle conclusioni della Commissione resta una frase che pesa più delle altre: «Persistono elementi di ambiguità e reticenza nel rapporto tra struttura e istituzioni democratiche». È il linguaggio della politica per dire che qualcuno mentì.


Non facevano rumore, quelli di Gladio. Proprio come recitava il motto "Silendo Libertatem Servo", taccio per preservare la libertà. Stavano, quelli di Gladio, nei registri dei ministeri con nomi finti, nascosti tra le sigle del Sismi, dentro caserme di militari e carabinieri. Ma non comparivano mai. Addestramenti, depositi, comunicazioni cifrate. Tutto pronto per una guerra che non arrivò mai.

L'esistenza di Gladio fu rivelata trentacinque anni fa, a fine ottobre 1990, dal presidente del Consiglio Giulio Andreotti, nel pieno dei lavori della Commissione parlamentare d'inchiesta sulle stragi presieduta da Libero Gualtieri. E, allora come oggi, rimangono poche certezze e molte ombre. Armi occultate, basi dislocate in mezza Italia, uomini scelti e istruiti per agire in silenzio.

Ufficialmente una rete “stay-behind”, nel linguaggio della Nato. In realtà, un esercito parallelo.

Si disse che doveva difendere il Paese in caso di invasione sovietica. Ma l’invasione non ci fu mai. Eppure Gladio restò sempre viva e organizzata e quando, a decenni di distanza, i magistrati che indagavano sulle stragi - da Piazza Fontana a Peteano - provarono a capire, si trovarono davanti a un muro di gomma e alla memoria corta di chi sapeva. Il segreto di Stato come alibi e la sicurezza nazionale come scudo.

E così Gladio diventa l’altra faccia della Repubblica: quella che non si deve vedere, quella collegata ai terroristi neofascisti e alle bombe nere, ai poteri occulti e ai depistaggi.

È un racconto di spie e di fedeltà coperte, di uomini che rispondono a catene di comando che nessuno può ricostruire fino in fondo. Un doppio Stato.

Da oggi sul Blog Mafie, pubblichiamo ampi stralci del resoconto dei lavori della Commissione parlamentare d'inchiesta della X Legislatura che per prima provò a ricostruire l'operazione Gladio. Nelle conclusioni della Commissione resta una frase che pesa più delle altre: «Persistono elementi di ambiguità e reticenza nel rapporto tra struttura e istituzioni democratiche». È il linguaggio della politica per dire che qualcuno mentì.

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