Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie pubblicherà ampi stralci della relazione della Commissione parlamentare Antimafia della XVII Legislatura, presieduta da Rosy Bindi per capire di più il ruolo delle logge massoniche negli eventi più sanguinari della storia repubblicana


Dall’analisi sistematica delle risultanze acquisite, è stato possibile verificare, più da vicino, una serie di elementi che contribuiscono a comprovare la persistente infiltrazione, o il persistente tentativo di infiltrazione, della mafia nella massoneria.

Dati, questi, che non solo si pongono in perfetta continuità con quanto prima d’ora accertato, ma assumono una particolare valenza essendo tratti, non tanto da dichiarazioni di terzi, ma da vicende accertate direttamente nel mondo massonico in cui la Commissione, anche attraverso le perquisizioni e i sequestri e, dunque, gli elenchi degli iscritti e i fascicoli delle logge sciolte, è riuscita ad affacciarsi.

Anzitutto, occorre un riepilogo del metodo di lavoro seguito dopo l’adozione del decreto di perquisizione e sequestro del 1° marzo 2017, eseguito da personale dello Scico della guardia di Finanza.

L’esame è stato circoscritto al materiale sequestrato presso quattro associazioni massoniche, con riguardo agli elenchi degli iscritti nelle regioni Calabria e Sicilia appartenenti al Grande Oriente d’Italia (Goi), alla Gran Loggia Regolare d’Italia (Glri), alla Serenissima Gran Loggia d’Italia - Ordine Generale degli Antichi Liberi Accettati Muratori (Ssgli), e alla Gran Loggia d’Italia degli Antichi Liberi Accettati Muratori (Gli).

L’acquisizione del materiale, sia cartaceo sia soprattutto informatico, si è svolta nel più scrupoloso rispetto delle norme del codice di procedura penale, ampliando al massimo i profili di garanzia delle parti destinatarie del provvedimento, ben oltre le prassi in materia. Il 24 marzo 2017, è stata conferita una delega di indagine allo Scico nella quale sono state puntualmente indicate talune attività che sono state richieste alla polizia giudiziaria in quanto ritenute strumentali alla presente inchiesta.

La fase di duplicazione dei dati – la cosiddetta copia forense - è stata svolta prevedendo il contraddittorio con le parti e si è conclusa in data 31 marzo. Immediatamente a seguire si è provveduto alla integrale restituzione alle quattro associazioni massoniche del materiale originale in sequestro.

I dati complessivi evidenziano come nelle due regioni prese in esame, nel periodo di tempo considerato, risultino complessivamente censiti 17.067 nominativi ripartiti in 389 logge attive. La maggiore incidenza riguarda gli iscritti al Goi (n. 11.167 pari al 65,4 per cento). Seguono a distanza la Gli e la Glri rispettivamente con 3.646 (21,4 per cento) e 1.959 (11,5v per cento) soggetti censiti e, infine, con numeri molto più limitati la Sgli con soli 295 aderenti nelle due regioni (1,7 per cento).

Quanto alla ripartizione su base regionale, il numero dei soggetti censiti in logge calabresi (n. 9.248) supera di circa 1.400 unità gli iscritti alle logge siciliane (n. 7.819). Da un confronto tra le due regioni risulta infatti una complessiva prevalenza degli iscritti calabresi rispetto a quelli siciliani, ad eccezione della Glri dove il numero di massoni in Sicilia è più del doppio di quelli iscritti in Calabria nella medesima obbedienza.

In merito all’iscrizione alle varie logge, va poi fatto presente che negli elenchi estratti presso le quattro associazioni per ogni iscritto è stata rilevata, ove possibile, la sua ultima posizione all’interno dell’obbedienza, se, cioè, è un membro a pieno titolo dell’associazione alla data del sequestro (1° marzo 2017) oppure se ha cessato di farvi parte prima di tale data per vari motivi.

Va premesso, a tal riguardo, che ogni obbedienza utilizza una propria specifica tassonomia nell’indicare le diverse posizioni in cui può trovarsi un fratello all’interno dell’associazione massonica.

Per quanto rileva ai fini della presente inchiesta, può tuttavia affermarsi, in linea generale, che oltre ai membri effettivi propriamente detti, vi sono i soggetti sospesi, quelli in predicato di appartenere all’associazione massonica e quelli che, per varie ragione, vi hanno cessato.

Gli elenchi estratti, tuttavia, non offrono profili di sufficiente affidabilità circa l’effettivo aggiornamento della posizione dei singoli massoni presenti negli stessi. Non di rado, è stato riscontrato, per alcune obbedienze, che la posizione di un soggetto indicata nell’elenco estrapolato non coincidesse con quella rilevata nella documentazione cartacea sequestrata o negli atti rinvenuti nella copia forense dei relativi server.

Per una ricostruzione puntuale della carriera massonica di un soggetto e della sua ultima posizione all’interno dell’associazione (se “bussante”, “attivo”, “sospeso” o “depennato”) sarebbe stato necessario accedere anche ai singoli fascicoli di loggia o addirittura personali, misura, questa, che è stata ritenuta esulare dai fini della presente inchiesta che, si ribadisce, non è sulla massoneria in sé ma sui rapporti esistenti tra mafia e massoneria.

Per tale ragione, tale indagine più accurata è stata limitata alle sole logge sciolte e limitatamente agli atti analizzati presenti e rinvenuti nelle sedi centrali delle rispettive obbedienze.

Ne consegue, che laddove nella presente relazione si fa riferimento alla “posizione” di un determinato massone (bussante, attivo, sospeso e depennato), tale dato ha carattere meramente indicativo e deve essere valutato con ogni possibile cautela.

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