Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo a questa pagina. Ogni mese un macro–tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie pubblicherà ampi stralci della sentenza di primo grado che ha assolto l’ex Presidente del Consiglio Giulio Andreotti. La sentenza di secondo grado, confermata in Cassazione, ha accertato invece che – fino alla primavera del 1980 – Andreotti aveva avuto rapporti con i boss Cosa Nostra


L’intenso legame che univa Salvo Lima ad Angelo La Barbera non era, del resto, sfuggito all’attenzione degli organi giudiziari.

In particolare, il teste Bonferraro all’udienza del 22 maggio 1996 ha specificato che nella sentenza-ordinanza di rinvio a giudizio emessa dal giudice istruttore presso il Tribunale di Palermo dott. Cesare Terranova in data 23 giugno 1964 a carico di Angelo La Barbera ed altri 42 imputati si evidenziava che il mafioso Vincenzo D’Accardi si era rivolto ad Angelo La Barbera per chiedergli una raccomandazione, sul presupposto che quest’ultimo conoscesse Salvo Lima, ed intrattenesse con lui rapporti tali da potere chiedergli favori.

Sul punto, nella sentenza del 22 dicembre 1968 della Corte di Assise di Catanzaro si rilevava quanto segue: “l’autorevolezza dei fratelli La Barbera emerge da una circostanza ammessa (udienza 4 dicembre 1967) dal La Barbera (Angelo: n.d.e.) secondo la quale egli aveva ricevuto da D’Accardi Vincenzo (il mafioso ucciso nell’aprile 1963) la richiesta di intercessione per fare assumere al lavoro un amico del D’Accardi presso il comune di Palermo; la richiesta venne passata al La Barbera Salvatore che il Sindaco dell’epoca, Lima, ammise di aver conosciuto”.

Si sono, inoltre, già menzionate le ulteriori risultanze istruttorie confluite nel processo conclusosi con la sentenza del 22 dicembre 1968 della Corte di Assise di Catanzaro.

Dalle dichiarazioni del teste Bonferraro emergono anche altri elementi probatori che denotano la rilevanza dei rapporti intercorsi tra Salvo Lima e Salvatore La Barbera.

Precisamente, da una informativa del 4 febbraio 1963 si desumeva che Salvo Lima, Ferdinando Brandaleone e Salvatore La Barbera avevano alloggiato dal 9 al 12 gennaio del 1963 presso l’Hotel Mediterraneo di Roma.

Inoltre, da un’indagine svolta dal giudice istruttore del Tribunale di Palermo dott. Aldo Vigneri era emerso che l’esponente mafioso Gioè Imperiale, il quale aveva formulato un’istanza diretta ad ottenere la concessione di un distributore di un carburante, era entrato in contatto con Salvatore La Barbera, che gli aveva assicurato il proprio interessamento presso il Sindaco di Palermo per fargli ottenere questa concessione. Dalla deposizione dell’isp. Bonferraro e dalla documentazione acquisita si evince che:

- il Gioè Imperiale gestì nei primi anni ’60 un distributore di carburanti unitamente a Salvatore La Barbera;

- la deliberazione della Giunta Municipale con cui venne accolta, per la parte di competenza del Comune, la domanda tendente ad ottenere la concessione per l’impianto dei distributori di carburante da collocare sul suolo pubblico di Via Sampolo all’angolo con Piazza Giacchery, fu adottata il 9 dicembre 1961, mentre era Sindaco Salvatore Lima (in una adunanza della Giunta presieduta dal Vice Sindaco avv. Rocco Gullo, con la presenza degli assessori effettivi Giovanni Buffa, Giuseppe Cerami, Mariano Giuffrè, Vito Ciancimino, Giovanni Tepedino, e degli assessori supplenti Alfredo La Rosa, Giuseppe Brandaleone, Paolo Bevilacqua, come si evince dalla documentazione acquisita all’udienza del 22 maggio 1996).

Gli stretti rapporti di collaborazione e di fiducia instauratisi tra Salvo Lima e Ferdinando Brandaleone sono altresì desumibili dalla deposizione resa all’udienza del 19 giugno 1996 dal teste on. Mario D’Acquisto, il quale ha esplicitato quanto segue:

D’Acquisto M.: Della vita organizzativa del partito c’era... se ne occupavano alcuni collaboratori nei quali Lima riponeva la massima fiducia, tra cui posso ricordare Nicola Graffagnini, Girolamo Di Benedetto, e altri, allora il senatore Nino Riggio, i fratelli Brandaleone.

Pm: Il nome dei fratelli Brandaleone, per piacere, lo vuole... se lo ricorda, lo vuole indicare?

D’Acquisto M.: Si, i fratelli Brandaleone erano due, uno si chiamava Giuseppe e l’altro Ferdinando.

Il teste D’Acquisto ha altresì affermato di avere preso parte, intorno alla fine degli anni ’50, ad una pluralità di riunioni di partito o manifestazioni politiche nelle quali erano presenti Gioacchino Pennino (zio dell’omonimo collaboratore di giustizia) e Tommaso Buscetta, e doveva certamente essere intervenuto anche Salvo Lima. In proposito, il teste ha reso le seguenti dichiarazioni:

Pm: Sempre con riferimento a quei suoi primi anni di attività, le pongo questa domanda. Ricorda per caso, di avere conosciuto, di avere incontrato in quegli anni Tommaso Buscetta.

D’Acquisto M.: Ho reso...

Pm: parliamo proprio dei primissimi anni ’60, potremmo dire fino al 1963, ecco.

D’Acquisto M.: ma, penso, forse che questo ricordo risalga alla fine degli anni ’50. Comunque, come ho già avuto modo di dire (…) in altra testimonianza, ricordo di avere incontrato, talvolta, nella sede della Democrazia Cristiana o in occasione di manifestazioni politiche organizzate...

Pm: Cortesemente, la sede della Democrazia Cristiana in qual momento, dove era ubicata, se riesce a ricordarlo?

D’Acquisto M.: Se non mi sbaglio era in via Principe di Belmonte, se non mi sbaglio.

Pm: In via Principe di Belmonte.

D’Acquisto M.: Se non mi sbaglio, ma è qui... bisognerebbe fare un riscontro di date, comunque, ripeto, nella sede delle Democrazia Cristiana o in manifestazioni pubbliche organizzate dalla Democrazia Cristiana ricordo di avere incontrato il signor Gioacchino Pennino, che non è l’attuale collaboratore di giustizia, ma credo che ne fosse lo zio, il quale, talvolta era accompagnato da un giovanissimo che, adesso, io ricostruisco da quello che ho letto sui giornali, che ho sentito dalle dichiarazioni dello stesso Buscetta che questo giovane dovesse essere proprio il Buscetta.

Quindi non c’è stato mai un incontro personale, non c’è stata una conoscenza diretta però ho il ricordo di questa presenza, sia pure occasionale, della quale ho già riferito e continuo a riferire in questa sede.

Pm: Ciò avvenne quante volte, evidentemente con approssimazione dovuto al tempo trascorso?

D’Acquisto M.: Ma, sarà avvenuto... poche volte, senz’altro, 4 o 5 volte, (...) non posso definirlo perchè sono ricordi molto lontani e citati, adesso, dall’importanza dei processi che si stando conducendo, ma...

Pm: In queste occasioni, nel corso di queste manifestazioni pubbliche del partito, era presente anche quel Gioacchino Pennino al quale lei ha fatto riferimento, zio del collaboratore?

D’Acquisto M.: Si, era presente in quanto la funzione di questo giovane che io identifico, adesso, in Buscetta, era quella di accompagnarlo quindi...

Pm: Quindi erano presenti...

D’Acquisto M.: ...non c’era l’uno se non c’era l’altro.

Pm: ...sia Pennino che Buscetta.

D’Acquisto M.: Si.

Pm: Era presente (...) anche l’onorevole Lima a queste circostanze alle quali il suo ricordo accenna?

D’Acquisto M.: Presumo, in genere, si...

Presidente: Onorevole se lo ricorda lo dice, il presumo non ha valore nel dibattimento.

D’Acquisto M.: Posso dire, affermativamente, che l’onorevole Lima partecipava molto intensamente a tutte le riunioni che si svolgevano nel partito e che la Democrazia Cristiana organizzava pubblicamente.

Pm: Onorevole, per sollecitare il suo ricordo, eventualmente, nell’esame testimoniale da lei reso al nostro ufficio il 19 luglio del 1995, lei ha dichiarato: "Come ho detto, io ho conosciuto Pennino accompagnato da un giovane che, ora, ritengo di potere identificare in Buscetta, in circostanze in cui era presente nei luoghi anche l’onorevole Lima". I luoghi sono quelli da lei...

D’Acquisto M.: Si, si, i luoghi sono quelli...

Pm: ...ricordati.

D’Acquisto M.: ...le circostanze sono quelle.

Pm: Ecco.

D’Acquisto M.: Io non ho (...) il ricordo, Presidente, visivo, fisico, di Lima che partecipa a quella determinata riunione, però il ragionamento che io ho fatto e che mi ha indotto a quelle dichiarazioni e che mi ha indotto, questa mattina, a questa precisazione è un ragionamento che conduce a pensare e a ritenere che in quelle riunioni ci fosse anche l’onorevole Lima, ecco. Quindi è il frutto di un ragionamento, non di una fotografia visiva.

Pm: per la verità c’è da dire che continua la testimonianza o la deposizione dell’onorevole in questi termini: "Quindi, anche se io non ho, in questo momento, il ricordo di aver visto Lima parlare con Buscetta, ritengo abbastanza probabile che, come dice etc... etc... Lima lo conosceva e lo abbia pure incontrato.” (...)

D’Acquisto M.: Comunque, avendo dato una lettura integrale di tutta la mia deposizione (...) io la posso riconfermare senz’altro. […].

Il collaboratore di giustizia Angelo Siino all’udienza del 17 dicembre 1997 ha affermato che Gioacchino Pennino senior (il quale “aveva un carisma e uno spessore mafioso notevole” e partecipava spesso a “riunioni anche con esponenti di alto rango della mafia quale Piddu Tenente (...) il padre di Michele Greco”), dopo essere stato legato all’on. Pivetti, si avvicinò all’on. Giovanni Gioia e a Salvo Lima; che Salvo Lima, prima di essere eletto Sindaco di Palermo, partecipava (come altri uomini politici) ad incontri conviviali con esponenti mafiosi come Antonino Sorci, tale Lo Verde, i Cirafici, i Cottone e “parecchi personaggi a cui lui era molto legato, che lo tenevano in grandissima considerazione”; che una tale considerazione dipendeva anche dalla notizia che allora circolava in merito al fatto che “Lima fosse figlio di un uomo d’onore (...) appartenente alla famiglia di Palermo centro”; che Salvo Lima “camminava sempre con un codazzo di personaggi (...) riconducibili a mafiosi”, tra cui Brandaleone.

Le dichiarazioni del Siino sull’argomento sono di seguito riportate:

Pm.: (...) A queste persone e segnatamente a

Gioacchino Pennino Senior, lei vide frequentare soltanto mafiosi o anche persone appartenenti ad altre categorie sociali?

Siino A.: No, frequentavano anche esponenti della Palermo bene, frequentavano qualche politico. Io mi ricordo allora che questo Pennino era legatissimo all’allora Onorevole Pivetti che mi pare che fosse monarchico (...)

Pm.: Ho capito, quindi oltre all’Onorevole Pivetti lo vedeva ...

Siino A.: Sì, poi ad un certo punto si cominciò anche ad avvicinare all’Onorevole Gioia, all’Onorevole Lima.

Pm.: All’Onorevole Gioia quale?

Siino A.: (...) Gioia Giovanni, non l’avvocato Luigi. Gioia

Giovanni. Praticamente anche a personaggi della zona, poi a personaggi tipo Spagnolo.

Spagnolo era l’ex Sindaco di Palermo. Fu per un sacco di tempo Sindaco di Palermo. Anche lui era di provenienza monarchica. E praticamente tutti questi personaggi.

Pm.: Senta signor Siino, e queste frequentazioni che ha appena finito di menzionare dove avvenivano?

Siino A.: Ma avvenivano sempre in queste ...

Pm.: O perlomeno li dove le ha viste?

Siino A.: Cioè praticamente in queste splendide case che avevano, case siciliane, bagli, masserie che c’erano nell’allora Conca D’Oro attorno alla zona di Corso dei Mille, alla zona di Maredolce, alla zona di ... Allora Giovanni Gioia, non so perchè, ma poi l’ho capito, il fratello era amministratore delle proprietà TAGLIAVIA che avevano parecchie ...

Pm.: Il fratello del ...

Siino A.: L’avvocato Luigi.

Pm.: Luigi.

Siino A.: L’avvocato Luigi (...) amministrava per conto di questa famiglia, TAGLIAVIA, una serie di appezzamenti di terreno, ed in alcuni di questi si riunivano questi personaggi. Ma certamente non gli mancavano i posti.

Pm.: No, no, io desideravo che lei precisasse dove lei personalmente li ha visti, non ...

Siino A.: Sì, dove li ho visti esatto è stata una volta in una proprietà di Corso dei Mille, cioè che era dietro Corso dei Mille, tra il Maredolce e il Corso dei Mille. Non mi ricordo di chi era, non so di chi era, anche perchè non è che ero ... Era abbastanza giovane.

Pm.: Senta, in questo periodo per caso ... Prego.

Presidente: In questa circostanza chi ha visto? Siccome lei ha detto: “Una volta sono stato” e chi ha visto in questa circostanza?

Siino A.: Sì, ho visto il Pennino, ho visto Piddu Tenente, ho visto certo Abbate che era giovane allora che poi ho rivisto in altre occasioni.

Pm.: Scusi, e questo Abbate è ancora vivente oppure no?

Siino A.: No, no, è stato ucciso.

Pm.: E’ stato ucciso. Poteva essere Pinuzzo Abbate?

Siino A.: Sì, era Pinuzzo Abbate.

Pm.: Di quale zona era se lo ricorda?

Siino A.: Di Roccella.

Pm.: Di Roccella, perfetto vada avanti.

Siino A.: Roccella ... c’erano anche degli altri personaggi (...).

Pm.: Senta, nel ... lei ha fatto riferimento a riunioni politiche o comunque sia ad incontri ai quali partecipavano anche i politici in questo periodo.

Siino A.: Sì.

Pm.: Lei ha visto in qualcuna di queste occasioni l’Onorevole Lima? (...) Lei ha già fatto accenno all’Onorevole Lima che allora forse non era ancora Onorevole. Che cosa ... quando lo ha visto, chi altri c’era, con riferimento al periodo che sta rievocando.

Siino A.: Ma diciamo che c’è ... è un periodo ancora dove io ero abbastanza giovane, per cui praticamente non ... Fu forse in un periodo successivo che io cominciai a prendere ... a capire esattamente la situazione com’era. Mi sono ricordato di Pivetti perché era monarchico, (...) anche Paolino Bontate usciva come monarchico.

Poi chiaramente le cose (...) andarono in maniera diversa. Io di riunioni politiche me ne ricordo diverse dove partecipò sia Lima, sia dove partecipò l’allora ... era Ministro mi pare allora, Franco Restivo. C’erano anche delle altre riunioni dove partecipava Gioia, dove c’era anche l’Onorevole Cerami. Insomma ce ne sono state di tutti i tipi e colori a cui io vi ho partecipato.

Pm.: Signor Siino, mi scusi, la domanda era incentrata sull’Onorevole Lima.

Siino A.: Sì.

Pm.: Quali ricorda in quel periodo e ad esempio, per colloCarlo un pò nel tempo se è in grado di dire se Lima era già stato eletto Sindaco di Palermo oppure siamo addirittura ...

Siino A.: Prima.

Pm.: Prima che venisse ...

Siino A.: Sì, sì, ed è stato eletto ... In che anno è stato eletto non me lo ricordo io, comunque sicuramente era prima perchè ...

Pm.: ’58 ...

Siino A.: No, allora era diciamo intorno qualche anno prima, ’57, ’58, perchè ero sempre ragazzino. Lui mi pare che prima di essere eletto Sindaco di Palermo fu per, non lo so, aveva un incarico di partito, per cui chiaramente già girava come consigliere comunale, oppure fu proprio in occasione della sua elezione a consigliere comunale. Comunque c’erano le solite mega mangiate nei posti più disparati della Conca d’oro, anche ...

Pm.: Ecco, ci vuole descrivere quindi (...) queste occasioni che sta ricordando, chi c’era insieme a Lima in queste riunioni?

Siino A.: Io mi ricordo che c’era anche oltre Lima c’erano degli altri personaggi che non ricordo, personaggi pseudo politici. I mafiosi invece me li ricordo. C’era Nino Ricco, Nino Sorce, c’erano un altro che si chiamava Lo Verde, c’erano dei personaggi della zona che si chiamavano Cirafici, insomma c’erano un sacco di gente. C’erano i Cottone, intendo dire i Cottone originari di Villabate e c’erano parecchi personaggi a cui lui era molto legato, che lo tenevano in grandissima considerazione. Tanto è il fatto anche ...

Pm.: Che significa lo tenevano in grandissima considerazione?

Siino A.: Cioè praticamente quello che io sento ... quello che si diceva allora è che Lima fosse figlio di un uomo d’onore, di un uomo d’onore appartenente alla famiglia di Palermo centro. E per cui praticamente era tenuto in certa considerazione, mafiosamente parlando. Cioè poi che era un ragazzo sveglio, dicevano che andava forte, si sarebbe fatto e cose di questo genere. In effetti lui camminava sempre con un codazzo di personaggi (...) politici e non, che praticamente erano anche riconducibili a mafiosi, ci camminava con Brandaleone, camminava con altri personaggi della zona di Corso dei Mille, camminava con Guttadauro, Guttadauro era il padre dell’attuale ... del medico, di Giuseppe Guttadauro, Carlo Guttadauro e l’altro fratello non so come si chiama. Comunque camminava con tutti questi personaggi.

Il legame del Brandaleone con “Cosa Nostra” ed il suo inserimento nella corrente dell’on. Lima trovano conferma anche nella deposizione del collaboratore di giustizia Francesco Di Carlo, il quale lo ha incluso tra gli esponenti politici affiliati all’organizzazione mafiosa (e precisamente alla “famiglia” di Porta Nuova), ha specificato che anche il padre era “uomo d’onore”, ed ha aggiunto che il soggetto in questione si occupava di politica “a livello palermitano” ed era “limiano”. L’inesattezza nell’indicazione del cognome dell’esponente politico (che il Di Carlo ha ricordato come “Brantaleone” o “Brancaleone”, senza precisarne il nome di battesimo) non impedisce di ritenere che si tratti della stessa persona menzionata dal Buscetta e dal Pennino; va anzi osservato che tale identificazione è imposta dalla convergenza delle restanti informazioni fornite dai tre collaboratori di giustizia in ordine al soggetto in esame.

Le ulteriori notizie esposte dal Buscetta e dal Pennino con riguardo a Ferdinando Brandaleone hanno trovato riscontro nella deposizione testimoniale dell’isp. Alfio Vinchiaturo, il quale ha altresì evidenziato il significativo ruolo esplicato dal medesimo e dal fratello Giuseppe Brandaleone nella vita politica locale.

Il teste Vinchiaturo all’udienza del 22 maggio 1996 ha infatti riferito che Ferdinando Brandaleone (figlio di Carlo Brandaleone) era impegnato politicamente nelle file della Democrazia Cristiana e precisamente della corrente di Lima, rivestì nella Provincia di Palermo le cariche di assessore al personale e all’economato dal 10 gennaio 1962 al settembre 1964, di assessore all’igiene e alla sanità dal 2 ottobre 1970 al 5 aprile 1971, di assessore alle opere delegate dal 2 febbraio 1972 al 28 luglio 1975, di assessore al personale, all’autoparco ed alle espropriazioni dall’1 gennaio 1976 all’1 dicembre 1976, dal 7 dicembre 1976 al 2 giugno 1977, dall’11 giugno 1977 al 28 aprile 1978, dal 20 aprile 1978 al 29 maggio 1978.

Il teste ha specificato che il fratello del medesimo, Giuseppe Brandaleone, svolgeva l’attività di insegnante, aderì alla corrente fanfaniana nel 1956, venne eletto Consigliere Comunale, assunse l’incarico di assessore nelle giunte comunali presiedute dal Sindaco Lima, era considerato uno dei luogotenenti più fidati di Salvo Lima, e si suicidò nel 1971. Il teste ha, inoltre, chiarito che i fratelli Brandaleone e Salvo Lima intrattenevano cordiali rapporti di amicizia anche familiare, tanto che quando il figlio di Ferdinando Brandaleone contrasse matrimonio in data 10 dicembre 1968, uno dei testimoni alle nozze fu l’on. Lima.

Lo spessore criminale di Gioacchino Pennino (zio dell’omonimo collaboratore di giustizia) non era sfuggito all’Autorità giudiziaria. Al riguardo, il teste col. Domenico Pomi all’udienza del 5 dicembre 1995 ha riferito che il medesimo soggetto nel 1956 venne assegnato al confino di polizia per la durata di cinque anni (provvedimento, questo, che nel 1957 venne trasformato in diffida, per le precarie condizioni di salute del Pennino); nel 1967 venne sottoposto alla misura della sorveglianza speciale di P.S. con provvedimento definitivo dalla Corte di Appello di Palermo; nel 1968 fu sottoposto a processo davanti alla Corte di Assise di Catanzaro per il reato di cui all’art. 416 c.p. unitamente a numerosi altri imputati, tra cui Tommaso Buscetta, i fratelli La Barbera, Giacinto Mazzara e Gaetano Badalamenti, e riportò la condanna a quattro anni di reclusione.

In questo procedimento penale, emersero relazioni dell’imputato Pennino con Rosario Mancino e con Salvatore Greco "l’ingegnere", l’annotazione del numero telefonico del Pennino su un pezzo di carta rinvenuto nell’agenda di Calcedonio Di Pisa (rimasto vittima di omicidio), nonché la circostanza che il Pennino ed il Buscetta erano soliti riunirsi in alberghi di Roma e di Sanremo.

Le indicazioni fornite dal Buscetta sull’ubicazione delle abitazioni di Salvo Lima e di Gioacchino Pennino “il vecchio” hanno trovato puntuale riscontro nelle risultanze delle indagini.

Infatti il teste isp. Salvatore Bonferraro all’udienza del 22 maggio 1996 ha precisato che Salvo Lima risiedette anagraficamente dal 4 agosto 1961 al 9 luglio 1979 in un appartamento sito a Palermo in via Marchese di Villabianca (comunemente nota come via Roma Nuova) n. 175, cedutogli dal costruttore Francesco Vassallo. Il teste isp. Alfio Vinchiaturo nella medesima udienza ha riferito che Gioacchino Pennino (zio dell’omonimo collaboratore di giustizia) risiedette dal 15 maggio 1957 al 24 aprile 1963 in un appartamento sito a Palermo in via Sperlinga n. 30.

Con riferimento a Giuseppe Trapani, è interessante notare che dal documento n. 93 si evince che in data 15 dicembre 1929 il medesimo era stato fermato insieme a Vincenzo Lima e ad altri pregiudicati.

L’adesione all’associazione mafiosa di Francesco Barbaccia è stata accertata con la sentenza emessa nei suoi confronti il 30 ottobre 1993 dal Giudice dell’udienza preliminare presso il Tribunale di Palermo, passata in giudicato il 17 marzo 1994 ed acquisita al fascicolo del presente dibattimento all’udienza del 9 giugno 1998.

Anche le dichiarazioni del Buscetta in merito alla “lettera di accompagnamento” da lui indirizzata ad esponenti mafiosi americani come Joe Bonanno e Carlo Gambino in occasione del viaggio di Salvo Lima negli Stati Uniti d’America hanno trovato significativi riscontri estrinseci.

Il teste Bonferraro, all’udienza del 22 maggio 1996, ha riferito che Salvo Lima si recò negli U.S.A. dal 10 al 29 giugno 1961 con una delegazione comunale composta dal dott. Armando Celone (allora segretario del Comune di Palermo) e dal dott. Paolo Bevilacqua, in occasione della Conferenza Mondiale delle Amministrazioni Locali, ha precisato che è stata acquisita presso il giornale “Il Progresso Italo Americano” una fotografia raffigurante Salvo Lima insieme a Vincenzo Martinez, ed ha chiarito che quest’ultimo “era un grosso personaggio della mafia italo- americana originario (...) di Castellammare del Golfo trapiantato negli USA”, aggiungendo: “più volte è emerso nel corso degli anni ’60 quale noto boss (...) italo-americano”.

Nella medesima udienza è stata acquisita la fotografia, pubblicata sul numero del 26 giugno 1961 del giornale “Il Progresso Italo Americano” che ritrae “V. Martinez da Marsala” tra gli “invitati d’onore al banchetto in onore del Sindaco di Palermo, Dott. Salvatore Lima”.

Il teste Armando Celone, escusso all’udienza del 23 ottobre 1996, ha dichiarato che nel corso del viaggio gli fu presentata “una persona che si chiamava Gambino”, e che i componenti della delegazione palermitana presero parte a New York ad un pranzo offerto dalla comunità siculo-americana, con la presenza di tale Martinez, di origine siciliana.

Il numero del 25 giugno 1961 del giornale “Il Progresso Italo Americano”, acquisito al fascicolo del dibattimento con ordinanza del 15 dicembre 1998, riportava la notizia che, in onore del Sindaco di Palermo Dott. Salvatore Lima, la comunità siculo-americana aveva organizzato un banchetto presso il Commodore Hotel di New York, e che la cerimonia si era chiusa “con un brevissimo discorso di Vincenzo Martinez da Marsala, coordinatore unico del banchetto”, il quale aveva consegnato alcuni doni agli ospiti.

Per quanto attiene al sostegno elettorale offerto da “Cosa Nostra” a Salvo Lima, significativi elementi di convincimento emergono dalle risultanze probatorie esaminate dalla sentenza n.6/88 emessa dalla Corte di Assise di Palermo il 16 aprile 1988 nel processo instaurato nei confronti di Abdel Azizi Afifi ed altri 79 imputati (c.d. maxiprocesso-bis).

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