Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie pubblicherà ampi stralci della relazione della Commissione parlamentare Antimafia della XVII Legislatura, presieduta da Rosy Bindi per capire di più il ruolo delle logge massoniche negli eventi più sanguinari della storia repubblicana


L’inchiesta parlamentare ha accertato altri significativi episodi in tal senso che sarebbe ultroneo elencare partitamente.

Basti al riguardo rinviare a quanto verrà esposto a proposito del citato massone Minnicelli (da cui emerge che, insieme ad altri otto maestri venerabili, aveva sollecitato l’intervento della propria obbedienza, il Goi, a verificare quanto stesse accadendo in alcune logge calabresi a cui, peraltro, appartenevano taluni soggetti tratti in arresto per contiguità mafiose, ma che ciò non provocò alcun effetto; nonché a quanto riportato a proposito della loggia “Araba Fenice” della Glri (dove, in seguito agli accertamenti disposti dalla Digos e la condanna di uno dei suoi appartenenti per fatti di mafia, nessuna ispezione venne svolta e, anzi, si sanzionarono coloro che l’elenco degli iscritti avevano trasmesso alla forza di polizia richiedente).

Del resto, nemmeno l’allarmante vicenda di Castelvetrano, è riuscita a suscitare un particolare interesse del GOI. Si desume, infatti, da dichiarazioni rese, che il gran maestro Bisi, non solo aveva tardato ad assumere alcuna iniziativa formale o ispettiva (giustificato dalla circostanza che i fatti erano accaduti dopo il solstizio d’estate, quando cioè i lavori di loggia vengono sospesi per riprendere con l’equinozio di autunno) ma, programmando i suoi prossimi viaggi nella provincia

di Trapani si proponeva di procedere alla mera consegna di un certo materiale destinato ad opere di bene.

Ben riscontrate, allora, appaiono sul punto le dichiarazioni di uno dei soggetti ascoltati in audizione a testimonianza in ordine al fatto che gli ispettori di loggia effettuano ben poche relazioni in quanto, dopo la prima giunta Raffi, vi era stata una degenerazione, prevalendo l’interesse ad essere eletti quali ispettori con l’aiuto di chi detiene i pacchetti di voto per poi evitare o non fare le ispezioni.

In conclusione, non si vuole di certo affermare che sia demandato alla massoneria il compito di vigilanza sull’osservanza delle norme statali da parte dei singoli adepti (come è stato opposto in alcuni passaggi delle audizioni dei gran maestri), essendo le stesse tenute soltanto a non perseguire, in forma associativa, finalità illecite.

Stupisce, però, la circostanza che alcune compagini – che, peraltro, affondano le loro radici nella storia, contano un notevole numero di iscritti su tutto il territorio nazionale, compreso quello segnato dalla presenza mafiosa – non coltivino, nei limiti dei mezzi disponibili, il primario interesse alla loro impermeabilità dalla mafia.

Ciò specie perché si tratta di ambiti in cui, come si vedrà, si creano vincoli di subordinazione e di solidarietà molto marcati, sì da dar luogo a un sistema che, poiché avulso dai valori generali, fisiologicamente finisce, da un lato, per essere tollerante delle illegalità e, dall’altro, per facilitare le infiltrazioni criminali.

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