Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie del Blog Mafie è dedicata al maxi processo in occasione del trentunesimo anniversario della strage di Capaci


Con ordinanza del 21 marzo 1984, veniva, altresì, riunito il procedimento n.4330/83 A.P.M. contro Marchese Filippo + 36, imputati dei reati di associazione per delinquere, omicidi ed altro, a seguito delle dichiarazioni rese da Sinagra Vincenzo, nato nel 1956.

Questi, tratto in arresto il 12 agosto 1982, insieme ai cugini Sinagra Vincenzo cl.1952 e Sinagra Antonino nella flagranza dell'omicidio di Di Fatta Diego, inizialmente si fingeva pazzo, unitamente ai suoi congiunti, sperando di evitare una pena adeguata alla gravità del delitto commesso.

Sebbene spinto con minacce da altri consociati a proseguire in questa sua finzione, il Sinagra, allorché era ristretto nel manicomio di Montelupo Fiorentino, decideva di confessare al G.I. Dottor Miccichè, in data 12 novembre 1983, la propria responsabilità sia per l'appartenenza alla cosca mafiosa di Corso dei Mille, sia per gli altri omicidi commessi per ordine di Marchese Filippo.

La sua collaborazione con l'autorità giudiziaria si rilevava preziosa e permetteva di far luce su una serie di omicidi, lupare bianche, estorsioni, danneggiamenti, rapine e furti che avevano funestato la zona di Corso dei Mille.

Il Sinagra, interrogato più volte dai magistrati della procura della Repubblica, in data 30 novembre 1983, l, 28, e 29 dicembre 1983, l e 15 gennaio 1984, riferiva di essere stato "arruolato" dal cugino omonimo, soprannominato "Tempesta", come manovale del crimine per le esigenze della "guerra di mafia" in corso, nella "famiglia" di Marchese Filippo, del quale metteva in evidenza la particolare ferocia nelle modalità di esecuzione degli omicidi e nello scempio dei cadaveri.

Su sua precisa indicazione, veniva scoperta la cosiddetta "camera della morte", sita nei locali di Piazza Sant'Erasmo, Via Ponte di Mare, ove componenti della cosca si riunivano per interrogare e quindi sopprimere mediante strangolamento le loro vittime.

In detto covo, oltre alle armi, munizioni, esplosivi e circa 900 gr. di eroina, venivano rinvenute delle corde con cappi ed un bastone, sui quali una successiva perizia avrebbe rivelato la presenza di sostanze pilifere appartenenti a diversi soggetti.

In sede poi di ispezioni giudiziali compiute sia alla presenza di magistrati della procura della Repubblica di Palermo, che del G.I. di Palermo, cui gli atti venivano trasmessi per la formale istruzione, il Sinagra riconosceva con estrema precisione luoghi e persone legati alle sue dichiarazioni accusatorie, che venivano successivamente confermate dalle dichiarazioni del coimputato Di Marco Salvatore, il quale interrogato dal G.I. il 28 febbraio 1984, ammetteva la propria responsabilità e quella dei suoi complici, in ordine a numerose rapine di cui aveva parlato il Sinagra Vincenzo cl.1956.

Questi indicava, tra gli altri, in Chiaracane Salvatore, avvocato del Foro di Palermo, uno dei più stretti collaboratori di Marchese Filippo e colui il quale, aldilà dei semplici doveri professionali di assistenza legale, faceva anche da tramite per le comunicazioni da far pervenire agli affiliati entro il carcere dell'Ucciardone.

Nei confronti del Chiaracane Salvatore e degli altri correi indicati dal Sinagra Vincenzo cl.1956, venivano emessi numerosi provvedimenti restrittivi da parte della procura della Repubblica di Palermo in data 2 gennaio 1984 ed effettuati gli interrogatori di rito, gli atti venivano trasmessi per la formale istruzione al G.l., il quale, dopo avere proceduto all'interrogatorio di Sinagra Vincenzo cl.1956 in data 15 gennaio 1984, a conferma dei precedenti interrogatori, emetteva il mandato di cattura n.33-84 del 25 gennaio 1984, contro Spadaro Francesco + 18, disponendo, altresì, la riunione del procedimento penale contro Marchese Filippo, Rotolo Salvatore e Baiamonte Angelo, imputati dell'omicidio del prof. Giaccone Paolo, commesso in Palermo l'Il agosto 1982, nonché di tutti i procedimenti contro ignoti, imputati dei fatti delittuosi narrati da Sinagra Vincenzo cl.1952, ed in particolare: rapina in danno di Pecoraro Giorgio, rapine in danno di Balsamo Vincenzo e Giuseppe, furto gioielleria Bracco Salvatore, rapina in danno di Quadrini Luigi, rapina in danno di Marabeti Gaetano, furto di preziosi in danno di Pisano Francesco, furto di preziosi in danno di Barrale Gaspare, furto di vini in danno di Piraino Edoardo, attentati dinamitardi ed incendiari a scopo di estorsione in danno di imprese e negozi siti nella zona di Brancaccio, omicidi in pregiudizio di Peri Antonino, di Rugnetta Antonino, di Buscemi Salvatore, di Ingrassia Domenico, di Finocchiaro Giuseppe, di Patricola Francesco, di Fallucca Giovanni e Lo Verso Maurizio, di Ragona Pietro, di Migliore Antonino, di Lo Iacono Carmelo, di Buscemi Rodolfo e Rizzuto Matteo, di Tagliavia Gioacchino, di Gioia Antonino e Filiberto Giuseppe, furto di motociclette rinvenute in via Ponte di Mare di proprieta' di Di Fede Giorgio.

Il G.I., in data 28 febbraio 1984, procedeva all'interrogatorio di Di Marco Salvatore, il quale, come già accennato, decideva anch'egli di collaborare con la Giustizia, chiarendo le proprie responsabilità e quelle dei suoi correi in ordine a numerose rapine cui aveva personalmente partecipato. Il giorno successivo il G.I. emetteva il mandato di cattura n.71-84 contro Sinagra Vincenzo + 23, dando carico a vario titolo a tutti gli imputati dei reati corrispondenti ai fatti delittuosi narrati dal Sinagra Vincenzo cl.1956.

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