Se non è l’inizio della grande offensiva russa nel Donbass, non dovremmo esserci lontani. Nella notte fra lunedì e martedì l’esercito di Mosca ha colpito con missili e artiglieria pesante 1.260 obiettivi militari lungo un fronte di circa 480 chilometri nelle regioni di Kharkiv, Donetsk e Luhansk.

«La battaglia per il Donbass, per la quale si stanno preparando da molto tempo, è iniziata» ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky in uno dei suoi ultimi video, tornando a chiedere aiuti militari all’occidente.

Il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, ha detto che si tratta di «un momento importante» per quella che chiamano operazione militare speciale. Comunque la si chiami il risultato finale non è scontato, soprattutto dopo 55 giorni di guerra in cui l’esercito ucraino ha dimostrato una notevole capacità di resistenza.

Secondo il centro studi Institute for the study of war, un «significativo successo russo» nell’offensiva nel Donbass è improbabile, anche perché il Cremlino ha deciso di anticipare le sue mosse senza riorganizzare al meglio le truppe. Secondo il dipartimento della Difesa, la Russia ha schierato nel Donbass 76 gruppi tattici di combattimento, e ciascuna unità è formata da 6-800 soldati.

Se questi numeri fossero confermati significa che Mosca ha schierato nella regione circa metà della sua intera forza di combattimento. A questi, secondo il Guardian che cita un funzionario dell’Unione europea, si aggiungono circa 20mila mercenari provenienti da Siria, Libia e altri paesi reclutati anche attraverso il gruppo Wagner.

Per quanto riguarda gli ucraini, invece, non è chiaro ancora il numero di truppe che hanno a disposizione nell’area. A febbraio, prima dell’invasione, erano circa 40mila soldati, ma sicuramente si sono aggregati altri uomini tra riservisti e volontari.

Inoltre, nell’area ci sono le unità chiamate “Jfo” tra le più esperte a disposizione dell’esercito ucraino anche grazie alla preparazione maturata negli ultimi otto anni di combattimenti contro le milizie dei separatisti filorussi. In ogni caso, ieri, con la conquista di Kreminna è arrivato un primo piccolo successo di Mosca nell’Ucraina orientale. La città, in cui abitano poco più di 18mila persone, dista circa 500 chilometri da Kiev. Lunedì le autorità locali avevano provato a evacuare i civili ma senza successo.

Mariupol

Per Mariupol sembra oramai arrivata la resa dei conti. Nella giornata del 19 aprile è circolata una ripresa effettuata con un drone in cui si vede un colonna di fumo grigia intensa uscire dall’acciaieria Azovstal. I membri del battaglione ultranazionalista Azov hanno accusato l’esercito russo di aver «sganciato bombe anti bunker, nonostante la presenza di civili».

Secondo Kiev, sono mille i civili che si sono rifugiati tra i tunnel sotterranei della fonderia costruiti in era sovietica. L’esercito russo ha chiesto agli ucraini di arrendersi e uscire dall’Azovstal garantendo corridoi umanitari e il rispetto delle norme internazionali sui prigionieri di guerra.

Se cadesse Mariupol potrebbero liberarsi 10-12 gruppi tattici di combattimento russi, ma non è chiaro di che qualità e in che condizioni siano al momento. Secondo il governatore di Donetsk è stato attaccato anche l’ospedale vicino l’acciaieria ma non è ancora chiaro se ci siano vittime.

© Riproduzione riservata