È l’agosto del 2016 quando Viktor Melin e Anton Thulin decidono di andare a San Pietroburgo. Il loro soggiorno nella città russa dura quasi due settimane. Partecipano a un corso di addestramento militare organizzato dall’Imperial legion, l’ala paramilitare del Movimento imperiale russo (Rim). Imparano a costruire ordigni esplosivi e a muoversi in scenari di guerra urbana.

Al rientro in Svezia, Melin e Thulin organizzano tre attentati a Gutenberg. Piazzano una bomba davanti una libreria legata ad ambienti della sinistra e altre due davanti dei centri per rifugiati. Fortunatamente nessun morto, solo un ferito grave. I due terroristi avevano legami con il Nordic resistance movement, l’organizzazione neonazista dei paesi nordici.

Secondo gli inquirenti svedesi il viaggio a San Pietroburgo ha accelerato la radicalizzazione dei due attentatori, i quali, senza l’addestramento ottenuto non sarebbero stati capaci di compiere gli attacchi.

L’accusa di terrorismo

Il 6 aprile di quest’anno, in piena pandemia, il dipartimento di Stato americano decide di inserire il Movimento imperialista russo nella lista delle organizzazioni terroristiche. Nel comunicato si legge che: «Il Rim è un gruppo terroristico che fornisce un addestramento di tipo paramilitare a neonazisti e suprematisti bianchi, e svolge un ruolo di primo piano nel cercare di radunare europei e americani in un fronte comune contro coloro che considerano nemici».

Con questo provvedimento le agenzie di sicurezza americane possono adoperare gli stessi strumenti investigativi utilizzati per combattere Al Qaeda. Infatti, la prima mossa del dipartimento di Stato è stata quella di congelare i fondi del movimento e dei suoi tre leader: Stanislav Vorobyev; Denis Gariyev (capo dell’ala militare) e Nikolay Trushchalov.

«Rimangono ancora sconosciute le loro fonti di finanziamento – afferma Mollie Soltskag analista del Soufan center – dicono di ricevere molte donazioni, ma sappiamo che l’organizzazione ha movimenti finanziari sia negli Stati Uniti sia nei paesi nordici, come la Svezia». In un documento classificato del National counter terrorism center si legge che il Movimento imperiale russo nasce nel 2002. «I membri del Rim aspirano a unire individui in tutta Europa per resistere alla globalizzazione, al multiculturalismo e al liberalismo» si legge nel file. Puntano al ritorno a una Russia monarchica, pre-sovietica e ultra ortodossa.

Il loro capo indiscusso è Stanislav Vorobyev, un uomo robusto, di mezza età, con la barba incolta e i capelli neri. Dina Garina è l’unica donna presente nei video di propaganda del movimento insieme ai leader. Occhi di ghiaccio, capelli castani e una frangia rigida che scende sulla fronte. Monarchica, omofoba e ultranazionalista mira a diffondere il verbo dell’organizzazione promuovendo incontri e iniziative.

«Sono fortemente influenzati dalla filosofia politica di Aleksandr Dugin» racconta Mollie, autrice del rapporto Inside the Russian imperial movement. Dugin, considerato il “filosofo dei sovranisti”, è balzato agli onori della cronaca italiana per i suoi rapporti con Savoini e l’inchiesta sui fondi russi alla Lega. Non ha mai nascosto la sua ammirazione per Matteo Salvini, resa pubblica in un’intervista al Tg2 Post dove ha definito il segretario federale del Carroccio come «il leader di maggior successo di tutti i movimenti populisti a livello mondiale».

L’ascesa in Europa

I legami tra i capi del Rim e le altre organizzazioni di estrema destra europee si sono rafforzati negli ultimi anni. Evento chiave è stato la guerra in Crimea dove, secondo il Soufan center, l’Imperial legion ha inviato più di 300 combattenti nell’area. Più precisamente a Lugansk, per combattere al fianco dei separatisti russi. Nell’autoproclamata Repubblica di Lugansk sono andati a combattere anche dei cittadini italiani legati agli ambienti fascisti nostrani, come emerso dall’indagine di Genova condotta dal magistrato Federico Manotti.

Alcuni sono stati arrestati con l’accusa di mercenariato e reclutamento, altri sono ancora lì. Hanno soprannomi come Generalissimo, Spartaco e Arcangelo.

Nei confronti del Generalissimo, Andrea Palmeri, è stato emesso un mandato di cattura internazionale. Attualmente si trova in Russia, in Italia era legato al gruppo ultras neofascista del Lucca. Raggiunto su Facebook Palmeri preferisce non rilasciare interviste, nega di conoscere e di essere entrato in contatto con i membri del Movimento imperialista russo nel Donbass. Sul suo profilo Vkontakte (il Facebook russo) pubblica foto della conversione alla Chiesa ortodossa del figlio, immagini di lui che lavora in una fattoria dal nome Koza Nostra e post che fanno riferimento alla propaganda ultranazionalista e ortodossa.

«Non sono a conoscenza del movimento imperialista russo, la mia indagine vede solo uno spaccato, una piccola parte della storia» commenta invece il magistrato Manotti. Dalle indagini non ci sono evidenze di cittadini italiani che si siano addestrati nei campi del Rim, anzi «quello che emerge dalle testimonianze è che si addestravano lì, una volta giunti nel posto», direttamente a Lugansk o Donetsk.

Tuttavia ci sono anche profili italiani tra i seguaci delle pagine collegate all’universo degli imperialisti, quasi tutti vivono nel nord della penisola. Nel 2015 gli imperialisti co-organizzano insieme al partito russo Rodina, il Forum conservatore russo internazionale. Nella lista degli invitati era presente tutta la destra europea: da Alba Dorata al Partito nazionaldemocratico tedesco (Npd), passando per il Nordic resistance movement e il British national party.

C’erano anche due organizzazioni politiche italiane: Forza nuova e Millennium, rappresentate da Roberto Fiore e Orazio Maria Gnerre, fece discutere anche la presenza di Luca Bertoni, all’epoca segretario dell’Associazione Lombardia Russia. «Lo scorso anno esponenti del Rim sono stati invitati in Polonia, Bulgaria, Austria e Spagna per promuovere la propria organizzazione e stringere relazioni con altri individui e gruppi» racconta Mollie. A dimostrazione del consenso crescente ottenuto da Vorobyev e i suoi.

La crociata cristiana

Tuttavia l’Ucraina non è l’unica destinazione dei mercenari dell’Imperial legion, alcuni di loro sono stati pure in Libia e in Siria a combattere contro lo Stato islamico. Nei loro canali social ci sono le foto dei caduti nella guerra contro l’Isis.

«Definiscono la loro presenza nel conflitto libico e in quello siriano come una crociata cristiana – spiega Mollie – utilizzano una retorica molto simile a quella degli jihadisti». Nei loro messaggi ricorrono spesso le foto della madonna di Kazan, considerata protettrice della famiglia, e di Cirillo I patriarca della chiesa ortodossa russa. Vorbyev e Garyiev hanno definito il provvedimento americano come un «attacco alla cristianità».

In un video pubblicato durante la campagna elettorale americana sul profilo Vkontakte del Rim che conta oltre 15mila iscritti, hanno dichiarato di continuare la loro attività nonostante le restrizioni finanziarie e il congelamento dei fondi, lanciando un appello ai cristiani americani affinché si oppongano alla rielezione di Trump.

«Il progetto è già vivo ed è arrivato oltreoceano – affermano davanti la telecamera – abbiamo strutture negli Stati Uniti e in Europa dove già hanno aderito molte persone». Il loro interesse è rivolto in modo particolare verso la Germania.

Alcuni membri delle giovanili del Partito nazional democratico tedesco (Npd) hanno già partecipato ai corsi di addestramento dell’Imperial legion. «Non è un caso se la loro propaganda online si diffonde attraverso tre lingue: il russo, l’inglese e il tedesco» dice l’analista del Soufan Center. In un’intervista pubblica Vorobyev ha affermato che la Germania «è il fronte più importante per il movimento».

La formazione militare

I corsi paramilitari sono chiamati “Partizan”. Secondo un’analisi di intelligence delle immagini pubblicate sui social del movimento, uno dei due campi di formazione si trova a sud dell’isola di Heinäsenmaa, nel lago Ladoga, a circa 100 chilometri da San Pietroburgo. Immergono i partecipanti in scenari di guerra urbana, li preparano alla sopravvivenza con corsi di medicina tattica e tiro a segno.

Denis Gariyev è uno degli istruttori, è un ex membro delle forze missilistiche dell’esercito russo. Non si nasconde dai giornalisti e dalle telecamere. Negli anni ha rilasciato varie interviste, sempre in pantaloni mimetici e maglietta verde militare. Oggi, nonostante il Movimento sia stato designato come gruppo terroristico i Partizan courses sono ancora attivi.

Per far fronte alla pandemia si sono anche spostati online con prezzi minori. Su Vkontakte postano video dei corsi precedenti, una vera e propria sponsorizzazione della loro offerta formativa. Si vedono dozzine di uomini fare piegamenti, mirare e sparare a sagome di cartonato, correre nella foresta in un freddo glaciale con i kalashnikov in mano. Emulano scenari di conflitto bellico simili a quelli della Crimea. Il loro armamentario è vario e ben equipaggiato: AK-74, pistole Makarov, dispositivi di visione notturna, mimetiche e giubbotti antiproiettile; non mancano anche armi utilizzati dalle forze speciali russe.

«Analogamente è come quando cittadini europei radicalizzati vanno ad addestrarsi nei campi di Al Qaeda, imparano le stesse skill, sono entrambe ideologie violente» commenta Mollie. In poche settimane si imparano i rudimenti di guerra. Dalle foto pubblicate sono pochissime le donne che vi partecipano. Non ci sono legami diretti tra il Movimento imperialista russo e Vladimir Putin, anzi sulla carta sono antagonisti.

Tuttavia secondo Mollie «si potrebbe descrivere il rapporto tra il Rim e il Cremlino come opportunistico, nel senso che a volte hanno obiettivi che si sovrappongono, per esempio nel Donbass, in Siria e in Libia. Quindi è logico che Putin sia tollerante verso le loro attività». Un consenso tacito e pericoloso che permette all’organizzazione di espandere il suo potere in un mondo in cui gli attacchi di matrice neofascista e neonazista sono aumentati del 320 per cento negli ultimi cinque anni.

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