Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie pubblicherà ampi stralci del lavoro svolto dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sulla P2 presieduta da Tina Anselmi


Non meno singolare uno degli ultimi prodotti della gestione del generale Santovito agli atti nel fascicolo del SISMI; la data della declassificazione è quella del 3 aprile 1981 ed il documento va letto attentamente ponendolo in relazione a quello appena illustrato, poiché assai istruttivo è il combinato disposto dei due testi, che ci mostra un indubbio tentativo di continuità nella linea tenuta dai Servizi di informazione, pur di fronte al precipitare degli eventi.

In questo secondo documento, che può essere compreso nel suo valore reale solo ponendo attenzione alla circostanza che esso viene redatto dopo il sequestro di Castiglion Fibocchi, è dato leggere che dopo i trascorsi contatti con la resistenza, «richiede molta attenzione l'ipotesi che il Gelli sia stato posto "a dormire" (e non in senso massonico), abbia assunto una nuova veste, sia stato favorito per penetrare i più delicati ambienti politici, economici, industriali, militari, della magistratura, del giornalismo e professionali».

Sempre sul Gelli il Servizio afferma che «solo l'esplosione del caso poteva richiamare l'attenzione su un personaggio liberatosi da oltre un trentennio da un passato ambiguo e trasformatosi, da abile attore, in un manager di interesse per le questioni economiche e politiche del Paese».

Queste conclusioni vengono dal Servizio ricondotte all'esame dei documenti in possesso, e da noi analizzati sinora, ed in particolare dall'esame dell'informativa COMINFORM e dai trascorsi legami del Gelli con il partito comunista, in ragione dei quali «sembra possibile ritenere verosimile quanto sostenuto in rapporti dell'epoca, e cioè che il Gelli aveva avuto salva la vita in cambio di future prestazioni per le quali fu sottoposto successivamente a verifiche». Tutto quanto sinora detto si riporta all'assunto che «i documenti citati hanno esclusivo valore informativo e non di prove».

Ma ai nostri occhi ciò che veramente ha valore di prova è che il Servizio per la prima volta denuncia l'esistenza dell'informativa COMINFORM e delle notizie in essa contenute, elementi questi sinora accuratamente celati e dei quali ci si era ben guardati dal fare menzione nei rapporti precedenti, quale che fosse l'autorità richiedente.

L'informativa consente così al Servizio di non escludere «che il Gelli possa essere divenuto un agente dell'Est nell'immediato dopoguerra in cambio della salvezza, sia stato successivamente «congelato» secondo la metodologia più classica propria dei Servizi segreti, sia stato fatto gradualmente penetrare in settori sensibili e tenuto alla mano per lo sfruttamento delle occasioni più propizie».

Sono tutte queste notizie e valutazioni certo verosimili, ma alla base delle quali sta il difetto di origine di venire formulate solo dopo il sequestro di Castiglion Fibocchi, in un documento che letto in parallelo a quello precedentemente analizzato denuncia la sua inequivocabile natura di uscita di sicurezza da una situazione che vedeva il Servizio ben più pesantemente coinvolto nel fenomeno oggetto del rapporto, secondo l'analisi e le conclusioni alle quali si perverrà nel paragrafo successivo.

Si è ritenuto di fornire una illustrazione analitica dei documenti in possesso della Commissione su questa materia, in primo luogo perché questo è argomento assolutamente centrale per la comprensione del personaggio Gelli e della sua invero resistibile ascesa e per la spiegazione dell'accumulazione di potere che ha finito per confluire in capo ad un personaggio che molti affiliati, in sede di audizione, si sono trovati concordi a definire modesto e di mediocre cultura, non avvertendo forse come una simile affermazione finisse, in ultima analisi, per tornare a loro personale disdoro.

Una esposizione sistematica e dettagliata dei documenti si è inoltre resa necessaria perché essi sono suscettibili di analisi e possono fornire elementi conoscitivi non solo e non tanto per quello che ci dicono esplicitamente ma altresì per quanto in essi non viene detto, ovvero per quanto è implicitamente contenuto: per le omissioni come, se non forse più, per le azioni informative; poiché questa è, quant'altra mai, materia nella quale la rappresentazione documentaria e cartolare degli eventi e dei fenomeni risponde a sue proprie peculiari modalità e prerogative.

Partendo da questo assunto metodologico possiamo in prima approssimazione distinguere le fonti informative su Licio Gelli in due gruppi: quelle provenienti dai Servizi di informazione propriamente detti — e quindi nell'ordine SIFAR, SID e infine SISMI e SISDE — e quelle provenienti da organi informativi pubblici di diversa natura: Guardia di Finanza e Ispettorato generale antiterrorismo.

Dedicando la nostra attenzione al primo gruppo — premessa la considerazione che il materiale pervenuto alla Commissione offre garanzia di riflettere con genuinità quanto esistente sul conto di Gelli negli archivi dei Servizi, essendo l'invio stato operato sotto la nuova gestione immune da influenze piduiste — conviene innanzitutto farne un rilievo in termini quantitativi constatando come da esso risulti una consistente attività informativa dedicata al personaggio sino al 1950, alla quale si contrappone una carenza di produzione documentale nella fase successiva, tale da consentire di affermare tranquillamente che dopo il 1950 il fascicolo Gelli diventa praticamente inesistente, salvo poche eccezioni.

La cesura tra questi due così diversi atteggiamenti dei Servizi nei confronti di Licio Gelli è segnata dall'informativa COMINFORM che cade per l'appunto nel 1950 e che segna praticamente l'inizio della fine, si consenta il bisticcio, del fascicolo Gelli, dato questo che non può che colpire l'attenzione dell'osservatore in quanto non solo l'informativa costituisce il documento di gran lunga più esauriente sul personaggio, acquisito agli archivi del Servizio, ma perché proprio in ragione della gravità delle informazioni e valutazioni in essa contenute, lungi dal segnare la cessazione delle segnalazioni e delle note dedicate all'interessato, avrebbe dovuto inaugurare, a rigor di logica, una stagione di più ampia documentazione.

Rileviamo quindi una prima contraddizione, che caratterizza l'atteggiamento dei Servizi nei confronti di Licio Gelli, che possiamo indicare nella circostanza che essi cessano praticamente di occuparsi di lui proprio quando dovrebbero iniziare, avendolo schedato negli archivi quale «pericolosissimo» elemento sovversivo, probabile agente dei paesi dell'Est.

È questa una contraddizione che nasce dall'interno stesso della documentazione fornita dai Servizi, alla quale corrisponde la contraddizione rilevabile altresì da un approccio esterno al problema, prescindendo cioè dal fascicolo in esame, quando si rilevi che la mancata attività informativa sul Gelli da parte dei Servizi contrasta altresì con il peso che il personaggio viene via via acquistando nel frattempo sino a giungere a livello di pubblica notorietà, per argomenti e motivi tali da non poter non interessare un apparato informativo primariamente indirizzato, per ragioni di istituto, alla tutela della sicurezza dello Stato.

La contraddittorietà di questo atteggiamento viene denunciata in fatto dalla circostanza che altri organismi informativi quali la Guardia di Finanza e l'Ispettorato per l'antiterrorismo, palesemente non collegati con i Servizi di informazione, pervengono autonomamente a valutare, nel 1974, il Gelli elemento degno di essere preso sotto osservazione per le sue molteplici attività — prima fra tutte, quella di possibile contatto con ambienti eversivi di destra — sul rilievo delle quali attorno al 1974-1975 ormai anche la stampa è in grado di fornire notizie e valutazioni.

La giustapposizione, sempre in soli termini quantitativi, tra l'assenza di produzione di documenti da parte dei Servizi segreti e l'attività investigativa degli altri organismi informativi ci fornisce quindi un secondo punto di riferimento degno di attenta considerazione.

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