Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni e curato insieme a Francesco Trotta. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie del Blog Mafie è dedicata al maxi processo in occasione del trentunesimo anniversario della strage di Capaci


Si è già detto che le minuziose e dettagliate indagini che sfociarono nel processo cosiddetto della "Pizza Connection", con ramificazioni in Usa, in Svizzera e in Italia, presero l'avvio dalla scoperta da parte del Fbi. di spostamenti di ingenti masse di dollari da New York alla Svizzera da parte di persone collegate alla "Catalano Faction". Si verrà così a scoprire che i dollari sono ricevuti dalle stesse persone che sempre in Svizzera procedono all'approvvigionamento della morfina-base di origine turca. Si viene così a chiudere il cerchio del traffico di stupefacenti con risultati veramente sorprendenti sul piano probatorio e processuale.

Infatti, come si è già esposto nella parte II del presente capitolo, l'acquisto della morfina-base avveniva tramite La Mattina - Priolo - Rotolo Antonino e Greco Leonardo e talune ordinazioni di successive forniture venivano pagate proprio con i soldi che, tramite istituti bancari o corrieri, provenivano dalla vendita al dettaglio dell'eroina in Usa da parte del gruppo Ganci Catalano.

La Corte, ai fini della ricostruzione di tale parte del traffico di stupefacenti, ha utilizzato come fonti probatorie le dichiarazioni, allegate in atti, di Matassa Philip, Amendolito Salvatore, di Miniati Salvatore, di CavalIeri Antonio, di Della Torre Franco, di cui si è data lettura stante l'irreperibilità degli stessi. Inoltre, tramite commissione rogatoria internazionale, un giudice delegato dalla Corte ha partecipato a Lugano, in Svizzera, all'assunzione degli interrogatori di Waridel Paul, Palazzolo Roberto Vito, Donada Remo e Della Torre franco. Essendosi il Waridel rifiutato di rispondere, si è data lettura delle dichiarazioni precedentemente rese in data 29 e 30 aprile, 2 e 17 maggio, 18 luglio e 26 novembre dell'anno 1985.

Va, innanzitutto, posto in risalto quanto ha riferito Amendolito circa il ruolo di primo piano assunto da Greco Leonardo nell'intera vicenda, unitamente a Tognoli Oliviero: che egli aveva avuto contatti a New York (per la fornitura di pesce) con Paolo Guarino, Mario Di Pasquale e Giorgio Muratore (coinvolti nella vicenda Adamita); la spiegazione iniziale addotta da Salvatore Miniati e da Oliviero Tognoli, in ordine alla provenienza e alla destinazione del danaro da far pervenire in Svizzera, era stata che trattavasi di danaro appartenente a proprietari di pizzeria di New York che intendevano farlo pervenire in Sicilia, ove alcuni costruttori siciliani avevano bisogno di finanziamento per la realizzazione di attività edilizia; il denaro consegnatogli era di pertinenza di Castronovo Frank; che egli aveva il compito di far pervenire il denaro in Svizzera ma ignorava le ulteriori modalità per farlo arrivare in Sicilia; in Sicilia aveva fatto la conoscenza di Greco Leonardo, da lui ritenuto membro di spicco della mafia e interessato al trasferimento del danaro in Sicilia; Greco Leonardo era intimo amico di Tognoli Oliviero. Tali dichiarazioni oltre che, come si è visto, nelle indagini svolte in V.S.A., in Svizzera ed in Italia - hanno trovato indiretta, ma significativa, conferma nel controllo, alla frontiera di Ponte Chiasso in data 10.7.1981, di Greco Leonardo ed Tognoli Oliviero, i quali stavano recandosi, insieme, in Svizzera, a bordo di un'autovettura intestata ad una società di pertinenza del Tognoli, con sede in Brescia. Il Matassa, cugino della moglie di Tognoli Oliviero, ha confermato di essersi rivolto a Castronovo frank su segnalazione del Tognoli, di aver avuto contatti col Castronovo e con Catalano Onofrio, e di avere portato ad Amendolito Salvatore e ad altre persone non ancora identificate, in più riprese, somme certamente superiori al milione di dollari, prelevate dalla pasticceria "Casamento" o dal "Roma Restaurant" di Castronovo Frank.

Aggiungasi che come è stato accertato dal G.I. di Roma Della Torre franco, il quale ha riciclato danaro del gruppo Catalano, proveniente da traffico di stupefacenti, per complessivi 18,3 milioni di dollari, ha fatto affluire presso il Credito Svizzero di Chiasso circa 8,5 milioni di dollari. Ebbene, circa 1,8 milioni di dollari sono stati trasferiti sul conto 631770, costituito, presso l'Unione delle banche svizzere di Bellinzona, da Aiello Michelangelo di Bagheria. Tutto ciò è estremamente importante, poichè – al di là delle giustificazioni (in verità, risibili) fornite dai soggetti coinvolti in questa vicenda – è agevole rilevare che: attraverso i canali del riciclaggio si perviene, ancora una volta, ad uno dei capisaldi della mafia vincente, e cioè a Bagheria, quello stesso centro, da cui sono partiti i quaranta chilogrammi di eroina sequestrati nel marzo 1980 agli Adamita, ed in cui, come si è visto, si è recato Mazzara Gaetano nel suo viaggio siciliano del dicembre 1983. Dalla Svizzera il danaro, già versato nel conto di Aiello Michelangelo, è affluito in banche palermitane a copertura di fatture emesse dallo stesso Aiello Michelangelo per esportazione di prodotti agricoli nell'ambito europeo. Ciò appare indice dell'esistenza di qualcosa di poco chiaro nel settore del commercio con l'Estero dei prodotti agricoli originari dal Palermitano e, quindi, della necessità di approfondire attentamente la complessa materia. Tutti i soggetti coinvolti in queste indagini sono stati indicati come uomini d'onore da Buscetta Tommaso e da Contorno Salvatore. Ciò dovrebbe far riflettere sull'elevato grado di attendibilità delle loro dichiarazioni, ove si consideri che nè l'uno nè l'altro erano in alcun modo a conoscenza di queste risultanze, autonomamente acquisite, sul traffico internazionale di stupefacenti. è da sottolineare che di Aiello Michelangelo, il Contorno, pur non

conoscendolo personalmente, sapeva trattarsi, per averlo appreso da Scaduto Tommaso ("uomo d'onore" della "famiglia" di Bagheria), di membro autorevole della famiglia di Bagheria, sostenuto da Greco Leonardo e gradito a Greco Michele, capo della "commissione", con cui si scambiava "favori" nel settore della produzione e commercio degli agrumi. Per comprendere appieno i complessi meccanismi finanziari posti in movimento per il trasferimento dei capitali attraverso rapporti bancari internazionali, appare opportuno trascrivere la minuziosa, puntuale e chiarissima ricostruzione di tutto il movimento dei dollari, operata dal G.I. Galasso in due mirabili ordinanze-sentenze di rinvio a giudizio, quella del 20/12/1984 contro Amendolito + 54 e quella contro Aiello + 32 entrambe in atti, frutto di un notevole approfondimento istruttorio oltre che di una rara competenza specifica.

Dalla prima si riportano integralmente i seguenti brani:.

"Il primo nucleo di indagini si svolge nei Stati Uniti a seguito dei sospetti destati da alcuni grossi trasferimenti di somme dagli Stati Uniti alla Svizzera. Vengono individuati alcuni personaggi, quali Castronovo, Catalano Onofrio Matassa Philip, Ganci Giuseppe, Corti Adriano, i quali vengono sottoposti a pedinamenti ed altre forme di sorveglianza. Successivamente a questo primo nucleo di indagini si aggiungeranno le ampie e dettagliate dichiarazioni di Amendolito Salvatore, che si salderanno con le cospicue risultanze delle rogatorie internazionali svolte in Zurigo e Lugano, riguardanti deposizioni testimoniali, interrogatori di imputati e acquisizione di documentazione bancaria.

“Alla stregua degli elementi raccolti i fatti vanno ricostruiti nel seguente modo. Nel corso del 1980-81 vengono individuati due diversi canali di trasferimento di dollari da New York alla Svizzera e di qui in Italia. Gli stessi hanno però lo stesso punto di partenza (gruppo Catalano-Castronovo-Ganci) e lo stesso punto di arrivo (gruppo Bono). Il primo, che passa attraverso la Chemical Bank di New York e la Handels Bank di Zurigo, viene ricostruito sulla base delle concordi dichiarazioni dei testi (Schaller e Buzzolini) e degli imputati (Corti, CavalIeri e Giussani) e sulla documentazione dagli stessi fornita. Dette operazioni si svolgono nello ottobre-novembre 80 e riguardano circa due milioni di dollari. è Bosco Emanuele Costantino, detto Maurizio (v. riconoscimenti fotografici del CavalIeri e del Giussani), uomo di fiducia di Bono Giuseppe, per cui funge da autista e per conto del quale gestisce il ristorante Gallo Rosso, che si rivolge al CavalIeri per trovare una canale di trasferimento di dollari dagli Usa alla "Svizzera.

In precedenza, il Bosco teneva contatti con Giussani Renato, socio del CavalIeri e del Corti, che aveva già svolto per lui analoghe operazioni (dichiarazioni CavalIeri). In quel periodo il Giussani, però, si trovava in Inghilterra e quindi la questione venne trattata direttamente dal Cavalieri. Quest'ultimo si rivolse a Corti Adriano, il quale a sua volta si rivolse a Gershon Schtekel, un operatore finanziario di Zurigo. Allo Schtekel il Corti disse che si trattava di danaro proveniente da una ditta di pavimentazione stradale di New York. Il Corti, invece, ha dichiarato che il CavalIeri gli avrebbe detto che il denaro era costituito da fondi da sovrafatturazione di una acciaieria in New York. Si vedrà più avanti come del tutto inattendibile sia da ritenersi la dichiarazione del Corti.

Le operazioni procedevano nel seguente modo, dettagliatamente descritte dal CavalIeri: il Maurizio (Bosco) telefonava a CavalIeri dicendogli che all' Hotel South Gate di New York era pronta una tranche di denaro, il CavalIeri avvisava lo Schtekel. Questi si metteva in contatto con il suo corrispondente di New York; "tale Alan Eshrine, il quale mandava qualcuno a ritirare il denaro. Il denaro veniva versato presso la Chemical Bank di New York e di qui trasferito presso la Handels Bank di Zurigo, conto Glandor Lmtd, donde proseguiva presso il Credito Svizzero di Bellinzona sul conto Wall Street 651, conto che il CavalIeri asserisce essere a lui intestato, o comunque nella sua piena disponibilità. Il CavalIeri precisa che a volte qualcuno chiamava direttamente dagli Stati Uniti, presentandosi come amico di Maurizio, a volte Maurizio si presentava personalmente al CavalIeri con valige piene di dollari, a volte era lo stesso CavalIeri che mandava persone di sua fiducia a New York, le quali si presentavano nel posto indicato pronunciando una parola d'ordine (ad es. "Cavallo"). Tutte le operazioni, ammontanti a 1.783.101 dollari, sono provate documentalmente. Il denaro pervenuto sul conto Wall Strett 651 veniva poi prelevato dallo stesso CavalIeri e consegnato al Bosco, dopo essere stato cambiato in franchi svizzeri.

"Da quanto sopra esposto non possono sussistere dubbi circa la provenienza e la destinazione del denaro. Per quanto riguarda questo ultimo profilo, va osservato che le dichiarazioni del CavalIeri trovano un preciso riscontro in alcune telefonate intercettate a Milano sull'utenza della CITAM. La CITAM era una delle società-schermo dietro la quale si celavano i loschi atfari del sodalizio criminoso, frequentata abitualmente dal Bosco, da Tanino Martello, da Conte Romano, da Alfredo Bono ed altri. In alcune telefonate ricorrono i nomi di CavalIeri (9.5.1980) e Giussani (8.5.80 20.5.80 21.S.80). In particolare risulta che quest'ultimo ha la funzione di procurare e cambiare dollari. Nella telefonata dell'8.S.I980 Federico D'Agata dice a Ferri Luciano che Nicola Capuano ha bisogno di 5.000 dollari ("quelli verdi") e l'utente risponde che proprio quel giorno doveva venire Renato (Giussani), il quale, s'intende, li avrebbe procurati. Nella telefonata del 20.5.80 l'utente dice al D'Agata che Giussani ha 300 (probabilmente 300.000) dollari e che nel giro di un'ora sarebbero "andati a prenderli Conte Romano ed il Bosco. Nella telefonata del 21.5.1980 il Martello impone al Giussani un cambio svantaggioso, mentre in altra telefonata dello stesso giorno il Giussani parla col D'Agata e gli dice che deve dare 177.600 (verosimilmente dollari). è bene osservare che proprio nel periodo in cui avvengono dette telefonate il Giussani ed il CavalIeri operavano in società ed il CavalIeri afferma che era il Giussani che si occupava dei trasferimenti di dollari per conto di Maurizio (Bosco). Il Giussani ha poi ammesso di aver frequentato in Milano l'Hotel Plaza ed i ristoranti Conte Ugolino e Mancini, luoghi frequentati dai membri dell'associazione, e di aver conosciuto, anche se sotto altro nome, Giuseppe ed Alfredo Bono. Circa la provenienza del denaro dal Gruppo Catalano Ganci Castronovo non possono esservi dubbi in proposito per le seguenti considerazioni: nel periodo in cui avvengono i suddetti trasferimenti di somme, Corti Adriano si reca due volte a New York, 1'11.10.80 e 1'8.1.81. La prima volta alloggia presso -l'Hotel Sheraton, la seconda volta presso il Waldorf Astoria Hotel. In base alle registrazioni fatte presso i due alberghi risulta che in entrambe le occasioni Corti ha chiamato più volte il ristorante Roma di Franck Castronovo; le modalità con cui avvenivano le consegne dei dollari sono le medesime di quelle descritte da Amendolito, il quale riceveva per certo il denaro da Castronovo e Matassa; il denaro confluiva in Svizzera sullo stesso conto (Wall Street 651) su cui confluiva il denaro trasferito da Amendolito; risultano stretti contatti tra Catalano, Ganci e Castronovo e Bono Giuseppe e Bosco Emanuele Costantino (v. servizi fotografici ed intercettazioni telefoniche); infine, ulteriore circostanza che conferma l'unicità del circuito finanziario, il 19.11.1980 Onofrio Catalano e Giuseppe Ganci vengono visti entrare nello Hotel Al Rae di New York, ove proprio in quel giorno alloggiavano Antonio Virgilio, Luigi Monti e Tanino Martello, sotto il falso nome di Eugenio Apicella, personaggi strettamente legati ai fratelli Bono.

"La seconda operazione, parallela alla prima, si svolge in due fasi: giugno-agosto 80 e ottobre 10 gennaio 81. Nella prima fase vengono trasferiti globalmente 3.490.000 dollari, nella seconda 6.319.000 dollari. La ricostruzione di questo secondo gruppo di trasferimenti è stata resa possibile fin nei minimi particolari dalle più ampie e dettagliate dichiarazioni rilasciate da Amendolito Salvatore, sia al Grand Jury di New York (e regolarmente acquisite a mezzo rogatoria internazionale), sia ai G.l. di Roma, Milano e Palermo in sede di rogatoria internazionale svolta a New York. Le dichiarazioni di Amendolito hanno trovato sostanziale conferma in quelle del Miniati e del teste Binaghi. Alla stregua delle citate fonti di prova, i fatti si sono svolti nel modo seguente: il Miniati, per conto del Tognoli, si rivolse all'Amendolito per chiedergli se fosse in grado di operare trasferimenti dagli Stati Uniti alla Svizzera per conto di alcuni italo-americani. Il Miniati precisò che si trattava di soldi provenienti dall'attività di alcune pizzerie, sottratti al fisco, che dovevano essere investiti in Italia in attività edilizie (per l'esattezza si parlò della costruzione di un grande albergo in Sicilia). Amendolito ebbe contatti diretti con Frank Castronovo, detto Ciccio l'Americano, dal quale ricevette direttamente i pacchi e le borse contenenti tranche da 200-300.000 dollari. Le modalità con cui avveniva il trasferimento sono esposte dettagliatamente dall'Amendolito in un primo momento i trasferimenti avevano luogo direttamente a mezzo banca da New York in alcuni conti svizzeri indicati dal Miniati o dal Tognoli, tra i quali i seguenti: conto 106804 Società Banca Svizzera di Chiasso conto 817 Smart Credito Svizzero di Bellinzona conto 27971 Stefania Banca Svizzera Italiana di Mendrisio.

Successivamente, invece, l'Amendolito trasportava direttamente il denaro, a mezzo aereo privato, a Nassau e lo depositava presso la filiale di Nassau della Banca di Svizzera e d'Italia e di qui a mezzo assegni circolari al portatore il denaro veniva trasmesso sui conti svizzeri sopra indicati.

"è interessante osservare che taluni dei conti svizzeri erano dei conti di mero transito. Infatti, secondo quanto riferisce il Binaghi, il denaro pervenuto sul conto Stefania veniva immediatamente trasferito sul conto Wall Street 651, che era il conto del CavalIeri sul quale pervenivano anche le somme trasferite dal Corti e che venivano poi consegnate al Bosco.

Si tratta, pertanto, dello stesso circuito di denaro proveniente dal gruppo Ganci Catalano e destinato al gruppo Bono. Circa la provenienza, non vi sono dubbi che lo stesso proveniva dal citato gruppo e fosse attinente al traffico di stupefacenti. In proposito si deve osservare che l'Amendolito ricevette parte delle somme direttamente dal Castronovo e parte dal Matassa; che le modalità stesse delle consegne fecero nascere sospetti nell'Amendolito circa la liceità del denaro, e che la composizione stessa delle somme, costituite per lo più di pezzi di piccolo taglio e molto rovinati, aveva indotto l'Amendolito a sospettare che provenissero da commercio di droga (in proposito si osservi l'interrogatorio dell'Amendolito, allorchè egli "riferisce che il suo collaboratore Friscia gli fece notare che i biglietti da due dollari circolavano quasi esclusivamente nell'ambiente dello spaccio di droga).

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