L’affinità elettiva tra i due autocrati: ecco cosa lega nel profondo Trump e Putin

Atlantico sempre più largo. Da una parte il segretario di Stato americano, Marco Rubio, spinge per l’accordo (di pace, di tregua…?), generando pressioni fortissime sugli ucraini a nome del presidente Donald Trump; dall’altra gli europei arrabbiati e depressi non sanno bene cosa fare, costretti a scegliere tra pace e guerra senza essere protagonisti. Polacchi, nordici e baltici gridano al tradimento americano e annunciano un futuro oscuro fatto di conflitti. Il capo di stato maggiore dell’esercito francese dice che ormai «dobbiamo accettare di perdere i nostri figli» ovvero andare alla guerra. Non tutti gli alti gradi militari europei la pensano allo stesso modo ma è certo che la propaganda bellicista da tempo cerca di convincere i cittadini dell’Unione (e oltre) che la Russia sia una minaccia reale e che attaccherà l’Europa entro pochi anni. Ucraina sul filo del rasoio. Trump: «Accordo vicino», Mosca verso il no al piano Simpatia russa di Trump Ma la separatezza tra i due Occidenti non si misura solo sulla crisi Ucraina. Ad esempio Washington ha boicottato il G20, da tempo frequentato dalla Russia con funzionari di livello minore. Si dice anche che gli Stati Uniti puntano a tornare al G8 con la presenza di Mosca. Non c’è da essere sorpresi: l’America di Trump dimostra una certa simpatia per la Russia di Vladimir Putin, trovandovi una consonanza su diversi punti, primo fra tutti il valore della tradizione. Prima degli interessi vi sono valori che avvicinano le due superpotenze. Entrambe condividono una narrazione nostalgica: prima si stava meglio e le nostre rispettive nazioni erano più forti. Occorre tornare alla radice della tradizione e non lasciarsi obnubilare dal cosmopolitismo globalizzante che piace a liberali e a varie sinistre woke. Entrambe accusano i liberali e i liberal di aver distorto l’identità nazionale: pluralismo esagerato; accettazione di troppa diversità, esagerato ruolo delle minoranze; laicità faziosa; tolleranza... Si tratta – secondo loro – di valori estranei alle rispettive tradizioni storiche. Il motivo è che secondo gli intellettuali trumpiani e putiniani, sono valori universalisti quindi appartenenti a tutti, vuoti di senso perché reclamabili da tutti. Costoro pensano che «ciò che è di tutti non appartiene a nessuno», mentre America e Russia – ciascuna nel proprio ambito – hanno identità forti e diverse da ogni altra. Voci del risentimento In un certo senso sia Trump che Putin dicono ai propri concittadini: «Avete subìto un torto ma io farò tornare indietro la storia e lo riparerò». Per i russi il torto è la perdita di potere dalla fine dell’Urss; per gli americani il torto è il declino dell’ “America bianca” e l’avvento di un’altra America lontana dalle radici religiose dei padri fondatori. Entrambi offrono di sé un’immagine vincente e danno voce al risentimento dei propri popoli, che pure esiste. Sia la coalizione trumpiana che Russia Unita di Vladimir Putin (anche se partito formalmente indipendente) invocano un vero e proprio “cambio di regime” e pensano che il nemico delle rispettive identità nazionali sia innanzitutto interno. Per Mosca sono gli ucraini, i “piccoli russi” (come si diceva un tempo) che tralignano abbandonando la tradizione del mondo russo (russki mir), tradiscono i propri fratelli e si occidentalizzano. Per Trump il nemico è l’universalismo cosmopolita del partito democratico: se l’America è un modello universale – pensano – allora non è più nostra e quindi non è niente. Dal questo punto di vista l’America (così come la Russia) è una nazione in quanto tale diversa: nessuno può assomigliarle né prenderla a modello. Dottrina della tradizione La simpatia tra i due leader si basa su una dottrina della tradizione: si sentono in armonia tra di loro e non con il complicato multiculturalismo europeo basato sul diritto internazionale e sulla fede nel multilateralismo globale. A meno che Mosca rifiuti l’accordo americano per Kiev. Comunque il modello europeo è incompleto, avanza lentamente e non riesce a dare di sé una definizione chiara e univoca. Di conseguenza il richiamo alle radici di americani e russi sembra più promettente e più semplice da capire. Ma a Mosca e Washington non tutto sarà così lineare: ci sono rispettivi alleati interni che hanno altri piani. Per Trump sono i Big Tech che vorrebbero portare l’America (e il mondo) altrove. Per Putin si tratta degli oligarchi che hanno enormi interessi e non vogliono la rottura permanente con l’Europa. La storia ci dice che per Russia e America il rapporto con l’Europa è sempre stato mutevole e discontinuo. Potrà cambiare ancora.