Giorgia Meloni al Parco Verde a Caivano ha incontrato l’unità del paese. Che non c’è. Se ha saputo vedere, e considerare quello che ha visto, ha toccato con mano, e probabilmente con gli occhi di madre, che rivendica, il divario di “cittadinanza” repubblicana tra aree del paese.

E, nelle stesse aree, tra ceti e classi sociali, o quel che resta delle classi sociali in territori degradati, deprivati di ogni cosa, a cominciare dal lavoro, deprivati di qualsiasi “aggregante” sociale che non sia la miseria e la riaggregazione sociale affidata alle metastasi cancerose del disfacimento “organico” di una comunità.

Accorciando lo sguardo all’attuale dibattito politico ha visto in corpore vili e non in vitro, fossero pure le astrazioni determinate del dibattito economico e costituzionale, i Lep. I famigerati livelli essenziali delle prestazioni da garantire alla cittadinanza repubblica, volgarmente a tutti gli italiani. Più precisamente, ha incontrato la loro totale assenza. Li porti lì, i Lep, al Parco Verde, e a tutti i cento Parchi Verdi d’Italia, e poi parliamo di autonomia differenziata, regionalismo rafforzato, o quanto si voglia di competizione territoriale e sociale tra territori e ceti “abbienti” e territori e strati sociali, amplissimi, con le mani legate dietro la schiena.

Non creda, come hanno creduto prima di lei schiere di governi di risolvere il problema con un bene confiscato o una piscina dove riportare lo sport grazie alle Fiamme Gialle. Se farà così, non marcherà il territorio ma vedremo solo l’ennesima “marchetta” politico-comunicativa.

Ha ragione don Patriciello: al Parco Verde il governo non porti soldi, si “squaglieranno” come i ghiaccioli per strada e l’acqua dolcificata sarà raccolta nei soliti secchi. Meloni porti al Parco Verde i livelli essenziali delle prestazioni e cioè servizi, opportunità, diritti economici e sociali, che non possano essere vandalizzati come una piscina o usati come un bene confiscato, se ben utilizzato, per una visita guidata della politica in gita turistica.

Al Parco Verde di Caivano c’è la sineddoche (“la parte per il tutto”, un lacerto di realtà) dell’Italia reale. E nelle tante Caivano d’Italia, che non sono solo al Sud, bisognerebbe solo alzarsi in piedi ed osservare un minuto di silenzio e mettere a tacere discorsi scomposti.

Tra questi discorsi trovo scomposto e brutale il dibattito sull’autonomia differenziata, proposta all’insegna che se non la si fa cade il governo. Signori cari, l’alternativa, se la si fa, è che cada il paese. Quel che ne resta, almeno istituzionalmente, di unitario. E vorrei ricordare che i Lep, i livelli essenziali delle prestazioni, sono in sé un concetto ambiguo, a rischio di truffa linguistica e politica.

I livelli “essenziali” di prestazioni non sono livelli “eguali” di prestazioni. Ammesso che si realizzino, ci saranno cittadinanze italiane diverse regione per regione, ratificate dallo stato, o dal simulacro che ne sarà tenuto in vita artificiale. Non sono strumento idoneo a garantire il dettato costituzionale. Nomina sunt consequentia rerum. Chi vuol intendere, intenda. E auspico fin d’ora un ricorso alla Corte su questa truffa linguistica.

Giorgia Meloni nei consessi internazionali ha incontrato l’Europa, e la sua realtà, e si è fortunatamente e intelligentemente adeguata. Al Parco Verde di Caivano (ma ha avuto notizie anche da Tor Bella Monica) ha incontrato l’Italia reale. Ne tragga le conseguenze.

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