L’incompetenza è sempre pericolosa. L’incompetenza mista ad arroganza durante una pandemia è letale. Non si tratta di avere Giuseppe Conte in simpatia o in antipatia, di essere di destra o di sinistra. Qui c’è in gioco la vita e la salute degli italiani e questo governo si sta comportando in un modo che sfugge ormai a ogni logica. 

Da giorni è chiaro che l’andamento dei contagi è fuori controllo, la pandemia ha ricominciato a espandersi dopo Ferragosto e non ha mai rallentato. Dopo la partenza lineare, si espande in modo esponenziale. Il governo Conte all’inizio nega il problema, poi adotta un primo Dpcm di cui ormai non ricordiamo neanche più i contenuti, tanto impalpabile si è rivelato. Poi, in meno di una settimana, deve adottarne un secondo: anche questo inutile.

Poche ore dopo che il governo nazionale ha deciso di tenere aperti i locali fino a mezzanotte e altre blande limitazioni, la Lombardia dispone il coprifuoco tra le 23 e le 5 e la Campania chiude le scuole. Di fronte a questo palese scollamento tra realtà e decisione politica, la grande preoccupazione di palazzo Chigi è dimostrare che il premier Conte è ancora popolare nei sondaggi. Anzi, che non è mai stato così popolare. Poi smentisce le voci di nuovi Dpcm perché è tutto in ordine e nel giro di un paio d’ore arriva il dato che certifica l'ennesimo balzo, da 11mila a 15mila contagi in 24 ore. 

Nel frattempo la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina spiega che le scuole non sono focolai sulla base di dati privi di ogni valore, che costerebbero la bocciatura a qualunque studente non dico di statistica all’università ma anche di matematica alle superiori. Per fortuna c’è la ministra dei Trasporti, Paola De Micheli, che ci rassicura sul fatto che “nella prossima settimana avvieremo una revisione del protocollo per il settore del trasporto”. Ora sì che ci sentiamo sicuri: avviano la revisione del protocollo. Otto mesi dopo aver capito che i mezzi pubblici durante la pandemia sono un problema e una fonte di contagio e adesso avviano la revisione del protocollo. 

Roberto Gualtieri, ministro dell’Economia, è una figura ormai indecifrabile: nel pieno di questo disastro, dice che “se riusciremo a contenere la ripresa delle infezioni da Covid-19 con misure selettive, sono fiducioso che i risultati del 2020-2021 non saranno lontani - spero migliori - da quanto previsto per il 2021”. Beato lui che vive con tanto ottimismo e serenità, che dice che il Mes non serve perché siamo pieni di soldi (ma non di piani su come spenderli, pare). Poi c’è l’ineffabile Domenico Arcuri, commissario straordinario anti Covid, che promette di raddoppiare i tamponi entro due mesi, da 100mila a 200mila. Finora non ha mai rispettato un impegno, avrà una ottima scusa anche in questo caso (c’è sempre qualche burocrate ministeriale o regionale da incolpare). Al ministro della Salute Roberto Speranza non resta che appellarsi alla responsabilità individuale. Come dire: salvatevi da soli, ma non contate su di noi. 

Il Comitato tecnico scientifico non è più disposto a prendersi la responsabilità per le decisioni del governo e quindi offre solo vaghe indicazioni. Il governo non è più disposto a farsi carico dei costi politici e lasciare ai presidenti di regione il ruolo di eroi che sconfiggono la pandemia, dunque non decide. I presidenti di regione non sono più disposti a sacrificare le esigenze del territorio a una strategia condivisa, quindi vanno in ordine sparso, nel tenere aperto e nel chiudere.

Nessun negoziante o imprenditore accetta più di darsi limiti spontaneamente se vede che il suo vicino, magari più ammanicato di lui, resta aperto. Morale: la pandemia non è più gestita da nessuno. Difficile immaginare una dimostrazione più plateale e più pericolosa di fallimento.

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