Altro che delega di Gaza alle «forze arabe», resterà solo Netanyahu

Può risultare un esercizio sterile, fare l’esegesi delle parole del Grande Bugiardo. Eppure è obbligatorio cercare di muoversi tra il falso, l’incredibile e il verosimile visto che le sue decisioni influiscono sui destini del pianeta, i nostri compresi. Il Grande Bugiardo è ovviamente Benjamin Netanyahu. Incurante del parere contrario praticamente del mondo intero, dei suoi generali, dei suoi servizi segreti e persino di una fetta del suo governo, ha annunciato l’occupazione della Striscia, a partire da Gaza City e già questo significa almeno un milione di profughi. Scopo: liberare gli ostaggi. E siamo alla fandonia più spudorata se Hamas ha già avvertito che se ci fosse l’invasione sarebbero uccisi. E ancora: la fine di Hamas, già giudicata impossibile per il reclutamento perenne nei ranghi del movimento terrorista di giovani esulcerati dall’odio che vanno a rimpiazzare i combattenti morti. Garantisce, il premier di Israele, il soccorso della popolazione civile e non si capisce quali siano i suoi criteri se nega ostinatamente la carestia nella Striscia. La Cpi va difesa perché nessuno è al di sopra del diritto, neanche a Gaza Ma c’è un punto ancora più spinoso, volutamente lasciato nel vago, enunciato a qualche giornalista amico e non messo nero su bianco nei comunicati ufficiali. Ha detto Netanyahu che non intende annettere la Striscia ma affidarla alla gestione di non meglio precisate «forze arabe», evidentemente ben accette e non ostili ad Israele. Il guaio è che, anche con grandi sforzi di immaginazione, queste «forze» non si riescono ad individuare. Fino a ingenerare il sospetto che sia una maniera di evitare condanne troppo severe da parte della comunità internazionale. Che peraltro sono comunque puntualmente piovute. Per esclusione «Forze arabe», ma quali? Vanno esclusi a priori i paesi sciiti con cui l’inimicizia è sfociata negli atti di guerra contro Teheran, il faro di quella galassia. Restano i sunniti. Egitto e Giordania, oltre che confinanti, sono i soli con cui è in atto una pace seppur fredda. Ma, essendo così prossimi, sono stati i primi a denunciare il tentativo di pulizia etnica della Striscia quando Israele li aveva individuati come possibili mete di un esodo massiccio da Gaza. Erano i giorni in cui Netanyahu e Trump si davano di gomito sulla Riviera per miliardari e comparivano nei filmati di propaganda dei resort da sogno. La Giordania ha peraltro qualche problema aperto con la minoranza palestinese (o ormai maggioranza visto che censimenti seri non se ne fanno da tempo immemorabile) e l’Egitto non lesina l’insofferenza di chi è costretto a subire seppur indirettamente il disastro di Gaza. Netanyahu conferma: mi prendo Gaza. Il bluff sulla sovranità «a forze arabe» Se si fosse ancora agli esordi della corrispondenza di amorosi sensi tra lo Stato ebraico e Mohamed bin Salman, il principe ed erede al trono, il candidato forte sarebbe l’Arabia Saudita. Ma troppo sangue è scorso nel frattempo. E gli accordi di Abramo, che in prospettiva avrebbero dovuto portare al riconoscimento reciproco, sono naufragati con il 7 ottobre, in seguito con la smodata reazione israeliana. In Arabia si trovano i due luoghi più sacri dell’Islam, pur essendo disponibile a relazioni normali con Gerusalemme bin Salman si è sempre schierato a favore della soluzione dei due Stati, altrimenti verrebbe considerato un traditore della causa da parte di tutti i musulmani. Non a caso Riyad è stata tra le capitali più dure nel denunciare la sortita di Bibi: «Condanniamo con la massima fermezza la decisione di occupare Gaza e i continui crimini di fame, pratiche brutali, pulizia etnica contro il fraterno popolo palestinese». Altri Stati sono troppo minuscoli per poter accollarsi un’impresa tanto mastodontica. Il Qatar ad esempio avrebbe la forza economica per sostenere la ricostruzione di Gaza, ma non un apparato tale da garantire il controllo. A pensar male si fa peccato ma si indovina, c’è uno scenario che pare il più plausibile. Sorge il dubbio – quasi certezza – che dopo l’occupazione non ci sarà nessuna cessione. Netanyahu userà una formula già largamente sperimentata. Lui avrebbe voluto consegnare Gaza agli arabi ma purtroppo non c’erano interlocutori adeguati. Allora avanti con l’annessione e l’espulsione dei palestinesi sia da Gaza sia dalla Cisgiordania. Una terra per un popolo solo. E il mondo davanti al fatto compiuto.