Non c’è né memoria, né senso del limite, per non dire del pudore, nella politica italiana. Abbiamo assistito negli ultimi tempi ad un crescendo di attestazioni della grande, magnanima, disponibilità di Silvio Berlusconi a sostenere gli sforzi della nazione e, en passant, del governo in questa fase difficile.

L’apice dei riconoscimenti è stato raggiunto la settimana scorsa quando Forza Italia ha votato, insieme a Lega e Fratelli d’Italia, il terzo scostamento di bilancio rispetto alle regole imposte dal Fiscal Compact.  Non un grande evento, visto che tutta l’ opposizione si era già astenuta sullo stesso provvedimento nell’ottobre scorso. 

Questo gesto dell’ex Cavaliere non era altro che una parte in commedia, come si visto ieri, per trarre il maggior profitto alla sua causa personale. Così come nei mesi scorsi Berlusconi aveva ottenuto dal governo un intervento (improprio quanto deprecabile) per bloccare l’assalto della francese Vivendi a Mediaset, così ora ha ricompensato la maggioranza con qualche voto a favore su questo o quello, fino allo squillo di tromba del sostegno allo scostamento di bilancio. 

Questo do ut des  - uno dei tanti che avvengono sottotraccia senza altrettanto clamore – è stato però circonfuso con una lunga serie di peana sul “ravvedimento operoso” di Berlusconi. Evidentemente la feroce opposizione all’ "euro di Prodi” con cui sono state condotte tante champagne elettorali, nonché le accuse di “golpe” per gli interventi della Banca centrale europea a fermare la discesa verso il disastro del governo Berlusconi nel 2011, sono passate in cavalleria. Peccato che abbiano fertilizzato il terreno dell’opinione pubblica con un sentimento antieuropeo di dimensioni mai viste in precedenza.

Fino a tutti gli anni Novanta, gli italiani svettavano per essere quelli con il maggior attaccamento all’Unione Europea. Oggi i dati dell’ Eurobarometro certificano uno scivolamento sotto la media. E un recente sondaggio dell’Iai e dell’Università di Siena indica che solo gli elettori del Pd sono rocciosamente filoeuropei, oltre l’85 per cento,  mentre tutti gli altri sono ostili , con una metà dei sostenitori di Forza Italia che vogliono l’uscita dall’euro e dall’Unione (!).

Certo, la politica nell’Ue obbliga a contorsioni ed equilibrismi, per cui è toccata anche all’azzurro Tajani la presidenza del Parlamento europeo.  Ma pensare che la cosiddetta “maggioranza von der Leyen” (Pd, Cinque stelle e Forza Italia), possa essere trasposta in Italia è fantapolitica.

E infatti, l’incantesimo è svanito l’altro giorno quando Berlusconi ha fatto ritorno all’ovile del centro-destra per opporsi, guarda caso, a una decisione riguardante l’Europa. Sembra che sia stato decisivo un argomento, ventilato da Salvini, dal profumo irresistibile: il sostegno alla candidatura al Quirinale. Comprensibile che Berlusconi ci voglia credere, meno che ciò sia realistico. E tuttavia, pur di coltivarne la speranza o l’illusione, l’ex Cavaliere sarà disposto a spostarsi di nuovo verso il governo, all’occorrenza: benissimo, basta non confondere (legittime) tattiche strumentali con conversioni sulla via di Bruxelles.

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