E’ commovente l’interesse che il mondo politico, economico e culturale sta mostrando per il futuro di Mario Draghi. Un interesse che comunque non ha indotto il diretto interessato a rompere il silenzio. In teoria il “president  forever and ever” può esserlo per il Consiglio dei ministri, il Quirinale, la Commissione europea, il Consiglio europeo, la Banca Mondiale o il Fondo monetario internazionale. Le opzioni immediate sono però quelle di Palazzo Chigi e del Quirinale.

 Come Presidente della Repubblica le funzioni di Mario Draghi sarebbero quelle stabilite dagli articoli della Costituzione compresi tra l’articolo 68 e l’articolo 135: indire le elezioni, incaricare una persona a formare il governo, autorizzare la presentazione alle camere dei disegni di legge di iniziativa del governo, promulgare le leggi e i decreti… Tutte funzioni che un autorevole costituzionalista può svolgere senza grandi difficoltà.

Le due sfide

In questo momento, e fino al 2026, il presidente del Consiglio avrà due compiti fondamentali: il primo è verificare l’attuazione del Pnrr, pena la sospensione dei finanziamenti del Next Generation EU.  Il secondo riguarda la revisione del Patto di bilancio europeo, conosciuto anche come fiscal compact, che avverrà appena saremo uscita dalla emergenza della pandemia. Vi sono poi temi di grande rilevanza come i rapporti con la Cina, gli Stati Uniti e la Russia, il problema dei migranti, la prossima nomina del Segretario Generale della Nato, la politica spaziale, le politiche energetiche.

Le discussioni e le decisioni su questi temi non sono di pertinenza del presidente della Repubblica ma del capo del governo perché saranno affrontati a livello dei capi di stato e di governo e, in sede operativa, dai singoli ministri del governo italiano che si riuniscono periodicamente in sede europea, come, ad esempio, i ministri delle finanze nell’Ecofin.

L’autorevolezza di Mario Draghi  assicura un risultato positivo per l’Italia dalle riunioni e decisioni prese a livello europeo, ma la sola autorevolezza di Draghi non è sufficiente. Occorre anche che la squadra dei ministri sia formata da persone che lavorano in consonanza con le politiche proposte da Draghi perché saranno loro a partecipare alla discussione dei problemi di ciascun ministero. Queste sono le due precondizioni per un futuro positivo per l’Italia.

Draghi al Quirinale appare dunque non utile alle sfide che il nostro Paese dovrà affrontare nei prossimi anni, ma necessario a Palazzo Chigi. E’ sempre difficile capire i proclami dei nostri politici, troppo spesso motivati dalla ricerca di voti piuttosto che dal sincero perseguimento del bene comune. In certi momenti si vuole Draghi al Quirinale, in altri momenti a Palazzo Chigi.

In questo momento giocano un ruolo chiave la prossima elezione del capo dello stato e le elezioni politiche del 2023. Dall’esito di queste elezioni potrebbe uscire un governo di destra ed è difficile immaginare un qualsiasi leader di questa destra seduto a palazzo Chigi con il difficile incarico di difendere gli interessi italiani dialogando con i vertici delle istituzioni europee e i capi di Stato e di Governo, compresi quelli di Stati Uniti, Russia e Cina.

Queste sono le ragioni per cui molti auspicano la permanenza di Mario Draghi a Palazzo Chigi fino al 2026. Non dovrebbe essere difficile, visto che tutti i partiti, compresi anche i pochi all’opposizione, hanno sempre dichiarato una stima incondizionata per Draghi. L’unica riserva, non certo insignificante, è il pensiero di Draghi stesso.

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