Rsa e case di riposo per anziani continuano a tenere in isolamento i loro ospiti in una condizione che rasenta il sequestro di persona. Solo il 20 per cento si è dotato delle stanze degli abbracci che la circolare ministeriale favoriva più di sei mesi fa. Circa il 50 per cento ha attivato il sistema delle videochiamate per parlare coi parenti.

Molti italiani non riescono a vedere i loro congiunti da troppo tempo e senza giustificazione alcuna. Infatti, la gran parte degli anziani è vaccinata e comunque è noto che, all’inizio della pandemia, quando vi fu un’ecatombe, il rischio non venne dall’esterno ma dall’interno: il personale a cui non veniva dato alcun presidio e le farneticanti decisioni delle amministrazioni delle Rsa di mescolare anziani sani e malati. Su questo ora la magistratura sta indagando.

Al di là di ciò che accadde durante la prima ondata, pare assurdo e ingiustificabile il lockdown continuo a cui sono sottoposte persone già infragilite dall’età. Non ci vuole poi molto a capire che l’isolamento favorisce il lasciarsi andare, il deperimento e poi la morte precoce. Contravvenendo alle norme, sembra che tra divieti e condizioni capestro, tutto sia messo in atto per chiudere ancor più il mondo già recintato delle Rsa e degli ospizi, affinché tutto si svolga senza sguardi indiscreti.

Cosa devono nascondere? Una volta, quando esistevano i cronicari, ci si comportava nello stesso modo. Non è un caso che in Francia li chiamassero “mouroirs”, neologismo che possiamo tradurre con “moritoi”. Le Rsa nacquero per reagire a quello scandalo ma oggi gli stanno assomigliando sempre di più. Vogliono forse diventare luoghi di “scomparsa” nascosti agli occhi dei più? Ovviamente la ragione sono sempre e soltanto i soldi. Ci sono storie sempre più frequenti che dimostrano come dalle strutture non si esca più proprio perché queste ultime sono in sofferenza: molte famiglie stanno facendone a meno per paura che i propri anziani muoiano da soli.

Di conseguenza è in corso un’affannosa caccia all’anziano (preferibilmente non autosufficiente) da istituzionalizzare per poter rientrare nelle spese. La Rsa diviene uno scopo non un rimedio in caso di difficoltà delle famiglie. Le Iene hanno dato voce a uno di tali casi: Carlo Gilardi, novantenne benestante, rinchiuso in una Rsa contro la sua volontà. «Vogliono farmi dichiarare incapace – denuncia Carlo – venite a salvarmi». È scattata una campagna di sostegno, diretta dal badante e dagli amici. Asl e Rsa sono complici nel tenerlo dentro la struttura: puntano ai suoi soldi.

Da più parti emergono storie simili: anche a chi potrebbe stare a casa o in una casa-famiglia, viene negato il diritto di andarsene disponendo della propria vita e viene tolta la facoltà di decidere: va tenuto segregato per lucrare sul posto occupato. La crisi generale della pandemia ha mandato a gambe all’aria i conti di molte strutture che ora cercano di rifarsi sugli anziani: non fanno entrare nessuno e non permettono che nessuno se ne vada.

© Riproduzione riservata