Va dunque in onda l'ultima serie della soap “Via Filodrammatici”. In Assicurazioni Generali l'uscente Consiglio di Amministrazione (CdA) ha definito la lista dei nuovi membri, da proporre all'Assemblea di fine Aprile. S'oppongono due imprenditori, Francesco G. Caltagirone (costruzioni) e Leonardo Del Vecchio (occhialeria) che, prima d'accordo, ora sono contrari e preparano un'altra lista. A loro si unisce la Fondazione CRTorino.

Si equivalgono, poco sotto il 20 per cento, le forze, ma è meglio dire le debolezze. Mediobanca, azionista al 13 per cento, chiede in prestito il 4 per cento per superare il 17 per cento; altri soci, da entrambe i lati, voteranno ad aprile con azioni già vendute a termine, pare la Guerra dei Bottoni.

Si contende sulla conferma dell'amministratore delegato, Philippe Donnet; la maggioranza del CdA è a favore, i due dissenzienti contro. Interpellata da un esposto, la sibilla Consob non risponde e si trincera dietro un “richiamo d'attenzione” che, ispirato a buon senso e prassi, si concentra sulle procedure ma scansa questioni di sostanza. Va aggiunto che gli imprenditori hanno partecipazioni pesanti nella rivale Mediobanca: vicino al 20 per cento Del Vecchio, al 6 per cento Caltagirone.

Quanto ai piani d'impresa, il mercato ha ben accolto quello preparato da Donnet, mentre l'altro fronte non s'espone, o recita rituali formule manageriali.

Il CdA è ora uscito allo scoperto con la lista, confermando Donnet e diversi membri uscenti; i nuovi sono Alessia Falsarone, esperta d'investimenti internazionali, Luisa Torchia, docente di diritto amministrativo e, come presidente a sostituire Gabriele Galateri, Andrea Sironi, docente Bocconi, presidente di Borsa Italiana. Hanno reputazione di persone indipendenti e competenti, dalla schiena dritta, anch'esse risponderanno a tutti gli stakeholder, non solo a Mediobanca.

Sono ignote le proposte dei dissenzienti, ma l'asticella da superare è ora posta in alto; dovranno proporre nomi in grado di gestire meglio Generali, e di svolgere un ruolo positivo, se sconfitti, senza avviare dialettiche simili a quelle governo-opposizione.

Cosa farà il mercato? Edizione, gruppo Benetton, ha il 4 per cento di Generali; per tradizione vicina a Del Vecchio, la famiglia tace, come fa Assogestioni (Ag), che unisce le società di gestione di fondi e spesso presenta proprie liste.

Se le due fazioni sono vicine al 40 per cento in totale, sul mercato c'è il 60 per cento; viste le presenze storiche, in assemblea potrebbe presentarsi la metà che, con un 30 per cento, assegnerà la vittoria. Ag non si pronuncia, forse divisa fra opposte visioni, o incerta se presentare proprio la lista.

Si può anche sostenere che essa farebbe meglio ad astenersi, lasciando agli associati la scelta, come avvenne in due contese di mercato: in Impregilo, il management in carica soccombette nel 2012, quando Pietro Salini, col suo gruppo, fece decadere il CdA, mentre in Tim nel 2018 vinse il management, sostenuto dal fondo Elliott contro Vivendi. Il futuro CdA Generali potrà variare fra i 13 e i 15 membri; manca lo spazio per illustrare i diversi esiti possibili per le due, o tre, liste. Gli amanti della teoria dei giochi ci si possono sbizzarrire.

Che Ag presenti o no la lista, i fondi potranno comunque votare una delle due in lizza. Deve uscirne un CdA competente, aperto e leale verso tutti gli stakeholder; Generali va sottratta a personalismi e tentate rivincite, che inquinano un confronto decisivo per il futuro di una nostra grande, storica impresa. Una delle poche ad avere ancora qualche peso nel mondo.

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