Non sottovalutare il problema e parlare dei rischi che comporta il bere in adolescenza sono due piccole cose che dovrebbero fare tutti quelli che parlano del tema. Senza inutili divisioni
Quando si parla di adolescenti non si parla solo di loro ed a loro, si parla anche e soprattutto a dei genitori che si fanno tante domande e cercano risposte su un periodo cruciale dello sviluppo dei loro figli. Quando queste risposte non sono chiare o non sono sostenute da dati scientifici consolidati il rischio diventa enorme. Per tali ragione sono dalla parte del programma Presa Diretta di Rai3, che ha dedicato una puntata dal titolo “generazione alcolica” al fenomeno dell’uso di alcolici in adolescenza (vi invito ad andare a vederla), dell’articolo de il Sole 24 Ore del 21 gennaio 2025, che titola “Giovani e alcol, numeri allarmanti”, e di tutti gli altri contributi che parlano del problema.
Per le medesime ragioni non riesco a comprendere l’articolo pubblicato lo scorso 11 febbraio sul Domani che, prendendo di mira un mio articolo del 22 gennaio (pare senza averlo letto o senza averlo letto per intero), ci dice che tutti quelli che parlano di un problema di abuso di alcolici in adolescenza sono preda di una fantasiosa costruzione giornalistica.
I numeri del fenomeno in Italia
È vero, come riportato dall’articolo del 11 febbraio, che facendo la media di tutti i paesi europei la percentuale degli adolescenti di 15 anni che si sono ubriacati almeno due volte nella vita è scesa dal 2002 al 2022 dal 39 per cento al 23 per cento. Tuttavia, considerare questo singolo dato del report della Commissione europea è limitativo e porta a conclusioni lontane dalla realtà italiana.
Purtroppo, il recente report della Commissione europea riporta, per il 2022, una percentuale di adolescenti italiani di 15 anni che si sono ubriacati almeno due volte superiore al 35 per cento per i ragazzi e superiore al 25 per cento per le ragazze.
Purtroppo, i dati riportati nel mio articolo del 22 gennaio sono reali e quanto ho provato a fare con quell’articolo è stato fotografare la realtà internazionale ed Italiana di oggi, partendo dagli ultimi dati pubblicati dal National Institute on Alcohol Abuse and Alcoholism degli Usa e dalla Commissione europea.
Perché non bisogna dividersi sul problema alcol e adolescenti
Considerando le percentuali dei quindicenni italiani che hanno fatto abuso di alcolici, abbiamo un altro dato da considerare: più di un terzo dei genitori italiani con figli adolescenti ed un quarto con figlie adolescenti hanno dovuto affrontare l’ubriachezza delle loro ragazze e dei loro ragazzi.
È difficile immaginare cosa possano pensare questi genitori nel leggere che l’alcol tra gli adolescenti ha un trend in miglioramento nella media dei paesi europei. È difficile immaginare cosa possano provare i genitori che devono accompagnare in pronto soccorso i loro figli adolescenti dopo un’abbuffata di alcol (in termini scientifici: Binge drinking).
È per tutti loro che bisogna mantenere alta l’attenzione sul tema. Per quanto riguarda la “de-normalizzazione del bere”, riportata dall’articolo del 11 febbraio, essa è una interessante teoria sociologica proposta da Caluzzi et al. (2022. Pubblicato su Addction) che cerca di dare un quadro d’insieme per spiegare la riduzione del consumo di alcolici negli adolescenti a livello internazionale.
Tale teoria è giovane e discussa (Pertti Alasuutari, 2022. Pubblicato su Addiction) e non può essere considerata applicabile a tutte le realtà nazionali ed all’Italia (Kolind et al., 2025. Pubblicato su Health, Risk & Society). Purtroppo, le percentuali riportate dalla commissione europea relative all’uso/abuso di alcol tra gli adolescenti Italiani lo dimostrano.
I dati scientifici consolidati che dovrebbe porre tutti dalla stessa parte nel sollevare il tema del consumo di alcolici in adolescenza sono, tra gli altri, quelli riportati nel lavoro di de Goede et al. (2021. Pubblicato su Advances in Nutrition) che, facendo una revisione della letteratura scientifica, evidenziano come l’utilizzo di sostanze alcoliche in adolescenza alteri lo sviluppo cerebrale (aumentando il rischio di difficoltà cognitive e di apprendimento) e comporti un rischio per lo sviluppo di alcolismo in età adulta. Il gruppo di ricerca di de Goede conclude che gli adolescenti non dovrebbero bere alcolici in termini assoluti.
Di conseguenza, non sottovalutare il problema e parlare dei rischi che comporta il bere in adolescenza sono due piccole cose che dovrebbero fare tutti quelli che parlano del tema. Senza inutili divisioni.
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