Vorrei ringraziare il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, perché inviando la commissione d’accesso al comune di Bari ha dimostrato come una legge approvata per contrastare il condizionamento mafioso nei comuni possa essere usata a mo’ di clava contro gli avversari politici, e che un ministero prestigioso e delicato, quello dell’Interno, si sia trasformato in una succursale di alcuni esponenti pugliesi della maggioranza invece che in presidio di legalità nel contrasto alla mafia. Complimenti ministro Piantedosi. Davvero complimenti.

Credo che lei quella commissione non avrebbe dovuto inviarla perché lo ha fatto in modo talmente maldestro da far comprendere a tutti l’intento strumentale, proprio alla vigilia del voto amministrativo a Bari.

Mettere sotto accusa il sindaco e il consiglio comunale significa immaginare di avere una chance di conquistare il comune; così hanno pensato coloro che l’hanno indotta a fare quel gesto così sconclusionato.

Non doveva, soprattutto, accedere alle richieste di alcuni parlamentari pugliesi della sua maggioranza ma invece utilizzare gli strumenti che la legge le offre attivando interlocuzioni e richiedendo pareri ai livelli locali: prefetto, questore, comandante dei carabinieri e della guardia di finanza. Non l’ha fatto.

Si rende conto che agendo così li ha commissariati e delegittimati? Avrebbe dovuto attendere che fosse il comitato provinciale per l’ordine pubblico titolato a richiedere l’avvio della commissione d’accesso.

Il ministro non sa

Se avesse chiesto avrebbe scoperto, ad esempio, che proprio il giorno dell’esecuzione dell’ordinanza delle misure cautelari, il procuratore della Repubblica di Bari aveva elogiato il sindaco per l’impegno del comune contro la mafia; che il sindaco di Bari è da tanti anni sotto scorta perché i mafiosi lo considerano un nemico e un ostacolo; che nelle intercettazioni – i mafiosi parlano al telefono, lo dica al suo collega Carlo Nordio – i mafiosi dicevano di votare l’avversario di Antonio De Caro perché De Caro non era disponibile a pagare i voti. Tutto ciò a Bari è noto ed è noto a prefetto, questore, carabinieri, finanzieri, oltre che ai magistrati.

Nascondere la pistola

Ma non ha ritenuto di muoversi lungo la via istituzionale che le competeva per legge e per ufficio e s’è fatto strumentalizzare da quei parlamentari che hanno postato una foto con lei dopo la richiesta della commissione d’accesso.

Una foto che rimarrà nella storia della città di Bari. Se fossimo in un giallo si potrebbe dire che l’assassino è stato preso con la pistola fumante in mano; perché neanche questo hanno saputo fare, nascondere la pistola.

Avrebbe scoperto un’altra cosa signor ministro, che la consigliera comunale arrestata era stata eletta con il sostegno dei partiti di quei parlamentari che adesso si stracciano le vesti. La signora è poi transitata in campo opposto. Eh si! Questi sono i guai dei cambiacasacca. Bisogna sempre diffidare di costoro. E non lo si fa mai abbastanza.

Avrebbe scoperto un’altra cosa che a Bari tutti sanno: il sindaco De Caro era contrario a questo cambio di campo perché la sua è una maggioranza molto ampia che non aveva bisogno di altri apporti e perché in campagna elettorale la nuova arrivata aveva usato toni molto violenti contro di lui.

I presupposti di legge

Quindi, il tutto si ridurrebbe ad una consigliera comunale accusata di rapporti con i mafiosi e di aver preso voti da costoro. Consigliera comunale che non è accusata di aver in alcun modo determinato atti del sindaco e della giunta, e di non essere stata determinante in un nessun atto deliberato dal consiglio comunale.

E questo porta alla commissione d’accesso? Non le sembra un po’ troppo? Domando: è possibile sciogliere un consiglio comunale su questi presupposti o non è il caso di rivedere su questo punto la norma prevedendo semmai la decadenza del soggetto coinvolto senza travolgere tutti gli altri?

Se si sciogliesse il consiglio comunale di Bari si arriverebbe al paradosso d’un comune sciolto per l’attività di una sola persona non determinante in alcuna scelta, consiglio comunale il cui sindaco ha combattuto la mafia correndo rischi personali come lei stesso ha certificato al punto da avergli confermato la scorta.

Insomma, verrebbero travolti gli innocenti, compresi i consiglieri di opposizione che si sono opposti all’operato del sindaco. Non le pare che c’è qualcosa che non va? Gli scioglimenti vanno fatti perché sono utili al rinvigorimento della democrazia, ma vanno fatti quando ne ricorrano i presupposti di legge, cioè quando ci siano elementi «concreti, univoci e rilevanti». E questa volta i presupposti non ci sono. Se ne accorgeranno i tre della commissione che ha nominato. Complimenti signor ministro. Davvero complimenti.

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