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Sanremo, io difendo i calci di Blanco alle rose

LaPresse
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  • Non riuscendo a sentirsi in cuffia e vedendo ignoranti i suoi ripetuti segnali ai tecnici, il (quasi) ventenne cantautore di Brividi, ha cercato di riempire comunque il suo momento, spingendosi un po’ oltre qualcosa che in realtà era con tutta probabilità già previsto.
  • Ma le reazioni della platea – reale e social – dicono molto della nostra incapacità di reggere un’anomalia, un’irruzione che scompiglia le carte. Non ha fatto male a nessuno, non ha raso al suolo il teatro: davvero molta, troppa indignazione per nulla.
  • Si è letto di tutto in queste ore: dal desolante sciacallaggio mediatico dei politici a quello delle attiviste digitali che hanno gridato alla tossicità maschile. Io ho visto un ventenne che rideva, forse un po’ in imbarazzo.

Il fuoriprogramma di Blanco al debutto del 73° Festival di Sanremo è stato senza dubbio il mio momento preferito di tutta la serata. I fatti sono ormai noti: c’era già stato il duetto con Mahmood e Blanco era tornato sul palco da solo per presentare il suo nuovo singolo, L’isola delle rose. Non riuscendo a sentirsi in cuffia e vedendo ignoranti i suoi ripetuti segnali ai tecnici, il (quasi) ventenne cantautore di Brividi, ha cercato di riempire comunque il suo momento, spingendosi un po’ oltre

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