Diamo il via alle primarie. È la scelta che dovrà far emergere le idee-progetto per affrontare i drammi e le speranze di Roma Capitale. Se Carlo Calenda deciderà di partecipare sarà una buona cosa. Io auspico che questo accada. Sono pronta anche io a confrontarmi portando le mie idee. Le primarie devono servire a rendere chiare le differenze di pensiero e di visione, non solo tra noi e il centrodestra, ma anche all’interno della coalizione.

Ho sempre sostenuto che serve un’alleanza ampia e plurale e ne sono sempre più convinta. In questo modo emergeranno i tanti punti di vista. Quello in cui io mi riconosco di più è legato a un centrosinistra moderno e innovativo, che mette al centro le persone e i loro diritti civili e sociali, ecologista, che punta a fare di Roma una delle migliori capitali d’Europa con un’idea-progetto che la trasformi in uno spazio sociale innovativo, attraverso una rigenerazione urbana della città senza precedenti, in grado così di promuovere il lavoro e le attività produttive in modo concreto e reale.

No all’ultraliberismo

La sua prospettiva, invece, è quella ultraliberista, che già abbiamo conosciuto in tutte le città d’occidente. Basta andare nelle periferie per capire i danni che ha causato. Basta vedere lo stato dei servizi per comprendere la drammatica crisi in cui versano. Non è più il tempo delle privatizzazioni, della privazione dei diritti, della chiusura alla partecipazione e all’innovazione.

Del resto, abbiamo due formazioni completamente diverse: lui viene dalle grandi aziende multinazionali, io dalle battaglie ecologiste. Lui vorrebbe privatizzare Ama e Atac, io mi sono battuta perché Acea restasse pubblica con un progetto sostenibile ed efficiente. Lui sostiene che Alitalia oramai avrebbe dovuto fallire (mettendo in discussione il lavoro di 12mila persone), io penso che la rovina di Alitalia siano stati i cattivi privati e che lo stato debba risollevarla e rilanciarla con un progetto produttivo avanzato e tutelando quanti più posti di lavoro possibile. Lui pensa che la priorità delle periferie sia limitata al semplice decoro. Io penso che le periferie debbano diventare la più grande priorità di Roma Capitale, con un progetto che sia in grado di competere con le più grandi esperienze maturate in Europa e nel mondo.

Proporrò un’idea-progetto di profonda innovazione, non soltanto sul sociale, ma anche sull’ambiente, sulla ricerca scientifica, sul turismo e sulla sicurezza. Insomma è necessario che le primarie siano il luogo ideale per una battaglia onesta, su temi concreti che riguardano la visione della città, la prospettiva che ognuno di noi vuole darle, per far emergere finalmente tutta la chiarezza che serve affinché le romane e i romani possano scegliere un progetto chiaro, di ampia portata e operativo.

Chiamiamo le cittadine e i cittadini, le associazioni, il mondo del volontariato, le organizzazioni sindacali e professionali, la presenza sociale della chiesa nelle parrocchie e sui territori a decidere tra due punti di vista oggettivamente diversi. Non su mezzi programmi inconcludenti e fumosi né sulle virtù comunicative di singole personalità concentrate più sul proprio destino politico nazionale che su un impegno esclusivo per il rilancio della nostra città. Proponiamo percorsi definiti e riconoscibili, storie trasparenti e posizioni finalmente inequivocabili. La scelta sarà poi nelle mani dei romani.

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