Prima che iniziate a leggere questo pezzo credo sia necessario mettere tutti i “trigger warning” del caso (ovvero, per chi frequenta poco Internet, l’avvertimento che nel presente testo si affronta un argomento delicato e che le cose che vengono dette potrebbero turbare la sensibilità di qualcuno).

Quindi, se siete tra le persone a cui la sola parola “stupro” provoca un senso di malessere smettete di leggere ora. Ed evitate, anche, di leggere la sentenza recentemente emessa dalla corte d’Appello di Torino in merito a un processo per stupro in cui l’imputato è stato assolto, in secondo grado, con queste motivazioni: «Non si può affatto escludere che al ragazzo la giovane abbia dato delle speranze, facendosi accompagnare in bagno, facendosi sporgere i fazzoletti, tenendo la porta socchiusa, aperture lette certamente dall’imputato come un invito a osare. Invito che l’uomo non si fece ripetere, ma che poi la ragazza non seppe gestire, poiché un po’ sbronza e assalita dal panico.

L’unico dato indicativo del presunto abuso potrebbe essere considerato la cerniera rotta, ma l’uomo non ha negato di aver aperto i pantaloni della giovane, ragione per cui nulla può escludere che sull’esaltazione del momento, la cerniera, di modesta qualità, si sia deteriorata sotto forzatura».

Premettendo che la procura generale ha fatto ricorso in Cassazione, chiedendo l’annullamento della pronuncia perché «la corte dimostra di non applicare i princìpi giurisprudenziali in tema di consenso all’atto sessuale» e che la faccenda processuale avrà il suo corso, queste motivazioni possono essere molto utili a qualunque donna per comprendere bene cosa NON fare per non farsi violentare o, quantomeno, se non riesce a evitarlo, per vincere un eventuale processo in merito.

Certo, viviamo nel 2022, la violenza sessuale dovrebbe essere un problema, se non del tutto risolto, quantomeno gestibile e unitariamente percepito come unica responsabilità di chi la commette (e mai di chi la subisce) ma evidentemente ci eravamo sbagliate a pensare fosse così, quindi meglio correre ai ripari:

– Non bere. Per quanto lo si spieghi, lo si ripeta, si facciano dei master universitari in merito agli uomini non sembra ancora del tutto chiaro che se quando bevi non hai la lucidità per guidare allora se sei ubriaca non hai la lucidità per esprimere un consenso sessuale. Molti uomini diranno: «Vabbè ma se non scopassi con quelle ubriache non scoperei più». Eh, appunto, fatti due domande.

– Avere cerniere di buona fattura e vestiti di marca molto resistenti. Mi raccomando, in caso di stupro le vostre vesti stracciate, forzate e/o rotte, se erano comprate al mercato, non verranno considerate prove di violenza ma solo prova del fatto che siete povere e non vi comprate cerniere resistenti.

– Non lasciare la porta aperta. Chiudere sempre bene finestre, porte, portefinestre, serrare bene tutte cose, altrimenti quell’anta socchiusa potrebbe sembrare un chiaro «invito» al maschio per venire ad approfittare di voi. Come ci insegnano tutte le commedie sexy anni ‘70. E poi si sa che oggi le porte bisogna chiuderle, non come quando c’era Lui, in cui si potevano lasciare aperte.

– Visto che se a voce dici “non voglio” nessuno ti ascolta, nessuno ti crede e, nel peggiore dei casi, nessuno lo prende in considerazione neanche durante un processo, nel dubbio porta sempre con te un pennarello per poterlo scrivere sul muro, sul pavimento, sul braccio, sul tovagliolo o di carta. Perché si sa, un rifiuto che nessuno sente in realtà è un consenso. È inciso nella Bibbia delle cazzate, noto testo di riferimento degli anni ‘50.

– Non essere gentile con nessuno, per evitare il rischio che si faccia illusioni e perché si sa che un sorriso intende sempre desiderio di un rapporto sessuale. Questa regola è invece riporta nel Vangelo degli stronzi.

– Non baciare nessuno. Se una porta socchiusa può essere «un invito a osare» figuriamoci cosa possa significare un bacio. Evitiamo in toto questa pratica. Certo, la nostra vita potrebbe risultare privata di qualcosa, intrisa di panico e paura, senza la libertà di potersi mai rilassare né di poter nutrire fiducia negli altri e nella giustizia. Ma siamo donne, d’altra parte, dovremmo esserci abituate. O no?

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