Il Mes è economicamente conveniente. Permette di finanziare la sanità con fondi presi a prestito a interessi più bassi di quelli di mercato. È vero però che questa convenienza, che pure rimane, è andata diminuendo man mano che la Bce ha comprato i nostri titoli e i tassi di mercato sono scesi.

L’essenziale non è però prendere i soldi dal Mes, ma usarli per spese sanitarie abbondanti, ben articolate e attente alle esigenze della ricerca, scadenzate e documentate.

Al posto della garanzia e del controllo dell’organismo europeo con sede a Lussemburgo, si possono mettere garanzia e controllo del Parlamento e dell’opinione pubblica, italiana e internazionale, compresa quella che sul mercato affianca la Bce nel detenere i nostri titoli di Stato.

L’importante è assicurarsi che, non essendo vincolati a una lista di spese presentata al Mes, non si usino 30 e più miliardi per finanziamenti a pioggia e cedimenti a corporazioni che hanno interessi diversi da quelli dell’insieme del paese.

Va escluso anche il cattivo uso dei soldi che comunque andrebbero nell’ambito sanitario. Qualunque sia la gerarchia di spese che il programma di governo prevederà, la sanità avrà un posto di rilievo. Le spese sanitarie non dovranno essere previste solo per quando sarà pronto il Recovery Fund.

È indispensabile intensificarle subito, dirigerle con cura e competenza, controllarle con rigore, renderne conto periodicamente e in modo trasparente al parlamento e ai cittadini che con la sanità vedono in gioco la salute e la sopravvivenza.

Per rendere forte e vincolante questo impegno sarebbe utile il Mes. Ma se aderirvi è così divisivo come si dice, chi lo desidera si irrigidisca almeno sulla destinazione sanitaria di una somma equivalente a quanto il Mes ci presterebbe.

Chieda che nel programma ci sia l’impegno a redigere entro una data certa l’elenco di spese corrispondente e si individuino le forme di controllo e rendiconto che ne presidino la destinazione.

L’intero governo, riferendo al parlamento, affianchi il ministro della sanità in questa funzione di garanzia per gli italiani.

Se la cosa riuscisse, il metodo potrebbe avere un futuro anche nel gestire in modo trasparente altri pacchetti di spese, comprese quelle che ci rimborserà il Recovery Fund.

Un impegno del genere attenuerebbe anche le perplessità dell’Europa e dei mercati di fronte ai nostri bisticci sul Mes.

Per ora i finanziamenti sono assicurati dalla Bce. L’importante è far vedere che ci stiamo impegnando a usarli bene. Le spese sanitarie non sono le uniche da mettere al sicuro.

Ma se cominciamo a chiedere attenzione per un nuovo governo con un piano sanitario impeccabile, che abbiamo senz’altro le capacità di stendere e realizzare, ne guadagneremo in credibilità dando anche un contributo a tenere lo spread di mercato su livelli che minimizzano lo strano sacrificio che ci imponiamo a non usare il Mes.  

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