Il 1º maggio

Il “fuck Putin” che nessuno ha avuto il coraggio di urlare al concertone

LaPresse BENVENUTI/LAPRESSE
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  • Siamo in Italia, il paese in cui il 1° maggio un giornalista di Mediaset intervista il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov – diciamo “intervista” ma il verbo è un pietoso eufemismo – e alla fine lo congeda con un surreale «buon lavoro».
  • Siamo in Italia, dunque, niente di più probabile che se dal palco del concerto del 1° maggio domenica pomeriggio si fosse alzato un collettivo, sonoro, intonato oppure anche meglio stonato “fuck Putin”, sonoro come quello dei Måneskin sul palco del Coachella festival.
  • La musica non ferma la guerra, ci ha ricordato con la sua ironia contro il pacifismo di maniera la solitaria gag di Lundini che ha cantato che «la guerra è brutta», con tanto di finta telefonata di Vladimir Putin che annuncia la pace.

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