L’idealista: Rinasce solo in certi momenti quella “pubblica fede” che da sola può fare miracoli in certi momenti storici, ma senza la quale neppure i governi più abili possono cambiare nulla. Ma ha una precisa direzione: l’alto, verso cui lo sguardo a lungo avvilito si solleva, per guadagnare un orizzonte più ampio, e perché il respiro si allarghi.

Il cinico: Ma chi è quest’anima bella che sogna la catarsi? Ma dove vive?

L’idealista: Per questo l’auspicio del capo dello stato – un governo di unità nazionale, ma di alto profilo – aveva suscitato fra i molti che non vivono di tic ideologici una speranza profonda.

Il cinico: Ma come si fa a prendere sul serio le belle parole, in politica?

L’idealista: A proposito di alto e di basso, non c’è dubbio che il profilo del discorso del presidente del Consiglio alle camere fosse alto. Invece quello che colpiva sui media e sui social, per poco che li si frequenti, era la mancata percezione di quest’“altezza”, vale a dire di questa dimensione che negli statisti veri è il disegno ideale che perseguono.

Il cinico: Ma chi è il beota che pizzica la lira, la trombetta che squilla queste parole?

L’idealista: Eppure esiste, un nesso fra la lucidità di un discorso e la statura non solo intellettuale ma anche morale e politica di un uomo. Dunque c’era da sperare.

Il cinico: Ma chi è questo esaltato che ignora che la politica è fatta di compromessi?

L’idealista: Fra le virtù politiche l’uomo ha lodato la competenza. E ha detto sul sistema fiscale di un paese cose impeccabili. Non credo che nessuno avrebbe potuto mandarlo a casa per aver rifiutato, in coerenza col discorso che ha fatto e sulla base del quale è stato approvato dai partiti dell’attuale maggioranza, un condono come questo, che condona molti anni ignari di Covid.

Il cinico: Suvvìa, non facciamola tragica. Un condono a evasioni e omissioni... va bene, le evasioni e omissioni risalgono a tempi ignari di pandemia. Ma riguarda i piccoli evasori e non i grandi.

L’idealista: Certo, sarebbe stata una rivoluzione, e le rivoluzioni un po’ di coraggio lo vogliono. Ma è Draghi che nei suoi discorsi, oltre alla competenza e all’umiltà, aveva lodato il coraggio. Il coraggio, la virtù in cui l’anima mortificata rivive.

Il cinico: Ma come si fa a credere che esista una coerenza, che esistano uomini di parola in politica dove si tratta di mantenere il potere?

Il logico: Perdonate se intervengo nella vostra conversazione. Mi sembra che non colga i punti fondamentali.

Il cinico e l’idealista all’unisono: Forse, che come ha spiegato Draghi, erano crediti “inesigibili”?

Il logico: Appunto. Questo può significare: a) i debitori sono fuggiti all’estero; b) sono morti senza eredi; c) secondo una legge di prescrizione fiscale, non sono più tenuti a pagare. Ma allora non c’è bisogno di una sanatoria. Oppure significa: d) hanno tenuto duro e continueranno a non voler pagare. E questa è la sconfitta dello stato, che premia i vincitori.

L’idealista: Ecco, appunto. Almeno il condono si fosse riferito agli ultimi due anni...allora si poteva capire meglio, forse.

Il logico: Macché. Una tregua o pausa fiscale può essere indetta per legge e senza bisogno di alcun condono. D’altra parte le imposte gravano sui redditi percepiti, e se in un anno i redditi sono calati si ridurranno anche le imposte. Dunque la tregua fiscale esiste e sta operando automaticamente.

Il cinico: Ma lo ha detto Draghi stesso: lo stato non ha funzionato.

Il logico: Ossia non è riuscito a farsi pagare. Ma non ci riuscirà mai se continuano i condoni.

L’idealista: Vale a dire, ha funzionato benissimo. Esattamente così. Come funziona da sempre. L’Italia con cui Draghi aveva solennemente promesso di provare a chiudere. L’Italia degli abusi e dei soprusi, dei condoni e dei perdoni. L’autobiografia della nazione non è il fascismo. È il cinismo.

 

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