- I furori iconoclasti sono serviti al Movimento Cinque stelle per conquistare una platea indefinita, persino amorfa, rancorosa rispetto al sistema, al regime, all’establishment, ai poteri forti.
- Il M5s ha perso per strada quel tipo di sostegno e ha smesso di cercarlo.
- L’esperienza di governo ha depurato il movimento di tanta parte del suo bagaglio barricadiero. Per cui oggi inevitabilmente ritorna al pragmatismo riformista delle origini ecologiste con Giuseppe Conte e i sempre più istituzionali Luigi Di Maio e Roberto Fico.
Il Movimento 5 Stelle è sempre stato un fenomeno di difficile decifrazione. In parte per l’originalità della sua fisionomia, in parte per l’approssimazione e i pregiudizi che lo circondano. Ogni movimento politico, quando nasce, si scontra con gli altri partiti perché deve occupare un proprio spazio. I toni variano, ma se si ricordano quelli adottati dalla Lega degli esordi non ci sono molte differenze con il linguaggio del M5s. Iperboli, volgarità, insulti vennero riversati anche allora su t


