alla fine non succederà niente

L’estate è la stagione delle guerre e delle tregue di governo

LaPresse
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  • In Italia ci teniamo ben stretto quel nostro peculiare plebiscito quotidiano che fa sì che ogni giorno abbia in serbo per noi delle attese e delle sorprese. Anche quando poi, come questa volta, non succede niente.    
  • Nel caso di Mario Draghi e di Giuseppe Conte, peraltro, e del loro -chiamiamolo così- misunderstanding di queste ore, era piuttosto evidente fin dall’inizio che tutto si sarebbe risolto non appena l’eco del sospetto e del mugugno avrebbe lasciato spazio al principio di realtà.
  • Dunque il nostro luglio politico alla fine della fiera non sarà fatale, né risolutivo, né tantomeno drammatico. Esso è solo il mese più lungo, dato che finisce per incorporare in sé il mese di agosto, quando la politica chiude momentaneamente i battenti.

È capitato qualche volta che luglio si sia rivelato un mese politicamente torrido. Fu a luglio, precisamente il 19, che Fernando Tambroni si dimise da capo del governo dopo gli scontri di piazza che tra Genova e Reggio Emilia lastricarono di caduti l’avventuroso percorso del suo governo. Correva l’anno 1960. E fu ancora a luglio, quattro anni dopo, a crisi di governo appena aperta, che i capi democristiani si incontrarono in gran segreto con il generale Giovanni De Lorenzo e con il capo della

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