Il solerte e ordinato volgere degli eventi, dalla morte di Bergoglio all’elezione di Prevost, ha per converso messo in risalto la debolezza strutturale delle nostre istituzioni, dimentiche della necessità di formare corpi collettivi e di propiziare eventi non sintetizzabili nella rapida sequenza di un reel
Nello scorcio di tempo che va dal 21 aprile all’8 maggio, almeno per qualche istante, in molti siamo stati abbacinati dalla forza simbolica della chiesa e dei suoi rituali. Laici e prelati, atei e devoti, agnostici e credenti: attraversati dalla forza indomita di un’ingegneria perfetta, quella di un cerimoniale rigidissimo eppure ospitale, che nulla ha ceduto alla comunicazione sbrigativa dei nostri giorni, e ha sedotto piuttosto con immagini redolenti di una storia millenaria. In quello scorcio



