Le piazze riempite dai giovani in questi ultimi anni sono state fondamentali nello spronare i governi ad essere più incisivi sulla crisi climatica. Ma, al vertice Cop26 di Glasgow, Greta Thunberg e una parte degli ambientalisti sono rimasti delusi e constatano il continuo aumento delle emissioni. Secondo le stime del Global Carbon Budget la produzione mondiale di CO2 nel 2021 è rimbalzata quasi ai livelli del 2019 e potrebbe superarli l’anno prossimo.  Mentre dovremmo invece avviare un percorso di riduzione rapida delle emissioni.

Le posizioni dei governi sul possibile incremento della temperatura a fine secolo rispetto al periodo preindustriale si sono evolute. Dai 3,5 °C stimati prima dell’Accordo di Parigi, si è passati ai 2,7 °C all’inizio della COP26 per finire con gli 1,8 °C che, secondo le stime della Iea, si raggiungerebbero grazie agli ultimi impegni assunti a Glasgow. 

Non siamo ancora agli 1,5 °C auspicati a Parigi e soprattutto occorrerà verificare che le riduzioni delle emissioni avvengano effettivamente. Ma c’è una progressiva presa di coscienza.

Il fatto che Russia ed Arabia Saudita abbiano dichiarato di voler raggiungere la neutralità carbonica al 2060 rappresenta la presa d’atto del processo di decarbonizzazione in atto.   E la dichiarazione dell’India per una neutralità da raggiungere al 2070 va interpretata anche come una richiesta di sostegno economico ai paesi ricchi per anticipare questa data.

Veniamo agli impegni già presi dall’Europa e dall’Italia per il 2030.  Si tratta di moltiplicare per quasi tre volte la riduzione annua dei gas climalteranti registrata negli ultimi trent’anni. E l’Italia dovrà fare fronte a un impegno quadruplicato rispetto al periodo 1990-2019.

Raggiungere gli obiettivi

Swedish climate activist Greta Thunberg speaks on the stage of a demonstration in Glasgow, Scotland, Friday, Nov. 5, 2021 which is the host city of the COP26 U.N. Climate Summit. The protest was taking place as leaders and activists from around the world were gathering in Scotland's biggest city for the U.N. climate summit, to lay out their vision for addressing the common challenge of global warming. (AP Photo/Jon Super)

Sono raggiungibili questi target e quelli di decarbonizzazione al 2050?  Le radicali trasformazioni nei comparti del trasporto e dell’energia, rese possibili dal crollo del prezzo di tecnologie come le batterie, il fotovoltaico e l’eolico, aprono nuovi scenari.  

Decisivo anche il divieto europeo di vendere auto a combustione interna dopo il 2035 o il raggiungimento alla fine di questo decennio di una quota di elettricità rinnovabile del 70 per cento.

Secondo la società di consulenza AlixPartners, le case automobilistiche investiranno globalmente, tra il 2021 e il 2025, 330 miliardi di dollari nell’elettrificazione del settore, un valore del 41 per cento più alto rispetto alla stima quinquennale fatta solo lo scorso anno. Passando alle rinnovabili, secondo la società di consulenza Kearney, si dovranno investire in Europa 1.000 miliardi entro il 2030.

L’Italia, che nel 2019 aveva ridotto le emissioni di quasi un quinto rispetto al 1990, a fine decennio dovrà portare il taglio al 51 per cento, un obiettivo impegnativo. Occorrerà quindi controllarne ogni anno l’attuazione per capire se il paese sta andando nella direzione giusta.   Le emissioni di CO2 sono facili da misurare e rappresentano un chiaro indicatore del percorso, anno dopo anno, della decarbonizzazione del paese.

Secondo Elettricità Futura, l’associazione dei produttori, in Italia il passaggio dal 38% di rinnovabili dei consumi elettrici ad oltre il 70% nel 2030, permetterà di creare 90.000 nuovi posti di lavoro e investimenti privati per 100 miliardi di euro. A patto che si semplifichino processi autorizzativi che hanno bloccato il settore negli ultimi otto anni.  E contando sulle opportunità e le tecnologie finora sconosciute nel nostro paese, come l’eolico offshore flottante da realizzare a 30-60 km dalla costa, o l’agrivoltaico che consente di abbinare la produzione solare con le coltivazioni, o le Comunità energetiche per coinvolgere i cittadini nella transizione energetica. La ripartenza delle rinnovabili consentirà tra l’altro di mettere al riparo le bollette dalla fluttuazione dei prezzi del metano.

Nei 30 miliardi di euro che verranno investiti da Stellantis entro il 2025 nell’elettrificazione sono inclusi anche gli investimenti per la gigafactory di batterie a Termoli. E anche la Motor Valley dell’Emilia Romagna si sta attrezzando per la transizione all’elettrico e sta attirando investimenti dall’estero.

Dovremo, impegnarci verso una reindustrializzazione green, con nuove fabbriche di batterie, veicoli elettrici, celle e moduli fotovoltaici, aerogeneratori, elettrolizzatori per produrre idrogeno verde…. Una occasione da non perdere per il nostro Mezzogiorno che potrà sostituire gradualmente i vecchi impianti inquinanti con nuove attività produttive a bassissimo impatto ambientale.

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