I Cinque stelle si dilaniano sul limite a due mandati, ma saranno i fatti a dirimere la rissa; grazie anche al taglio dei parlamentari, raffinato caso di eterogenesi dei fini, sarà il Movimento stesso a mancare il terzo mandato.

La sua implosione imbarazza il Pd, che sull'alleanza tesse la tela per fronteggiare la retriva destra meloniana. A dieci mesi dal voto la ciambella di salvataggio del proporzionale, cui tanti si afferrano, resterà appesa alle murate.

L'Italia può ben capire i messaggi chiaramente espressi, è meglio di quanto raccontano i social e i media che li rincorrono vanamente, come fanno con la Tv che per prima li cannibalizzò.

Per battere la politique politicienne, il Pd ha una strada obbligata: tornare ai fondamentali, lasciare che il Movimento si dibatta fino al naturale epilogo, preoccuparsi invece di individuare i grandi obiettivi della coalizione.

Il segretario, Enrico Letta, non sarà tacciabile di protagonismo se, nella confusione affollata di centrini vagheggiati, rifiuterà i personalismi, chiedendo ai potenziali alleati di convergere su quegli obiettivi.

Le grandi mete abbondano, come i suggeritori e qui noi corriamo il rischio di accodarci. Metta al primo posto il Pd la netta scelta europeista, contrapposta alle democrazie illiberali amiche della destra, per tacere della Russia invasora.

Chieda impegni seri sul cambiamento climatico, elezioni davvero europee per Strasburgo, superamento dell'unanimità nelle grandi decisioni del Consiglio europeo o, in subordine, immediato avvio, con chi ci sta, di cooperazioni rafforzate, a partire dalla politica estera e di difesa.

Sostegno all'Ucraina aggredita, linea comune Ue sull'energia, col prezzo massimo al gas. Salario minimo, cittadinanza alle persone nate e che han studiato qui, obbligo scolastico a 18 anni, legge sul fine vita, lotta all'evasione, additando la destra come partito dell'irresponsabilità fiscale e no alla sua tassa piatta.

Il Pd è il partito della responsabilità e della coerenza, premiate delle elezioni amministrative del 12 Giugno. Gli si oppone una destra alfiere d'irresponsabili ambiguità.

Una condotta seria però non scalda abbastanza i cuori, non sgretola la montagna dell'astensione che, mandando giocoforza al governo una minoranza anche esigua di cittadini, è pericolo serio per la democrazia.

Quelle doti, necessarie, non bastano; per convincere i cittadini a diventare suoi elettori, il Pd deve coinvolgerli in positivo, prospettando loro un futuro migliore, più civile, da costruire attorno a due parole, speranza e coraggio.

Il coraggio di sperare in un paese dalle grandi possibilità, se solo riesce a far prevalere il generale sul particolare.

Si può essere geniali anche senza essere furbetti. Vada forte in attacco Letta, chi ha troppa paura di perdere va verso la sconfitta, ma soprattutto non vincerà mai.

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