La pandemia pone all'uomo occidentale angosciosi interrogativi a cui la scienza ha difficoltà a trovare una risposta, vista l'inclinazione degli esperti a fornirne almeno tre per ogni singolo quesito. Così, mentre ci troviamo a fare i conti con la mancanza di medici e infermieri qualificati che anni di demenziale razionalizzazione della spesa pubblica ci hanno consegnato, dovremmo anche riflettere sul fatto che ci sarebbe bisogno di bravi comunicatori, di psicologi e soprattutto di filosofi, cioè di tutte quelle figure professionali delle quali anni di polemiche contro le cosiddette lauree inutili ci hanno convinto di poter fare a meno.

Adesso per esempio, nel momento più grave dell'emergenza, ci troviamo alle prese con una domanda a cui potrà rispondere solo una commissione di esperti di scienze cognitive, medici, filosofi e astrofisici avvezzi a destreggiarsi tra i temi più complessi della percezione spazio-temporale, dall'universo curvo alla quarta dimensione: quanto dura la giornata di Domenico Arcuri?

Ieri, per esempio, il super commissario governativo per l'emergenza Covid ha trovato il tempo di rimettersi la giacca manageriale di amministratore delegato di Invitalia, il braccio operativo del ministero dello Sviluppo economico per la politica industriale, e di partecipare a una riunione con i sindacati sulla questione dell'Ilva. Ha spiegato ai preoccupati rappresentanti dei lavoratori che lui, proprio lui, sta  conducendo una trattativa serrata con il gigante dell'acciaio ArcelorMittal sul futuro di Taranto, dove la più grande acciaieria d'Europa è tenuta in terapia intensiva da otto anni senza dare segni di ripresa.

L'uomo occidentale, abituato a leggere la realtà circostante con i più tradizionali strumenti dell'epistemologia cartesiana e kantiana, pensa che in questa fase i tanti primari di rianimazione che in ogni ospedale d'Italia fronteggiano la tragedia del Covid stiano facendo una vita d'inferno.

La sfida di Taranto

Adesso proviamo a pensare che cosa significa avere in rianimazione l'Ilva. E' un'azienda complessa, con impianti costosissimi, con 10 mila dipendenti, costretta per sopravvivere a produrre ogni giorno almeno 10 mila tonnellate di acciaio di qualità eccellente, sennò il cliente te lo rimanda indietro. E poi devi comprare il minerale ferroso, il carbone, l'energia, e computer, software e sensori. E poi devi organizzare il lavoro di migliaia di persone, fare la manutenzione degli impianti e anche cercare di limitare l'inquinamento perché a Taranto si sono giustamente stufati di ammalarsi di cancro. E quindi devi progettare una profonda ristrutturazione della fabbrica che deve diventare green, decarbonizzata e  idrogenata.

Per fare tutte queste cose il governo non poteva che cercare una manager molto bravo e con molto tempo libero, in modo da potersi dedicare anima e corpo, per mesi e per almeno 14 ore al giorno a questa sfida. E chi hanno trovato, perfettamente corrispondente all'identikit? Arcuri. Il quale non ha fatto una piega e ha spiegato ai sindacati che lui sta lavorando a un «piano quinquennale».

Non ha escluso che il 30 novembre ArcelorMittal saluti e se ne vada e l'Ilva chiuda (questo per dire la gravità della situazione), ma lui sta lavorando a un accordo di "coinvestimento" in cui lo Stato metterebbe nell'impianto di Taranto un miliardo, ipotesi che Carlo Calenda, da ministro è rimasto alcuni anni al capezzale dell'Ilva, ha definito "una follia". Ora torna la martellante domanda: quante ore al giorno sta dedicando Arcuri a trovare la maniera per cui quel miliardo non sia buttato?

Perché il commissario ogni mattina quando si sveglia, presumibilmente all'alba, deve: comprare mascherine e quant'altro per proteggere medici e infermieri, fare le gare per le ristrutturazioni degli ospedali, organizzare il call center unico per il tracciamento degli infetti, procurare gel, mascherine e banchi con le rotelle per le scuole, trovare in giro per l'Italia le strutture per fare i Covid Hotel in modo da alleggerire la pressione sugli ospedali, assistere la realizzazione di nuovi posti letto nelle terapie intensive e procurare i relativi respiratori.

Poi, appena ha un momento libero, deve predisporre il piano per distribuzione, gestione delle scorte, conservazione e spedizione del vaccino quando arriverà.

Solo se qualche autorevole figura istituzionale ci dicesse da che ora a che ora, esattamente, Arcuri si occupa dell'Ilva saremmo in grado di escludere di essere vittime di una clamorosa presa in giro.

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