Da una parte il frastuono della notizia (non nuovissima) che Davide Casaleggio otteneva contratti dalla Philip Morris mentre il Movimento Cinque stelle riduceva le tasse sulle sigarette Iqos. Dall'altra il silenzio in cui il governo  prepara il cosiddetto Recovery Plan per ottenere dalla Commissione europea i famosi 209 miliardi. I due fatti,  acusticamente diversi, sono legati da un'analogia utile a capire la china discendente dell'Italia.

Luca De Biase, acuto esploratore della galassia informativa che chiamiamo "rete", ha riportato sul Sole 24 Ore un dato proveniente dal Mit (Massachusetts institute of technology): dopo il boom di internet il numero medio dei coautori di saggi scientifici (quelli che i raffinati chiamano paper) è aumentato da 3,2 a 5,6. Il significato è chiaro: sempre di più la conoscenza nasce dalla cooperazione perché «una parte sempre più grande di ciò che sappiamo dipende da ciò che sanno altri».

Gli scienziati parlano tra loro e si aiutano. In fondo la grande rivoluzione di Internet consiste proprio nell'azzeramento dello spazio e del tempo. Fino a pochi anni fa due scienziati potevano scambiarsi informazioni da città diverse solo spedendosi lettere. Trasmettere documenti ponderosi era inconcepibile mentre oggi in pochi secondi si possono condividere con più persone in giro per il mondo gigabytes equivalenti a quintali di carta.

Anche i non scienziati sanno cooperare. C'è chi impiega i social network per scambiarsi insulti o per ingiurie unilaterali a personaggi pubblici, versione modernizzata dell'antica tradizione di inveire contro il televisore. Ma c'è chi li usa per fare colletta di informazioni, ognuno versa il suo pezzetto di conoscenza, senza gelosia, e dieci frammenti montati insieme ne valgono cento.

E' vero che "sapere è potere", però è meglio sapere molto in tanti che poco da soli. Anche un bambino di sei anni, penserete voi, capisce queste banalità. Vero, a meno che non diventi un politico. La discussione su come investire i 209 miliardi del Recovery plan viene condotta in gran segreto da pochissimi signori che si sentono perciò un coso e mezzo anche se verosimilmente si sentiranno un coso solo e pure piccolo quando dovranno mostrare al pubblico pagante il frutto delle loro asfittiche e gelose intelligenze.

Nessuno ha dato una motivazione della riservatezza. Infatti non ce ne sono: quale sicurezza nazionale verrebbe minacciata dalla notizia che il ministro Tizio dice "dissesto idrogeologico" mentre il ministro Sempronio propende per fare tutte le autostrade a otto corsie?

Se non fanno una discussione aperta al contributo di tutti  è solo per il terrore che un signore qualunque (come erano loro prima di sentirsi superuomini) tiri fuori un'idea  migliore e li umili. Una politica invasa dalla metastasi del narcisismo ha selezionato donne e uomini convinti che per nessun aspirante Napoleone sia dignitoso dire «aiutatemi, pensiamoci tutti insieme».

Dal Recovery a Casaleggio 

Il caso Philip Morris-Casaleggio denuncia lo stesso problema. I parlamentari M5S non cooperano, nemmeno tra loro. L'ex ministra della Salute Giulia Grillo (M5S) fa sapere (adesso) che l'hanno fatta fuori perché contraria alla linea del suo partito di abbassare le tasse alle sigarette senza combustione della Philip Morris, perché, dice, fanno male lo stesso.

I difensori della Iqos, par di capire, sono i due sottosegretari al ministero dell'Economia (dove la tassa si alza e s'abbassa) Laura Castelli e Alessio Villarosa. Dicevano che penalizzando la Iqos si faceva un regalo alle sigarette vere, sempre la Philip Morris.

Nel frattempo Philip Morris ha dato 2,4 milioni a Casaleggio, che quindi qualcosa saprà dell'argomento ma si è ben guardato di condividere le sue conoscenze con la piattaforma Rousseau. E niente di tutto questo gli ormai scafati politicanti del M5S hanno condiviso non solo con gli elettori ma neppure tra di loro. I risultati sono sotto gli occhi di tutti.

Ma gli verrà il dubbio che se il loro partito è un morto che cammina dipende anche dall'incapacità di aiutarsi come fanno gli scienziati e, sia detto con rispetto, la maggioranza delle persone normali?

Quanto al Recovery plan, forse siamo ancora in tempo, se qualcuno riesce a spiegare al premier Giuseppe Conte che in genere la figura del fesso la fa chi crede di non aver bisogno di aiuto.

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