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Dall’Ucraina a Taiwan, avanza un terribile amore per la guerra

  • I conflitti si riaccendono uno dopo l’altro: è in corso un contagio della guerra. Si riprende a pensare che la guerra sia l’ineluttabile compagna della storia  umana. Ma la guerra si mimetizza sempre da qualcos’altro: occrre svelarne l’impostura. 
  • La guerra diviene così, come diceva René Girard, quell’emozione che unifica una società e costruisce l’unanimità nella violenza.
  • L’atto fondante della violenza fabbrica il consenso: patriottismo esasperato, nazionalismo dell’odio per le patrie altrui (fossero etniche, religiose o culturali), guerra preventiva e così via.

Avanza del nostro mondo contemporaneo “un terribile amore per la guerra”, per utilizzare il titolo del saggio di James Hillman. Taiwan, Bosnia, Kosovo, Caucaso, Siria, Medio Oriente, Gaza, Kurdistan, Yemen… tutti i conflitti si riaccendono uno dopo l’altro, anche quelli spenti da decenni, quasi sempre per “futili motivi” come le targhe automobilistiche a Mitroviça. Il viaggio della speaker del Congresso Nancy Pelosi a Taipei ha sollevato una ridda di reazioni, determinato la collera dei cines

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