È presto per fare un bilancio, è vero, ce lo stiamo dicendo tutti. Forse sempre meno convinti, ma comunque attendisti, e in certi casi possibilisti. Ma una cosa che ormai non è più tanto presto riconoscere è che almeno un’intuizione, che da certe parti del dibattito pubblico veniva sulla natura di questo governo di destra che più destra non si poteva, è già confermata in pieno.

Si tratta dell’intuizione, che qualcuno aveva espresso ad alta voce, che quando questo governo sarà passato – perché tutto passa – grandi manovre legislative forse non ce ne saranno state, ma il clima del paese ne uscirà avvelenato come poche altre volte nel passato.

L’impressione è proprio questa: che la nostra destra più che a fare le leggi – che son difficili, che c’è l’Europa, che comunque poi arriva il prossimo e le cambia – miri ad iniettare il suo veleno nella pancia del nostro sciagurato Paese.

È una operazione culturale – e fa veramente strano impiegare l’aggettivo “culturale” – che è cominciata da subito, e continua, tra il grossolano e il volgare, ogni giorno, come goccia che scava la pietra, con il risultato di far venire allo scoperto quel sottobosco di dis-valori che fino a questo momento aveva pensato bene di restare sotterraneo.

Così, c’è sempre stato, in fondo, nel nostro paese qualcuno a pensare che chi è senza stipendio se lo merita, perché la verità è che non ha voglia di fare niente, perché un laureato se vuole mangiare deve accettare di fare anche il lavapiatti. Ma prima restava nel sottobosco, appunto: ora, invece, può uscire allo scoperto. Tanto il governo pensa lo stesso. E non fa niente se si tratta di un’assurda semplificazione, che non ha nulla a che fare con un vero discorso meritocratico: son finezze, difficili da seguire.

Il via libera del governo

Come c’è sempre stato, in fondo, nel nostro paese qualcuno a pensare che questi omosessuali vogliono comprare i bambini come al supermercato, strappandoli alle donne trattate come incubatori senza dignità. Pure questi, però, prima restavano nel sottobosco: ora, invece, possono ben uscire allo scoperto, perché tanto il governo pensa lo stesso.

E non fa niente se poi, dati alla mano, alla maternità surrogata accedano al 90 per cento coppie eterosessuali – una mamma ed un papà, come piace ai vari Pillon.

E ancora, c’è sempre stato, in fondo, nel nostro paese qualcuno a pensare che in fondo le rappresaglie dei nazisti ce le siamo un po’ cercate, eh, perché ci sta che se tu provi a colpire l’invasore poi quello te ne ammazza dieci ogni tedesco ucciso: ti avevano pure avvertito, in fondo. Chi la pensava così fino a ieri non te lo diceva ad alta voce, ma ora, che fa?, in fondo la pensa così anche il Presidente del Senato. E fa niente se è una cosa che grida vendetta al cospetto di Dio.

Quando il presidente della Repubblica Sergio Mattarella fu eletto la prima volta, nel 2015, il suo primissimo atto fu andare alle Fosse Ardeatine. Fu una visita silenziosa, nessun discorso, nessuna dichiarazione. Ma il messaggio era chiarissimo. Ed era quello che, in una bellissima lezione del 1955, aveva lasciato così Piero Calamandrei: «Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati».

Noi possiamo soltanto intuire l’emozione che il Presidente Mattarella doveva avere nel cuore in quel “pellegrinaggio”, in quell’atto augurale della sua Presidenza. E siamo sicuri che quell’emozione è in lui ancora viva. Per questo facciamo affidamento sulla sua sapiente capacità di argine al veleno mortifero che questa destra sta iniettando nel nostro Paese. Prima che sia troppo tardi.

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