A tratti sembrava esporre un programma di governo, Enrico Letta. «L’Italia europea e globale» è l’orizzonte nel quale ha situato la missione del Pd, con un’evidente insofferenza per la pratica del lamento. Basta piangersi addosso. Con Hannah Arendt ripete che bisogna amare il mondo abbastanza da assumersi la responsabilità di cambiarlo. 

Le premesse di trasformazione sono esplicite. Se proprio si deve cercare “un’anima” si sappia che questa non te la dà nessuno e non la cerchi fuori di te. Sta nei valori (progressisti), nel metodo (riformista) e nel comportamento (di radicalità).  E si arma del “cacciavite”. Non poteva scegliere un attrezzo più simbolico, Letta. Il cacciavite fissa viti e bulloni, ma svita e scardina anche. Un attrezzo che svolge una funzione destruens e una construens.

Da queste funzioni ricava il messaggio al partito. Circa lo scopo costruttivo: la strategica è dar vita a un campo di centrosinistra. La radice prodiana, non la vocazione maggioritaria: il dado è  tratto. Così ci si prepara al dopo Draghi. Ma per farlo, occorre che il partito non sia come quello che è oggi – intimorito dalle elezioni e (o forse perché) preda di laceranti divisioni.

Visto da fuori, il Pd non è un bel partito, ha detto Letta. La sua geografia interna è incomprensibile ai non adepti. Le fazioni sono un male; paralizzano e danno a chi sta fuori l’impressione di un aggregato di oligarchie, di concentrazione di affari e politica.  E cita Jean-Paul Sartre: l’identità è per metà quel che siamo e per metà l’immagine che di noi ci restituiscono gli altri.

L’azione construens avrà successo a condizione che le bande vengano disarmate – non sarà sufficiente un armistizio. Vi è un modo classico per disarmare i pochi: allargare il campo della partecipazione.

Letta dice che una “nuova forma partito” passa attraverso la democratizzazione mediante (anche) il digitale, la prossimità ai luoghi di lavoro e di vita dei cittadini e la riattivazione della discussione politica (non fa riferimento alla riforma dello statuto).

Un partito di “volti” invece che di “maschere”, di attivisti invece che di aspiranti a posti. Più che quello di un segretario sembra il programma di un costituente.

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