Nel gioco delle contrapposizioni binarie che la politica dell’audience ama giocare si smarrisce il senso delle virtù politiche, prima fra tutte la prudenza, che si avvale della conoscenza realistica delle cose per orientare gli attori verso decisioni efficaci e in questo senso giuste.

La politica dell’audience è miope, imprigiona nella logica del qui ed ora.  Suggerisce scelte subitanee, con metodi problematici anche quando gli obiettivi sono giusti.  Due casi esemplari: la difesa europea e l’ammissione dell’Ucraina nell’Unione europea.

Sono bastati pochi giorni di guerra per indurre i paesi dell’Europa – i paesi, non l’Unione – a decidere il riarmo. Non sarà senza conseguenze per il futuro dell’Unione la decisione della Germania di riarmarsi. Da anni si preconizza una difesa comune europea.  Il titolo V del Trattato dell’Unione Europea comprende disposizioni sulla politica estera e di sicurezza comune (Pesc), già definita dall’art. 2 come strumento per il perseguimento di uno degli obiettivi istituzionali dell’Ue: «Affermare la sua identità sulla scena internazionale». 

L’idea di fondo è che i paesi membri mettano le loro sovranità in una relazione di cooperazione che superi gli interessi nazionali, e non strumentalizzino l’emergenza per ottenere vantaggi nazionali.  In questo senso, l’art. 11 comma 2 del Trattato Ue, dice che gli Stati membri «sostengono attivamente e senza riserve la politica estera e di sicurezza dell’Unione in uno spirito di lealtà e di solidarietà reciproca».

Il metodo indicato è coerente allo scopo: una politica comune come punto di partenza e di arrivo. E invece, assistiamo a un riarmo per vie nazionali; lasciando al dopo l’accomodamento con il progetto europeo.

L’invasione russa dell’Ucraina ha velocizzato i processi decisionali, ma non nel senso di marcia previsto dal Trattato dell’Unione. La Germania è certamente un baluardo della democrazia europea, ma non è l’Unione europea e il suo riarmo è una scelta sovrana nazionale.

Sembra che il nazionalismo aggressivo russo e quello difensivo ucraino abbiamo impresso una rinascita nazionalista anche nell’Unione europea, la quale mentre celebra, giustamente, una sua ritrovata unità nella decisione sulle sanzioni contro Vladimir Putin, assiste nel contempo al rafforzamento militare dei suoi stati membri più che di se stessa.  

Questo decisionismo subitaneo si manifesta anche nella proposta di accelerare la decisione della Commissione europea di accettare la richiesta di adesione dell'Ucraina all’Unione.  Rafforzare i «legami» con Kiev per aiutarla a «progredire sulla sua traiettoria europea» è un obiettivo giusto che richiede tempo.

L’Ucraina in tempo di pace aveva problemi seri di attuazione delle norme democratiche e costituzionali. Sostenere Kiev contro l’invasione russa è doveroso, ma deve implicare un decisione subitanea di ammissione?

L’obiettivo è ragionevole, il metodo sarebbe poco prudente. 

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