L’invasione dell’Ucraina non è solo un fallimento dal punto di vista militare ma ha causato un quasi totale isolamento della Russia sul piano internazionale, ha determinato sanzioni durissime imposte al paese e una grave crisi economica che ha appena cominciato a manifestarsi.

Le sanzioni sono state dirette a governo, funzionari, politici, persone singole con importanti incarichi economici e imprese, fino a colpire la banca centrale.

Con 5500 provvedimenti sanzionatori, la Russia è diventata il paese più sanzionato del mondo, molto più dell’Iran.

J.P. Morgan ha stimato  che il crollo dell’economia russa può raggiungere l’11 per cento, simile a quello che nel 1998 è avvenuto a seguito del fallimento del debito russo.

La Cina non ha diminuito i rapporti economici con la Russia. Il commercio reciproco aumenterà non solo per l’aumento delle esportazioni di gas, petrolio e grano dalla Russia verso la Cina, ma anche per l’aumento delle importazioni dalla Cina di beni di consumo e tecnologia industriale che la Russia non può più importare dall’occidente.

L’esportazione di gas e petrolio verso Ue e Cina impediscono all’economia russa di precipitare, anche se in queste condizioni mantenere il tasso di sconto della banca centrale al 20 per cento per combattere l’inflazione non attenuerà certo la  caduta del reddito.

Consapevole degli effetti recessivi di un tasso di interesse così alto, la governatrice Elvira Nabibulina ha precisato che si tratta di una provvisoria misura anticrisi e che il tasso sarà abbassato nel prossimo futuro.

E’ peculiare che in un momento come questo la governatrice si preoccupi più del processo inflazionistico che del livello dell’attività economica.

Un tasso di interesse così alto farà aumentare la disoccupazione. L’aumento delle pensioni e gli altri provvedimenti fiscali annunciati dal presidente Vladimir Putin tenteranno di ridurre questi effetti negativi.

La fortezza russa, costruita in anni di politiche economiche molto prudenti, è crollata sotto la potenza di fuoco delle sanzioni. La sovranità, concetto molto caro a Putin,  non esiste più da un punto di vista economico.

Economia sotto assedio

Le sanzioni hanno messo l’economia russa sotto assedio e gli effetti si sono già manifestati con la svalutazione del rublo, il crollo dei titoli russi sul mercato azionario londinese, file agli sportelli delle banche e con i primi fenomeni di accaparramento di beni di prima necessità.

Non solo  l’economia russa e quella ucraina risentiranno di effetti economici negativi, ma gli effetti della guerra influenzeranno il resto del mondo.

La Russia e l’Ucraina rappresentano circa il 20 per cento delle esportazioni mondiali di grano e l’80 per cento di quelle di olio di girasole. Più di una dozzina di paesi fanno conto sulle esportazioni ucraine per oltre il 10 per cento del loro consumo di grano.

L’aumento dei prezzi di questi beni di prima necessità può causare disordini e proteste in alcuni di questi paesi importatori. Alcune imprese automobilistiche acquistano dall’Ucraina parti meccaniche e il mondo importa dalla Russia molti metalli come alluminio e palladio usati nella produzione automobilistica.

La diminuzione delle rimesse dei lavoratori dei paesi del centroasia, come dal Tagikistan, il cui reddito è per il 20 per cento rappresentato dalle rimesse, può dar luogo a tumulti.

Anche se le sanzioni alla Russia sono state inevitabili e giustificate,  il soffocamento economico può spingere il presidente Putin a reagire ancora più rovinosamente invece di portarlo al tavolo negoziale.

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