L’Ue fatica ad adattarsi ai nuovi scenari mondiali perché si fonda su trattati di un’altra poca politica ed economica. Il suo futuro e le sue trasformazioni saranno nelle mani dei leader che sapranno adattarla. È al fronte tedesco che bisogna volgere lo sguardo, al probabile prossimo cancelliere
Che Giorgia Meloni aspiri ad essere il cavallo di Troia di Trump, come prospettano alcuni, non è una supposizione credibile. Significa da un lato sopravvalutare il peso dell’Italia nelle dinamiche internazionali, come se gli USA avessero bisogno di un travestimento per interposto stato al fine di influire sulla politica europea, e dall’altro vuol dire sottovalutare una premier che fino ad oggi ha fatto dell’abilità diplomatica la principale freccia al suo arco.
Meloni sa che avere un buon rapporto con Trump è un vantaggio, ma ella conosce oramai anche i meccanismi europei, altrimenti non avrebbe cambiato la sua linea politica così rapidamente rispetto ai tempi del sovranismo.
Trump sta prendendo di mira tutte le istituzioni internazionali e mira a ripristinare un equilibrio di potere fondato sulla deterrenza, sui confini e sulla forza espressa in modo multiforme. In questo scenario l’Unione Europea fatica ad adattarsi poiché si fonda su trattati che appartengono ad un’epoca politica ed economica oramai superata, quella dell’ottimismo liberale, della pax americana e della globalizzazione.
Il suo futuro e le sue trasformazioni saranno nelle mani di quei leader che sapranno adattarla al nuovo panorama senza farla collassare, questi dovranno sforzarsi per integrare di più alcuni settori e a liberarne altri dai vecchi paradigmi e dalla iper-regolazione.
Allora, in questo contesto, è al fronte tedesco che bisogna volgere lo sguardo. Il probabile prossimo cancelliere Friederich Merz ha molte affinità con Meloni sia sul piano economico che in politica estera, soprattutto ora che è finalmente chiaro che la guerra in Ucraina non finirà in un giorno nemmeno con Trump.
Egli stesso lo ha sottolineato di recente a Davos e ha fatto cadere ogni riserva su Giorgia Meloni mostrandola come un leader politico legittimato e istituzionalizzato. D’altronde Fratelli d’Italia e la Cdu sono i due più grandi partiti nel parlamento europeo e, pur con qualche distinguo, sostengono di fatto la stessa commissione presieduta da una esponente del partito di Merz.
MakeEuropeGreatAgainGli spazi di manovra del cancelliere in pectore dipenderanno dai risultati elettorali e dalla coalizione che la Cdu riuscirà a formare, ma in ogni caso per l’Italia si tratta di una alleanza fondamentale sia in campo economico che in ottica di iniziative europee.
I punti in comune
Su programmi per la difesa, politica fiscale, revisione del green deal ci sono spazi per iniziative congiunte italo-tedesche. Ciò è importante se si considera che la Germania pensa al rafforzamento del cosiddetto triangolo di Weimar con Parigi e Varsavia sul piano economico e militare.
L’Italia deve, al solito, offrire una sponda mediterranea al triangolo per quanto concerne la politica estera, le catene del valore e le fonti energetiche. Italia e Germania sono integrate sul piano economico ed entrambe hanno un forte legame storico con gli Stati Uniti.
Oggi, inoltre, sembrano meno aspre le difficoltà di un tempo sulla politica economica: Berlino è più favorevole ad una politica di crescita e a programmi europei comuni, mentre il bilancio italiano è in asse e lo spread è basso.
Sia Merz che Meloni sostengono una deregulation europea che riduca il dirigismo economico di Bruxelles e favorisca la crescita dell’industria. Tutto ciò rappresenta una opportunità anche nelle trattative con Trump. Ciò non significa che sarà semplice tenere insieme l’Europa nella guerra commerciale degli americani.
Trump potrebbe sempre decidere di “spacchettare” il rapporto con l’UE e andare per trattative bilaterali, ma ad ogni modo Italia e Germania possono fare blocco visti i comuni interessi. Dazi imposti soltanto a Berlino, avrebbero comunque ripercussioni anche nel nostro paese e quanto alla difesa quasi tutti gli europei sono sulla stessa barca.
Inoltre, per fronteggiare il protezionismo trumpiano paesi votati alla trasformazione e all’esportazione come Italia e Germania possono cercare nuovi accordi commerciali con altre aree del globo, dal Sud America all’indo-pacifico. Insomma, la relazione con il nuovo governo tedesco, pur se questo esprimerà una formula politica non particolarmente innovativa, va tenuta in massima considerazione.
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