In occasione di Halloween, domenica scorsa, il canale francese CNews ha pensato bene di fare una macabra sorpresa ai telespettatori, invitando lo scrittore Renaud Camus, il teorico della presunta “grande sostituzione”.

Per circa un quarto d’ora a ridosso delle otto di sera, un parterre di giornalisti ha discusso del fatto che i musulmani – 6 per cento dei francesi – starebbero sostituendo la popolazione autoctona. La prova di questo? «Non è una teoria ma un fatto, bisognerebbe essere ciechi per non vederlo». Il contraddittorio? Assente. La mattina seguente, su Amazon, il libro (autopubblicato) di Camus svettava in sedicesima posizione.

Erano anni che l’autore era considerato persona non grata in televisione e il suo ritorno in prima serata segna lo sdoganamento di un tema che fino a poco tempo fa veniva tranquillamente derubricato a fantasia cospirazionista dell’estrema destra (in Italia abbiamo avuto qualcosa di simile col cosiddetto “Piano Kalergi”).

La grande sostituzione

Nel frattempo, la teoria della presunta sostituzione è stata popolarizzata da Éric Zemmour, giornalista di punta della stessa CNews e possibile candidato alle elezioni presidenziali, dato oltre il 15 per cento negli ultimi sondaggi.

Ma è un altro sondaggio recente a destare stupore, quello Challenges-Harris Interactive secondo cui il 67 per cento dei francesi prenderebbe sul serio la teoria della “grande sostituzione”. Essa, pur non suffragata da nessun dato demografico, traduce un’insofferenza crescente per l’immigrazione dal Maghreb, dall’Africa nera e dal Medio Oriente — insofferenza che si presenta sia nella versione “identitaria” della destra dura che in quella “repubblicana” della destra, del centro e di una parte della sinistra.

Un dilemma etico

Per anni i media francesi hanno tentato di arginare temi che avrebbero potuto inasprire lo scontro culturale e isolato l’estrema destra con un metaforico “cordone sanitario”. Ma via via che lo scontro si accentuava, la resistenza dell’argine è stata messa a dura prova.

A partire dagli anni Novanta nelle periferie si manifestavano in maniera sempre più vivida i fallimenti del processo di assimilazione, che però non c’entrano nulla con una presunta “sostituzione” generalizzata. Oggi molti giornalisti si trovano di fronte un dilemma etico: da una parte è pericoloso gettare benzina sul fuoco, dall’altra non è possibile ignorare un tema divenuto mainstream.

A questo punto, la “sostituzione etnica” rischia effettivamente di diventare il tema centrale delle presidenziali francesi — e se così sarà, inevitabilmente irradierà fino in Italia. Il dilemma è reale, ma di fronte allo spettacolo di CNews viene da dire che dal punto di vista dell’etica giornalistica esisterebbe ancora una via di mezzo: se proprio si deve dare visibilità a un ideologo estremista, perlomeno gli si potrebbe opporre un solido contraddittorio.

L’intervistatore Ivan Rioufol, in forze al prestigioso quotidiano Le Figaro, ha preferito chiedere a Camus: «Ma se lei vive isolato, come fa ad avere le idee così… chiare?». La resa della destra e del centrodestra è il segno più evidente di com’è cambiato il clima.

Rischio radicalizzazione

Il problema è che le idee di Camus non sono inoffensive: oltre a inquinare il dibattito francese, esse hanno notoriamente ispirato il terrorista neozelandese Brenton Tarrant, autore nel 2019 della strage di Christchurch, dove sono morte 51 persone e ferite quasi altrettante presso una moschea e un centro islamico.

Camus ha ripetuto più volte di non avallare la violenza (e ci mancherebbe) ma sarebbe ingenuo non capire che denunciando quello che appare come un gigantesco complotto delle élite per sostituire la popolazione europea, si giustificano le reazioni più drastiche.

Renaud Camus, il teorico della presunta “grande sostituzione” (AP)

Qualcuno parla di ritorno del fascismo ma l’analogia storica ci impedisce di vedere l’essenziale di questa nuova destra, che non è erede di quella vecchia.

L’offerta ideologica di Zemmour e di Camus è contemporaneamente più estremista di quella del Fronte Nazionale e più seducente per il centro, il che spiega il suo successo nei sondaggi: i due non hanno il profilo stereotipato del fascista senza cervello, ma sono colti e forbiti.

In particolare Renaud Camus è stata una delle voci della comunità omosessuale degli anni Sessanta e Settanta, vicino a Roland Barthes, e di tutta evidenza giunge alla sua radicale islamofobia sulla base di un attaccamento tenace ai valori liberali, come prima di lui Pim Fortuyn e Oriana Fallaci. Se tra sei mesi ci troveremo ad affrontare gli stessi temi in Italia, col giusto anticipo faremmo meglio ad andare oltre la caccia al fascista: è la radicalizzazione del centro quella che dobbiamo temere più di tutto.

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