Il sistema politico italiano è al collasso, e non da oggi; produce conati di antipolitica, la malattia che è la ragione per cui da noi si è diffuso con tanta rapidità il populismo e che trova il suo baricentro nella crisi dei partiti, dei corpi intermedi, nelle forze sociali organizzate. I nostri costituenti previdero il caso in cui si rischiasse l’interruzione di sincronia tra rappresentanti e rappresentati. E per questo introdussero nella Carta, nel processo formativo delle leggi, lo stimolo della democrazia diretta, dunque dei referendum: quello abrogativo delle leggi e quello confermativo delle modifiche costituzionali.

I costituenti introdussero anche la legge di iniziativa popolare, sottoscritta da un numero cospicuo di firme, 50mila, non un’iniziativa che conduce a uno sbocco obbligato ma quasi una petizione rivolta dagli elettori al parlamento. La proposta di legge di iniziativa popolare è molto ampia: riguarda le leggi ordinarie e quelle costituzionali. In un momento in cui è caduta la forza dei partiti politici, di fatto era quasi inoperante questa possibilità di intervento per rianimare un sistema politico fatiscente.

Ma come sempre succede, quando i sistemi sono per lungo tempo in una situazione di decadenza, basta un piccolo evento a rompere gli equilibri e determinare un’implosione. Molti passaggi storici importanti sono avvenuti attraverso incidenti procedurali. Nel 1876 si passò dalla destra storica alla sinistra attraverso un incidente parlamentare, una discussione sulla priorità di un ordine del giorno.

Oggi succede che con un provvidenziale intervento, non si sa se casuale o previsto con intelligenza volpina, è stata introdotta la possibilità di raccogliere le firme con una rapidità impressionante e altrettanta semplicità. Si tratta dell’introduzione della firma online per la sottoscrizione dei referendum ma anche delle proposte di legge di iniziativa popolare, anche costituzionale.

Cosa comporta? La critica maggiore alla democrazia della rappresentanza da parte dei fautori della democrazia diretta si fonda sul principio che la democrazia è lenta, incapace di decidere, i processi legislativi interminabili, spesso senza uno sbocco, che quindi vanno sostituiti da forme veloci di decisioni. La velocità è incompatibile con la democrazia lenta, che aveva però il vantaggio di essere riflessiva ma il grande svantaggio di non essere tempestiva.

Il problema oggi è quello di passare da una democrazia lenta a una democrazia veloce che però non perda il carattere della riflessione. Paradossalmente le firme online aprono una strada: la riflessione ampia dei disegni di legge di iniziativa popolare si può conciliare con la rapidità della decisione, che il sistema parlamentare può accettare come una sollecitazione che ha una grande forza popolare. Insomma, domani una iniziativa parlamentare di una legge anche di revisione costituzionale potrà essere proposta con velocità con la raccolta di alcuni milioni di firme. Si ottiene così una virtuosa conciliazione fra democrazia rappresentativa, che è il parlamento, rivitalizzata da una forte sollecitazione popolare; che non esclude la rappresentanza ma vi collabora.

La raccolta organizzata di massa delle firme per sostenere iniziative parlamentari rivitalizza la rappresentanza. Impedisce che la democrazia lenta trovi come alternativa l’autoritarismo rapido, aiuta la democrazia ad essere veloce ma a non perdere il carattere della riflessione che diventa popolare e di massa; i partiti sono chiamati a una riflessione politica, sostenuta realmente dal popolo; e non spinti alla scorciatoia del populismo sostitutivo della democrazia della rappresentanza. Il populismo veloce e autoritario potrà essere superato dal popolarismo democratico.

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