Non è chiarissimo da dove vengano, ma non è affatto difficile immaginarlo: ci osservano, cercano di intimidirci, ci fanno capire che non conoscono e non rispettano confini per agire
Come ampiamente previsto, ma decisamente prima del previsto, le nostre barche hanno iniziato a ricevere visite. Domenica scorsa, nella notte, sono apparsi diversi droni che hanno sorvolato le pacifiche vele della Flotilla fino all’alba.
Avevamo percorso poco più di 200 miglia delle mille previste fino alle coste di Gaza, quando abbiamo iniziato a vedere puntini luminosi in lontananza, che poi hanno iniziato a ronzarci sempre più vicino. Anche nel pomeriggio successivo, di nuovo, un drone di grandi dimensioni ha sorvolato più e più volte la Flotilla, dalla nave di Emergency fin verso le ammiraglie Family (con il direttivo a bordo) e Alma (su cui viaggia Greta Thunberg) e ritorno.
Non è chiarissimo da dove vengano, ma non è affatto difficile immaginarlo: ci osservano, cercano di intimidirci, ci fanno capire che non conoscono e non rispettano confini per agire.
Nemmeno questa, del resto, è una gran novità. Una presenza inquietante, senza dubbio, in particolare perché siamo su piccole barche a vela in mezzo al mare scuro della notte. Ma una cosa è certa: nessuna inquietudine può essere minimamente paragonabile al terrore puro che percorre la popolazione civile palestinese di Gaza da ormai quasi due anni, con un crescendo realmente inimmaginabile di violenza e desiderio di vendetta.
Mentre noi scrutavamo il cielo, centinaia di persone venivano ferite e decine uccise, a causa degli incessanti attacchi di terra dell’esercito di Netanyahu. Davvero incredibile, in questo contesto, vedere come ci sia chi preferisce perdere tempo per delegittimare o fermare la Flotilla, piuttosto che per far tacere le armi israeliane. Perché accanirsi tanto nello screditare e intimorire poco più di 40 barche, per lo più a vela, con circa 600 attivisti a bordo in tutto, pacifici, disarmati e pienamente rispettosi del diritto internazionale?
Più passano i giorni e più il motivo mi appare evidente. Il "pericolo" non è certo la Flotilla in sé. Il pericolo per i governi silenziosi, conniventi e complici è il potere simbolico di una azione come questa, che ha creato un’onda anomala di consapevolezza e di rifiuto di arrendersi all’orrore.
Esattamente come aveva fatto a soli 15 anni per la crisi climatica con i suoi scioperi per il clima, Greta Thunberg è riuscita anche questa volta a mostrare al mondo quanto sia nudo il re. Non perché dica cose che non si sapessero o sappiano già (i primi studi consolidati sul surriscaldamento globale precedono di più di 40 anni la sua nascita... Lo strazio del popolo palestinese inizia ancora prima), ma perché riesce ad aprire varchi comunicativi nei più potenti muri di gomma mai messi in piedi dal genere umano. Mettendo in gioco il suo corpo apparentemente fragile e la sua giovane vita senza risparmiarsi, da ispiratrice della operazione Flotilla, è riuscita di nuovo in questa pratica di risveglio collettivo.
Da questa postazione unica, in mezzo al mare, abbiamo visto crescere attorno alla questione palestinese un incessante susseguirsi di manifestazioni, cortei, fiaccolate, sit in, raccolte fondi, che hanno percorso in lungo e in largo il paese, mobilitando centinaia di migliaia di persone da Bologna a Roma, da Napoli a Venezia, da Torino, a Cagliari fino a Milano dove, purtroppo, una coda avvelenata della manifestazione immensa e pacifica di ieri, ha consentito alla destra la scappatoia di poter puntare il dito contro qualcuno, piuttosto che costringerla ad ascoltare il paese che grida all’unisono tutto il dolore del popolo palestinese e tutta la vigliaccheria del nostro governo.
Un governo che continua a preferire di compiacere Trump e Netanyahu, piuttosto che schierarsi dalla parte giusta della storia, a partire dal riconoscimento dello Stato di Palestina.
Canada, Regno Unito e Australia lo hanno appena fatto, mentre Francia e Belgio si preparano a seguirne l'esempio a stretto giro, intravedendo in questa scelta un tassello fondamentale per arrivare ad una pace duratura.
Se ne è iniziato a parlare in queste ore all'assemblea generale delle Nazioni Unite, e chissà che l'onda anomala della Flotilla possa arrivare a scuotere anche il palazzo di vetro
Lo speriamo, mentre nuovi droni ci ronzano sopra la testa.
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