Il segretario Usa alla Difesa sembra un Sergente Hartman in chiave più vannacciana e meno kubrickiana, depotenziato dal sottotesto postmoderno che rende tutto assai ridicolo, benché molto reale. «We are done with this shit», chiosa, giusto per ricordare al pubblico che siamo nel 2025, l’anno della destra che urla frasi a effetto come «noi non vogliamo rinunciare ai canti di Natale, ci siamo rotti i coglioni» (cit. Silvia Sardone)
«Finisce l’era del politicamente corretto», dice il segretario della difesa degli Stati Uniti, ex conduttore della rete Fox, Pete Hegseth. «We are done with this shit», chiosa, giusto per ricordare al pubblico che siamo nel 2025, l’anno della destra che urla frasi a effetto come «noi non vogliamo rinunciare ai canti di Natale, ci siamo rotti i coglioni» (cit. Silvia Sardone).
Basta mammolette che frignano per il cambiamento climatico, basta «identity month» - e il pensiero va subito all’Inclusion Day di The Office -, basta woke. Hegseth dichiara guerra persino ai «fat generals», rimettendo in scena una versione trumpiana del monologo di Full Metal Jacket, un Sergente Hartman in chiave più vannacciana e meno kubrickiana, depotenziato dal sottotesto postmoderno che rende tutto assai ridicolo, benché molto reale. Chi ce lo doveva dire che la guerra più aspra dei repubblicani negli anni venti del Duemila sarebbe stata quella contro gli account su X che mettono i pronomi nella biografia e le foto profilo con le band K-Pop.
Dato per assodato l’intento corroborante del discorso di Hegseth - anche ne Il libro della giungla succedeva qualcosa di simile, e Mowgli veniva escluso dal sergente elefante per via delle sue gambine secche -, resta un interrogativo aperto. Se togliamo le donne, le persone sovrappeso, gli omosessuali, le persone transgender, i rammolliti, gli eco-ansiosi, i vegani, i cocchi di mamma, i politicamente corretti, i nerd che leggono One Piece, i dem, i «libtard», i maschi performativi, i fan di Taylor Swift, le persone non bianche, quelli col ginocchio della lavandaia, i gattari, chi rimane a combattere per i grandi Stati Uniti d’America? Forse l’inclusivity non era poi così male.
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