Su Instagram spunta la pubblicità di una app che promette di “insegnarti uno stile di vita consapevole”: l’obiettivo è venderti dei corsi che ti aiuteranno a superare alcuni ostacoli psicologici. Ogni giorno la pagina della app, che ha più di un milione di follower, affronta un tema, faccende leggere come i rituali per il solstizio d’inverno o i test della personalità, e faccende più complicate e serie. Uno dei post è tutto colorato di rosa scuro e affronta il tema della “ferita materna”, mostrando quali sono i segnali che potrebbero indicare che porti dentro di te questa ferita.

«La tua autostima è bassa? Tendi a sentirti in competizione con le altre donne? Non sai chiedere aiuto? Ti senti sempre inadeguata? Potresti soffrire della ferita materna. Tutte noi abbiamo una madre che ci ha aiutato a diventare le donne che siamo oggi. Indipendentemente da chi avete chiamato madre, questa persona ha avuto potere su di voi e potrebbe anche avervi danneggiato in modi che hanno lasciato una ferita persistente. Nel nostro corso di dieci giorni “Guarire dalla ferita materna” imparerete a liberarvi dal dolore ricevuto dalle donne che si sono prese cura di voi e ad andare avanti con grazia e pace interiore»

Banalizzare la genitorialità

I concetti di ferita e di lato oscuro della maternità (e della paternità) hanno ampio spazio in psicanalisi, e non è mia intenzione entrare nel merito concettuale. Mi interessa invece osservare la realtà e la forma singolare assunta ultimamente dalle cose.

Quello che vedo è una materia molto articolata spiegata in modo banalizzante, non solo, con uno strano candore e un filo di violenza. La frase “liberarvi dal dolore ricevuto dalle donne che si sono prese cura di voi” ha qualcosa di aggressivo.

In dieci giorni guarirai, basta che rispondi alle nostre domande. Con una comoda autodiagnosi scoprirai che hai un grosso problema. Non lo sapevi? Ora lo sai. Ma non disperare. Pagando un contributo irrisorio, potrai accedere ai nostri contenuti speciali e trovare il conforto che cerchi.

Colpisce non solo e non tanto la sensazione di fregatura, simile a quella data da chi vende creme dimagranti, quanto il fatto che per un istante si resta paralizzati al cospetto del tono nettamente consolatorio e privo di sfumature della pubblicità. Se tu pensi che tua madre abbia sbagliato, quasi certamente ha sbagliato, non ci sono altre analisi da fare.

Eppure sappiamo bene che se una persona realmente ritenesse di aver subito traumi infantili, e decidesse di intraprendere un percorso psicoterapeutico, il viaggio sarebbe lungo e difficile, magari durerebbe anni, e non per forza produrrebbe risposte pulite e gradevoli. Perché l’obiettivo non sarebbe quello di “darti ragione”.

Di app che promettono percorsi terapeutici ce ne sono tantissime, di pagine Instagram con le frasi motivazionali pure. In tutti i casi il linguaggio è chiaro. Non sono ammesse ombre.

La mancanza di sfumature non è solo, come è sempre stata, la ricetta di chi cerca di fregarti facendo soldi facili sulle tue insicurezze. Oggi è anche un tratto dell’epoca e del dibattito.

Esiste un desiderio generale di vedere subito lo scheletro della realtà, di vedere le cose per come stanno. Esiste l’idea che fino a ieri ci siamo raccontati bugie, abbiamo vissuto all’interno di gabbie, e oggi finalmente apriamo gli occhi, oggi finalmente parliamo senza filtri.

Umani traballanti

Un concetto antico, ma che ha più che mai presa oggi, è quello di “rapporto di potere”, l’idea che ogni aspetto della realtà possa essere riletto alla luce dei rapporti di potere fra le persone. Dire “Io ormai interpreto tutto sulla base dei rapporti di potere” convince perché comunica la sensazione di uno schema, e lo schema ha qualcosa di rigoroso, ed è interessante e ha dei meriti, oltre ad avere ambiti di applicazione.

Ma andrebbe trattato con delicatezza. Al lato opposto, troviamo chi disprezza totalmente l’idea che esistano rapporti di potere, e dice che sono discorsi falsi, da correttezza politica. Fra i due poli c’è il vuoto, non c’è spazio di approfondimento reale.

Venendo alla genitorialità, ai lati oscuri e alle ferite, è giusto chiedersi se esista un rapporto di potere fra genitori e figli. Di certo gli adulti possono condizionare i bambini. Ma esiste anche l’inevitabilità degli errori che i genitori fanno.

Esclusi i casi di violenza, stare bene con sé stessi significa capire che chi ci ha accudito da piccoli non è per forza buono o cattivo. È solo un essere umano traballante, come tutti, come noi. Capirlo richiede un processo lungo, difficile e non consolatorio.

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