La crisi più prevedibile del mondo – persino io avevo capito che sarebbe arrivato Draghi - ci ha regalato un'immagine che dice da sola il senso di una fine, di un'epoca che si chiude: il tavolino minuscolo ingombro di microfoni, in mezzo a Piazza Colonna (con preghiera di Casalino agli operatori di non inquadrare Palazzo Chigi perché “non è una cosa istituzionale”.

Non come le dirette su Facebook, insomma) dal quale Giuseppe Conte si è rivolto agli “amici” per ricordargli che sembra morto ma è solo svenuto.

Foto Mauro Scrobogna /LaPresse 04-02-2021 Roma, Italia Politica Crisi di Governo - Chigi Nella foto: il Presidente dimissionario Giuseppe Conte Photo Mauro Scrobogna /LaPresse February 04, 2021  Rome, Italy Politics Government Crisis - Chigi In the photo: the outgoing President Giuseppe Conte

Non era il parcheggio del vivaio dal quale Rudy Giuliani arringò il paese dopo la sconfitta di Trump, ma ha evocato subito il tavolo separato dei bambini, la “tavulella aspartata” di Io speriamo che me la cavo, titolo perfetto per la nuova avventura di questo avvocato-tecnico mai visto e sentito fino a pochissimo fa e che adesso insiste per un governo politico, ché mica vorremmo fidarci di questo scappato di casa chiamato Mario Draghi.

Un altro amico di Conte – amico vero, di Volturara Appula, non di transatlantico – ha detto a un cronista che Giuseppe è come Aldo Moro, in quanto entrambi pugliesi e in quanto «anche lui è stato tolto di mezzo perché cercava di fare qualcosa per gli italiani». Nell'acquedotto di Volturara Appula deve esserci chiaramente grande concentrazione di mitomania e di buon gusto.

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E comunque dal breve Discorso della Tavulella è apparso chiaro che Conte non ha alcuna intenzione di togliersi di mezzo, che si sente già padre nobile del Movimento al quale non è nemmeno iscritto, esattamente come Groucho Marx che non vorrebbe mai far parte di un club che accettasse soci come lui.

Del resto perché fare questa pazzia quando il Pd ha accolto le sue parole in ginocchio sui ceci, senza nemmeno dover fingere le consultazioni su Rousseau come timidamente aveva proposto Vito Crimi senza sapere che intanto Di Maio e gli altri si sono tutti trasferiti su Clubhouse a parlare male di lui.

Senza contare che finché non uscirà la sua autobiografia – purtroppo bloccata da questo stupido contrattempo – Rocco Casalino non permetterà mai alla sua star di ritirarsi a Volturara: una carriera politica tenuta in piedi dall'anticipo editoriale di un altro, nemmeno Renzi era arrivato a tanta crudeltà.

Renzi che dunque è passato da kamikaze-narcisista a messia perché ci ha liberato dagli Arcuri e dalle Azzoline consegnandoci a Draghi, dimostrando che in effetti si può fare il Rinascimento anche in Italia senza nemmeno smembrare persone e sacrificando i diritti di solo due donne.

Ed è effettivamente uno shock trovarsi di fronte a una persona qualificata (Draghi, no Renzi), uno senza primule né social, il cui unico imbarazzo – essere stato compagno di scuola di Giancarlo Magalli, come quest'ultimo non si stanca di ricordarci – non può essere nemmeno imputato a lui.

Certo, Mario Draghi ha un però un gravissimo problema, come hanno fatto subito notare i commentatori più montessoriani: Mario Draghi non è empatico. Che è in realtà un astuto messaggio in codice, un dog whistle, per «Mario Draghi non ci dà il reddito di cittadinanza né il cashback».

Per fortuna sulla piattaforma Rousseau c'è solo Crimi che cerca di inserire la password, altrimenti sai quanti fan dell'empatia si starebbero già mobilitando per assaltare Palazzo Chigi guidati da uno sciamano con le corna: uno straordinario Danilo Toninelli, finalmente capace di unire le sue più grandi passioni, la politica e lo sfoggio degli addominali. In bocca al lupo, professor Draghi.

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