Il progresso delle scienze della vita è rappresentabile in tanti modi, ma ciò che certamente non può essere omesso è che esso si deve a, uomini e donne diversi, spesso diversissimi, tutti reali anelli di una ininterrotta catena ideale. Identificare tra i tanti potenzialmente meritevoli quelli che meglio possono rivestire il simbolico ruolo di alfieri potrebbe essere tuttavia difficile. È come decidere tra decine di eccellenti atleti che devono partecipare ai giochi olimpici quello o quella che merita essere il portabandiera nella cerimonia inaugurale.

Mi ha certamente aiutato in questa riflessione l’aver recentemente scritto un saggio con il mio collega Giorgio Palù sul ruolo della virologia, la nostra disciplina, nella società moderna (Virosfera. Viaggio nella virologia, la più affascinante disciplina biomedica - La nave di Teseo).

Invenzioni, non scoperte

I primi due alfieri (scienziati) che cito, anche per evidenziare la diversità personale, nell’assoluta importanza di quello che entrambi hanno realizzato, sono due premi Nobel con alle spalle invenzioni (invenzioni, non scoperte!) di grandissimo valore medico e biologico. Si tratta di Gertrude (Trudy) Belle Elion e Kary Mullis, rispettivamente premio Nobel per la Medicina nel 1988 e Premio Nobel per la Chimica nel 1993.

Gertrude Elion ha avuto un percorso di vita che merita di essere conosciuto per comprendere come si sia formato un carattere così determinato in una persona di altrettanto grande valore. Unica laureata donna in chimica all’Università di New York nel 1941, dovette superare importanti ostacoli per avere accesso a una occupazione qualificata. Il primo lavoro che le venne proposto era di misurare il pH di maionese prodotta industrialmente. 

Dopo alcuni anni entrò alla Wellcome e nella divisione ricerca si fece subito valere. Farmaci come azatioprina (un immunosoppressore per prevenire il rigetto nel trapianto di rene), allopurinolo (un importante farmaco contro la gotta), la pirimetamina (contro la malaria e la toxoplasmosi), il cotrimossazolo (un antibiotico con un meccanismo d’azione allora innovativo) uscirono dal suo laboratorio. Ma quando si dedicò a sviluppare farmaci contro le infezioni virali si superò.

Comprendendo la somma difficoltà rappresentata dalla specificità d’azione (colpire ciò che è virale e non ciò che è dell’ospite) identificò una strada nuova per sviluppare inibitori virali che andò ben oltre le pur importantissime molecole identificate: il primo anti-herpetico per uso sistemico, acyclovir, e il primo farmaco contro HIV, l’AZT). Questo aspetto fu compreso bene dal comitato per il premio Nobel per la Medicina, che riconobbe l’importanza della sua opera nel 1988.

Kary Mullis si è definito in un libro autobiografico lo scienziato più eccentrico. Definizione abbastanza benevola, aggiungerei. Nello stesso libro ci dice che non avrebbe potuto arrivare alla sua invenzione (l’invenzione della reazione polimerasica a catena, PCR, una tecnica per amplificare esponenzialmente una sequenza di acido nucleico) senza l’assunzione di LSD. Poi giurò di essere stato rapito da un gruppo di alieni una notte nel deserto della California. Infine, fu uno dei più accesi negazionisti di fronte all’evidenza che il virus HIV fosse la causa dell’AIDS.

Malgrado tutte queste eccentricità, continuando a usare il suo lessico, non può non essere riconosciuto che la sua invenzione per l’amplificazione di sequenza di acidi nucleici, non sia stata d’importanza straordinaria nel progresso di tutte le scienze biologiche e mediche. Quindi un singolare (eccentrico!) alfiere, ma degno a tutti gli effetti di essere considerato un rappresentante ufficiale. Premio Nobel per la chimica nel 1993.

Il passato che insegna

Il progresso può anche derivare anche da una ispirazione che viene dal passato. Lo ha testimoniato Harald Zur Hausen, premio Nobel per la Medicina nel 2008 per la scoperta del ruolo oncogeno dei papillomavirus e per lo sviluppo del vaccino contro questi virus.  Un medico di Asiago, Domenico Rigoni-Stern (antenato dello scrittore Mario), a metà dell’800 aveva descritto con metodo scientifico che il cancro del collo dell’utero sembrava legato all’attività sessuale (era sostanzialmente assente nelle suore di clausura), mentre quello del seno era più frequente nelle donne che non avevano avuto gravidanze.

Questa osservazione venne successivamente suffragata dalla scoperta che tra i tanti papillomavirus che infettano la cute e le mucose umane, alcuni hanno un elevato potere oncogeno. Da questi studi fu possibile sviluppare il vaccino che può prevenire una forma di cancro che colpisce 500.000 donne all’anno nel mondo.

I vaccini a mRNA

Infine arriviamo ai difficili giorni che stiamo vivendo. Quanto hanno pesato sulla vittoria vaccinale contro SARS-CoV-2 non solo l’intelligenza, ma anche la tenacia e la fiducia nelle proprie possibilità?  Katalin Karicò è la persona cui si deve maggiormente  lo sviluppo dei vaccini a mRNA. Questa dottoressa di origine ungherese può essere a tutti gli effetti un nostro alfiere delle scienze della vita. Dopo un inizio nel suo paese subito dopo la laurea in chimica, a causa di restrizioni dei finanziamenti alla sua ricerca sull’RNA, si trasferì negli Stati Uniti.

Qui non ebbe giorni facili, sia perché l’uso di RNA veniva visto con diffidenza (non erano ancora stati risolti problemi di trasporto nelle cellule e della stimolazione dell’immunità innata), sia perché la sua stessa Università evitò di appoggiarla e la demansionò. Katalin non si diede per vinta, superò le difficoltà tecniche nella somministrazione di RNA in vivo, inventò un metodo per generare un RNA che non innescasse le reazioni negative che venivano osservate e consentì lo sviluppo di una serie di trial clinici in infettivologia e oncologia (neoplasie che rispondono alla immunoterapia). Quindi il ruolo degli studi di Katalin Karicò nelle scienze della vita va anche molto oltre il pur importante successo che la vaccinazione contro SARS-CoV-2 ci sta portando.


Massimo Clementi è uno dei protagonisti dell’evento “La velocità delle arti. La Scienza”, in programma martedì 29 giugno alla Milanesiana, ideata e diretta da Elisabetta Sgarbi (Bmw Milano Urban Store, ore 18). Insieme a lui, ci saranno anche Eliana Liotta, Fabrizio Gatti e Gianpaolo Donzelli, introduce Sara Chiappori, interviene Massimiliano Di Silvestre. L’appuntamento sarà visibile anche in streaming sui canali della Milanesiana. 

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